A tempo debito

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  «Ragazzi, mi servirebbe una mano, davvero!» I colpi sfrecciavano sulla testa di Hanna incessantemente, mentre lei cercava di disinnescare un'ordigno nucleare rubato dall'ennesimo viaggiatore del tempo con intenti criminosi. «Jacob, ordini?» Accesi la radio. «James, Maxwell, passate per il corridoio di destra. Ross, crea un elemento di distrazione da sinistra.» Ross fece come avevo detto, piazzò un esplosivo a detonazione ritardata e innescò un timer di 5 secondi. Appena il tempo di mettersi al sicuro. I tre mercenari si girarono verso l'esplosione e vennero presi di sorpresa da James e Maxwell. I corpi, pieni di fori e ridotti a degli scolapasta, rimasero lì. Hanna uscì dal buco in cui si era "nascosta" mentre disinnescava la bomba. «La prossima volta sotto il fuoco nemico ci vai te» disse guardando storto Ross. «E dai, non potevo sapere di un secondo allarme!» Lo sguardo contrariato della ragazza fece intendere a Ross che non c'era giustificazione che tenesse. «Suvvia, bambini, non litigate. L'importante è che stiamo tutti bene.» Uscimmo all'esterno dell'edificio dove il solito fascio di luce del teletrasporto ci investì in pieno. 

  «Wow, questa storia è in assoluto la migliore che tu mi abbia mai raccontato!» disse felice un bambino di appena 9 anni. «Vero, eh?» «Ma tu e la mamma siete stati davvero in tutte queste missione iper-pericolose con i viaggi nel tempo e le super-armi?» chiese, al massimo della curiosità, mettendosi in ginocchio sul letto. «Beh, purtroppo no. Abbiamo una piccola peste che, anche se volessimo, non ci permetterebbe di vivere una vita così.» «Ehy! Non sono una piccola peste! Sono un super agente! PUM PUM BAM!» Jacob rise di gusto alla simpatica interpretazione del figlio. «Va bene, va bene. Ora però devi andare a dormire.» Mise il pargoletto sotto le coperte, e stava per andarsene quando sentì ancora la sua voce, un po' affievolita dal sonno «Papà...» «Dimmi, piccolo.»«Da grande sarò un super agente come quello delle tue storie...» Detto questo crollò nel magico mondo dei sogni infantili. «Sì, è probabile...» disse Jacob, a bassa voce, più a se stesso che al figlio. Hanna lo aspettava appena fuori dalla porta, sorrideva. «Guarda, Jack, che prima o poi dovrai dirglielo.» «Cosa? Oh Dio, no...pensavo che gli avresti fatto tu Il Discorso...» «Ma non quello, scemo!» rispose lei ridendo. Il sorriso di quella ragazza era solo uno dei tanti motivi per cui l'aveva sposata. «Parlo della verità su noi due...e James. E Ross. E Max.» «Hanna, è troppo piccolo ancora, è un bambino...» «Certo, non dico che devi dirglielo ora ma...prima o poi dovremo dirgli la verità...» Jacob prese fra le mani il viso della moglie e la guardò negli occhi, lucidi e profondi. «Che c'è che no va?» «Solo che...ho paura di quello che succederà... Prima o poi dovremo dirgli tutto e portarlo con noi, avanti di decenni...tutto così diverso, così pericoloso...» «Ed è per questo che dobbiamo aspettare prima di dirglielo. E' ancora troppo piccolo per affrontare criminali temporali e super-tecnologie...» «Ma anche quando sarà grande...non sarà troppo pericoloso per lui? E se gli succedesse qualcosa? Io non...» «Hanna, è troppo pericoloso anche per noi. Funziona così. E lasciarlo qui non lo preserva da ciò che può viaggiare nel tempo, ma serve solo a non dargli i mezzi per difendersi. Abbiamo accettato quel lavoro per rendere il mondo un posto più sicuro, e lui farà lo stesso proprio come noi, se non meglio di noi. Ricordati che nelle sue vene scorre il sangue di due agenti speciali. E l'addestramento del DIRT fa miracoli. Sarà un ragazzo forte e coraggioso. Ho più paura per me che per lui.» concluse ridendo. Hanna parve un po' risollevata, ma non troppo. «Cresce così in fretta...presto non sarà più il nostro piccolo Michael...» «No, infatti» rispose il marito, sorridendo «sarà un Michael così cazzuto da fare a pezzi Ross e James messi insieme!» Hanna rise, e finalmente parve tranquillizzarsi. «Forse hai ragione. Mi preoccupo troppo...» «Nostro figlio avrà la possibilità di fare cose grandiose, Hanna. Salverà il mondo...non so, una o due volte a settimana!» Lei si immaginò suo figlio sui giornali di tutto il pianeta. Poi si ricordò che quel lavoro dava tutto meno che notorietà, data la sua natura. «Credimi» continuò lui «Non desidera altro, e lo sai bene. Sogna continuamente di fare l'agente segreto. Quel piccoletto ce l'ha nel sangue. Ma dobbiamo aspettare. E non dobbiamo avere paura di esporlo troppo a cose che, secondo noi, non può capire.» «Quindi...quando glie lo diremo?» «A tempo debito, tesoro, a tempo debito.» Andarono in camera da letto e dormirono profondamente. 

20 Racconti di fantascienza mai raccontatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora