Capitolo 4

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Pov Alfred

Prendo la giacca, stringo tra le mie mani una cartelletta ed esco dall'ufficio, lasciandolo da solo.
Cammino con tutti gli sguardi puntati addosso. Sono abituato.
La ragazza che ci ha disturbati prima, mi segue a manetta. Vorrei così tanto voltarmi e corre da Arthur, abbracciarlo e stringerlo a me. Ma lui non mi ama, ed io devo smetterla di amarlo.
L'autista ci aspetta affianco alla macchina. Cammino verso di lui e per rispetto si leva il cappello. Per ricambiare il saluto, chino di poco il capo per poi salire in macchina. L'autista, munito di guanti bianchi, apre la portiera alla donzella, che sarebbe salita affianco a me.
Una volta salita appoggia il blocco appunti sulle gambe, mentre fa passare le mani sotto le gambe, per sistemare la gonna. La osservo con la coda dell'occhio.
C'è una piccola parte di me che vorrebbe appoggiare le mani sulle sue cosce, farla rabbrividire, farla diventare pallida e subito dopo rossa. Ma c'è anche un'altra parte di me, che nega questo permesso. Nega di volerla toccare, nega di voler provare ad andare a letto con lei, nega di guardala, perché io ho già qualcuno d'altro da toccare, osservare e con cui dovrei andare a letto.
La mia mano destra si posa sulla sua gonna, ormai corta per essersi seduta. Diventa subito rossa. Ed ecco ora, che esce la mia seconda parte: il santo. Gli sistemo la gonna con le dita, facendo coprire le cosce che dopo tutto mi davano fastidio, mentre lei osserva le mie dita. Mi faccio schifo da solo.

Arrivati a destinazione, la ragazza scende prima di me, per poi lasciarmi il campo libero per uscire. Se lei esce prima di me, come posso fare il gentiluomo? Mi trattengo nel non urlargli contro. Ci dirigiamo verso l'edificio dove si sarebbe tenuto il quarto meeting dell'anno.
Non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello di prenotare un hotel per noi due. Entravamo, avremo svolto il meeting e ce ne saremo tornati a casa. Niente di più semplice e niente di più facile.
Ma nonostante tutto, tra la mia scrivania ho trovato giornali di hotel nelle vicinanze.
Sospiro al ricordo, mentre ci avviamo verso la stanza del meeting.
Come mi aveva detto Arthur, ho cercato di farmi amici alcuni dei miei colleghi e con mia grande sorpresa, riusciamo a parlarci anche fuori dal lavoro.
Entro nella sala e con lo sguardo cerco uno dei miei amici.
«Ah! Alfred!»
Ad attirare la mia attenzione, è la voce di Mathias, uno dei miei grandi amici. Lo raggiungo, dimenticandomi di essere in compagnia di una ragazza e quindi, la lascio da sola in mezzo a tutta la gente.
«Mathias! Ciao Lukas!»
Affianco a lui, come sempre, c'è il suo assistente Lukas. Un tipetto abbastanza strambalo.
Ci sediamo vicini, mentre disgustiamo del più e del meno. Ovviamente nel meno, c'è anche Arthur.
«Allora? Come va col tuo assistente preferito?» Cerca di scherzare, ma sa benissimo anche lui che l'argomento è più che serio.
«Licenziamento.» Gioco con una penna, mentre finisco la frase prima che mi interrompa. «Si licenzia dalla azienda attuale, per andare in un'altra, per evitarmi. Capisci no?»
Mi guarda quasi confuso, come se stesse sperando che le parole che ho detto, siano tutte uno scherzo.
«A-Ahahah...» Ride quasi nervoso, ma poi mi guarda e la sua espressione cambia «Non gli hai firmato il licenziamento, vero!?»
Scuoto la testa per negare, mentre lui tira un sospiro di sollievo.
Purtroppo non possiamo proseguire l'argomento, siccome sono arrivati tutti gli invitati. Ci prestiamo ad ascoltare il meeting.

«Quindi? Come agirai?»
Il meeting si era concluso da qualche minuto e per non lasciare il discorso a metà, decidiamo di andarci a prendere un caffè da soli. Senza Lukas e senza la ragazza, di cui tra l'altro, non ne sono il nome. Deve avermelo detto, ma l'ho rimosso...
«Non ne ho la più pallida idea, infondo non è più mio...»
Senza rendermene conto, la mia espressione cambia drasticamente. Non riesco più a contenermi come una volta.
«Oh andiamo amico! Non far così, troveremo una soluzione insieme!»
Mathias sa dei miei problemi, sa qualsiasi cosa che sia sul mio conto. All'inizio non volevo, non ero pronto per lasciarmi andare ad un'altra persona, ma lo feci e non me ne pento affatto.
Nonostante tutto, Mathias, non si è mai voltato da un'altra parte per evitare qualunque mio problema. Anzi, è sempre rimasto affianco a me, sia in presenza fisics o sia tramite telefono.

Dopo che abbiamo preso questo caffè insieme, ci dirigiamo verso le nostre rispettive auto, ma non prima di non esserci salutati con un abbraccio.
Ormai si sta facendo buio e i miei occhi non riescono a rimanere aperti. Mi concedo il piacere di far un piccolo riposino, prima di tornare a New York.
«Svegliatemi quando siamo arrivati...»
«Come volete.» La ragazza accanto a me sembra stanca dalla voce si può capire.
«Prima di addormentarmi, come vi chiamate signorina?...»
«Alice, signore.»
Questo nome non mi è nuovo. Ancora prima di riuscir a rispondergli, ero crollato nel mondo dei sogni...




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SIGNORI, TUTTO SI STA RITORCENDO. TUTTO CONTRO ALFRED. RIPETO, TUTTO CONTRO ALFRED. 
E niente, se siete dei fan (VERI FAN!) di questa storia, vi ricorderete che questa ragazza, è già apparsa nel libro precedente. Eheheheh non posso sempre dirvi tutto! SU!
Vi lascio alla vostra immaginazione e alle vostre ricerche (che so per certo che andrete a rileggervi i primi capitoli del primo libro. VI TENGO D'OCCHIO.) 
E niente, succederanno casini su casini, proprio come volevo io. ehehehe *scompare*

P.S: Alla fine pensavo di averlo caricato alle 16 circa oggi pomeriggio, ma a quanto pare no. im a baka!

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