Capitolo 13

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Pov Alfred

È da un giorno intero che Arthur non si presenta in ufficio e, contando la sceneggiata di ieri, dubito che si ripresenterà fra pochi giorni. Ho preso coraggio e ho fatto la prima mossa io.
Stamane, prima di arrivare in ufficio, andai da un mio amico fioraio (amico di famiglia, per la precisione) e gli chiesi di portare all'indirizzo di Arthur le rose più che belle che avesse. Non ho pagato molto, per via dell'amicizia che c'è tra lui e Matthew, mio fratello.
Dopo che entrai nell'edificio, presi altrettanto coraggio per chiamare Amelia. La dovevo lasciare, lo dovevo fare per Arthur.
Ho passato così tanto tempo con Arthur e tante emozioni che pensavo non esistessero hanno preso il controllo del mio corpo, facendomi fare scelte sbagliate e anche giuste. Ma ho fatto tutto questo per Arthur, perché lo amo e non riesco ad immaginarmi un futuro senza di lui.
Sarò difficile rinstaurare un rapporto con Arthur, ma se lui me lo permette, gli farò vedere quanto il mio cuore è pieno di amore nei suoi confronti. Nemmeno nell'età dell'adolescenza ho provato un amore così per una persona. Potrei chiamarlo primo amore il mio, solo un po' in ritardo con i tempi.
«Mi hai chiamato tesoro?»
Appena entrai nell'ufficio, chiamai immediatamente Amelia e con il suo solito ritardo, arriva mezz'ora dopo l'orario prestabilito.
«Ti prego, siediti.»
Con un piccolo cenno di mano gli indico la sedia davanti a me. Dopo che si sistema la gonna assai corta, si siede di fronte a me. Se non chiarisco questa situazione ora, non potrò farlo in futuro. In futuro dovrò pensare solo ed esclusivamente ad Arthur.
«Ascoltami, sono sicuro che tu sei a conoscenza del patto che ho fatto con la tua amica, Alice, no?»
Con un piccolo cenno di capo, lei, risponde. Faccio così paura? Cerco di cambiare espressione per non farla scappare via durante il discorso e quindi rimandare il tutto.
«Potevi intuire che non ero più innamorato di te, no?»
Non tolgo lo sguardo su di lei, non devo farmela scappare.
«Lo so, ma non potevo lasciarti andare con Arthur! So che state insieme e non lo tollero!»
Cerco di mantenermi calmo, non posso permettermi di perdere la pazienza proprio ora. Sistemo gli occhiali con un dito, mentre rimango a fissare come la sua espressione da cane bastonato fosse cambiata in cupa e fredda.
Ammettiamolo, a lei non importava il mio amore, a lei importava vantarsi di quanto ero bravo a letto e di come poteva sfottermi le carte di credito. Succede sempre così.
«Allora ascolta, perché non lo ripeto per due volte!» Rimango indifferente dal suo sguardo provocatorio, ho visto di peggio. «Per prima cosa, io amo Arthur e di sicuro lui non si vanta di me. Mi ama per quello che sono e non per la carta di credito!»
Inizia a sembrare quasi spaventata dal mio tono di voce. Allora proseguo più veloce per non farmela scappare proprio ora.
«E secondo, non voglio che tu ti intrometta mai più nella mia vita o quella di Arthur.» do una leggera spinta all'indietro con la sedia per appoggiare i piedi sulla scrivania «E questo dillo anche alla tua amica.»
Dopo qualche secondo di silenzio, si alza e esce dall'ufficio, come se nulla fosse successo.
Poco dopo anche io mi ammorbidisco e mi lascio andare a un lungo sospiro. Non ero così tanto duro da mesi.
Quando mi sono lasciato con Arthur, ho provato a tornare come quello di prima, ma ero sicuro che qualcosa non sarebbe mai tornato come prima. Ormai diventai meno aggressivo, iniziai a parlare con più persone senza perdere l'autocontrollo e smisi di prendere le pasticche per la depressione. Eh già, prima di conoscere a fondo Arthur, io, ero sotto depressione e non potevo fare a meno di pasticche che tenevano a freno i miei nervi. Diciamo che dovevano servire anche per autocontrollo, ma poco servivano se le pasticche erano nascoste in ufficio e io ero dall'altra parte della nazione.
«Capo?»
Ormai immerso nei miei pensieri, non sentì neanche che Antonio fosse entrato in ufficio.
«Eh? Oh, Carriedo, siediti pure, che cosa ti serve?»
Sono vulnerabile, lo vedono tutti. Non voglio farmi vedere debole dalle persone che in futuro potrebbero ricattarmi in qualsiasi modo. Ma credo che con Antonio non possa che lasciarmi andare e mostrarmi per quello che sono: debole.
«State bene?»
Come d'ordine, si siede davanti a me, mentre appoggia dei fogli sulla scrivania. Devono essere quelli che ho richiesto prima.
«Francamente? No, mi manca Arthur.» sospiro per poi riprendere «Gli ho mandato delle rose sperando in un eventuale perdono. Ma a quanto pare niente...»
«Anche voi meritate un giorno di pausa.» esprime, stranamente, i suoi pensieri per poi concludere con una proposta «Andate a casa sua e chiaritevi, prendo io il vostro posto... e parlerò io con Romano!»
Lo guardo con occhi sgranati. Nonostante il suo ragazzo odia il rapporto mio e di Arthur, Antonio, vuole farci mettere insieme.
«Eppure il tuo ragazzo mi odia.» rispondo io.
«Vi odia, sì, ma non si rende conto di quanto rendete felice Arthur anche con piccolissime cose!» controbatte, infine, Antonio.
Dopo che ci sono stati pochi secondi di silenzio, mi alzo dalla sedia e prendo il mio capotto. È la mia occasione e non me la farò scappare. Ringrazio Antonio e poi corro fuori dall'ufficio.
Lascio da parte l'ascensore, ci metterebbe troppo, decido di correre giù per le scale, mentre infilo le braccia dentro le maniche del capotto. Sistemo il coletto e corro più veloce giù dalle scale.
Sembrerà strano agli occhi degli altri. Vedere Alfred che corre per le scale andando chissà dove per incontrare chissà chi di così importante. Tutti devono vedere quanto sono cambiato grazie ad Arthur e di sicuro non mi metterò a nascondere, dopo tutto quello ch'è successo, che amo alla follia Arthur.
Esco dall'edificio e il tempo mi ricade contro. Inizia a piovere e con me non ho un ombrello.
Non penso neanche a quale influenza possa venirmi se corro sotto questa pioggia, ma poco mi importa, non prenderò la macchina solamente per ritardare quello che le mie gambe possono fare.
Supero qualche passante che viene contro mano e solo dopo aver sorpassato l'ennesima persona, in lontananza, vedo qualcosa che mai prima d'ora mi sarei aspettato. Arthur, che corre verso di me.
Quasi d'impulso mi fermo per vederlo arrivare in tutta la sua bellezza.
«D-Dove stai andando?...»
Con tutta la corsa che si è fatto, il fiatone è a norma di legge. Lo guardo mentre cerca di riprendere fiato. Un leggero sorriso mi spunta sulle labbra. Sono follemente innamorato di questo ragazzo.
«Stavo venendo da te... Sai, non potevo aspettarti per tutto quel tempo...»
Decido di stuzzicarlo un po', per vedere fin dove arriva. Lui, di risposta, si rimette composto e mi guarda dritto negli occhi.
«Se era vero amore, avresti aspettato anche per cento anni ancora.»
Il fiatone che aveva fino ad adesso è totalmente scomparso e al suo posto è subentrata la grinta.
«È vero amore secondo te?» chiedo al mio interlocutore.
Non c'è nemmeno il tempo materiale per fermarci. Arthur è determinato più che mai e non sarò di certo io a fermarlo. Si avvicina a passi decisi verso di me e dopo avermi afferrato la mano, pronuncia le parole che avrei sempre voluto sentire dalla sua bocca.
«Certo ch'è vero amore. Ci si prende, ci si lascia e ci si riprende per paura di perdersi ancora. In amore, tutto è lecito.»
Un sorriso ampio si forma sulle mie labbra e grazie alla mano lo tiro a me, avvolgendo questo corpicino tra le mie braccia.
Non importa quanto piova o le malelingue della gente, io amo questo uomo e affronterò di tutto per tenerlo sempre vicino a me.
«E tu? Tu mi ami?» chiede lui.
«Non dovresti neanche domandartelo.» sorrido mentre appoggio le mie mani bagnate sulle sue guance altrettanto bagnate. «Sei il mio primo amore...»
Finalmente rivedo il suo sorriso luminoso sulle sue labbra. Dopo averlo contemplato per troppo tempo, gli lascio un delicato bacio sulle labbra.
«Che dici di tornare a casa?» ridacchio
«Dico ch'è un'ottima idea!» ride quasi di gusto.
Lo sollevo di peso e ci avviamo verso casa sua. Ci aspetterà una notte molto intensa...











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AVEVO DETTO CHE IL CAPITOLO 13 ERA IL FULCRO DI TUTTO!? Ecco...

*voce modi presentatrice* ecco a voi un bellissimo capitolo composto da 1372 parole, credo, che sia un rarissimo capitolo lungo.
SICCOME! Alfred e Arthur ora stanno insieme, nel capitolo 14, volete un bel pov Ivan?
Visto che ho dedicato interamente questo libro ai protagonisti, lasciando in un angolo i cooprotagonisti, ho deciso che negli ultimi capitoli rimedierò.
Aspettate, ho detto ultimi capitoli!?- EMH SI, sta per finire anche questo libro... eh già! Anche questa avventura si sta per concludere. ;u;
MA NON PIANGETE! Ho una sorpresa per tutti voi! eue

(Volevo pubblicare il capitolo martedì, ma non sono così malvagia!🖤)

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