Apri gli occhi...

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Entrammo nella mensa, preceduti da Gatzby. Ci accomodammo a un tavolo e dopo qualche minuto arrivò una cameriera in abito serio e formale per prendere le ordinazioni. Chiedemmo solo cinque caffè, che la cameriera annotò sul suo blocchetto prima di dirigersi dietro al bancone. Intorno a noi c'era qualche scienziato o ricercatore, indaffarati con i loro appunti. Mi guardai un pò intorno. L'ambiente era molto spoglio e antisettico. L'unica decorazione era una pianta da vaso dalle foglie larghe e di un verde un pò opaco, che stava in un angolo della stanza. Notai con grande sorpresa che non c'erano uscite di sicurezza o indicazioni per altri laboratori. In effetti non c'erano altre porte se non quelle che conducevano alla stanza nella quale ci eravamo svegliati. La cameriera ci portò i caffe e tornò dietro al bancone. Sulla tazzina non c'era scritto niente. Era un peccato, essendo abituato a vedere sgargianti scritte colorate che riportavano la marca produttrice delle tazzine. -Ragazzi, è stata un'esperienza davvero assurda- iniziò Hanna -Quasi peggio del sogno del treno-. Sogno del treno? Non me lo ricordavo... -Che cosa intendi?- chiesi. -Pensa che qualche giorno fà avevo fatto un sogno in cui il mio ragazzo, un certo Malcolm, per poco non veniva investito da un treno. Poi mi svegliavo, scoprendo che quello era a sua volta un sogno, e tentavo il suicidio. Mai fatto un sogno più assurdo ahah!- Già, assurdo...assurdo...in effetti in tutta quella situazione c'era qualcosa di assurdo... Possibile che non ci siano uscite d'emergenza in un sofisticato laboratorio pieno di attrezzatura sperimentale? Alzai lo sguardo verso il bancone e mi accorsi che non c'era nessuna macchinetta del caffè. In effetti non c'era proprio niente! E gli scienziati? Erano vestiti tutti allo stesso identico modo, e avevano lo stesso volto: quello di Gatzby. Il cuore cominciò a martellare furiosamente. Mi toccai la fronte. Sudavo freddo. Era tutto assurdo. All'improvviso il dottore si girò verso di me. -Cosa c'è? Va tutto bene? Sei davvero pallido...-. Dovevo andarmene. -Sì, non mi sento molto bene...c'è un'infermeria?- -Certo, di là- e indicò una porta in un punto che fino a un secondo prima era una semplice parete di metallo. Un impulso mi arrivò al cervello. Corri. E così feci: cominciai a correre e spalancai la porta dell'infermeria. Mi trovai davanti Gatzby. Sorrideva. -Posso fare qualcosa per te?- Notai che in mano aveva una siringa. Ebbi un breve giramento di testa e quando mi riebbi lo scienziato mi stava venendo incontro con fare minaccioso. Cercò di infilarmi la siringa nel braccio ma mi scansai, presi un bisturi dal tavolino e, in un gesto dettato dalla paura e dalla disperazione, lo piantai nel collo di Gatzby.

Mi svegliai in una stanza d'ospedale. Ero circondato da strani macchinari e dietro di me c'era un lettino. In mano avevo un bisturi sanguinante. C'era un uomo con un camice steso a terra, in una pozza di sangue. Probabilmente era morto. Di Gatzby non c'era traccia.


Ok. Questa è quella che si dice una "svolta drastica". Forse qualcuno se l'aspettava. Forse no. Forse qualcuno ha sperato fino all'ultimo che Gatzby fosse morto. Chi lo sà. Ora devo andare. Mi sono trovato un bisturi sporco di sangue in camera e ho un cadavere da seppellire. Al prossimo racconto.

20 Racconti di fantascienza mai raccontatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora