CAPITOLO 2

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"da quando mi confondi un cacciavitea stella con il cacciavite a taglio?"

Il nonno, seduto su un piccolo e bassosgabello, aveva smesso di guardare il motore dell'ambulanza chestava sistemando e la fissò.

Lea si guardava intorno, trovandosi asuo agio con le chiazze d'olio sul pavimento e tutto il ciarpamemetallico messo alla rinfusa in scatole di cartone disseminate pertutta l'officina.

Quel posto era stata la sua secondacasa da sempre, era li che lei veniva quando non sapeva dove andare.

"scusa, ero assorta."

"e a che pensi di tanto importanteper fare un errore tanto grave?"

La guardò, scherzoso, mentre prendevail cacciavite che le porgeva.

Non ebbe neanche il tempo di pensare ache rispondere che, da dietro le sue spalle, giunse una voce profondachiamare il nome del nonno.

"Hans, sono arrivati i pezzi diricambio per quel vecchio motore che avevi ordinato settimane fa".

Dalla porticina sul retrò comparveOliver, o meglio due enormi scatoloni e i piedi del ragazzo checalzavano in un paio di stivali verdi bottiglia rovinati.

Nonostante sembrassero molto pesantilui li teneva saldamente prima di appoggiarle sul piccolo escricchiolante tavolo da lavoro.

"oh, ei scricciolo".

Le rivolse un ampio sorriso e le dieteun buffetto sulla guancia.

Oliver era un ragazzo di poco più divent'anni che aiutava il nonno in officina da ormai un paio d'anni.

"Ei Olly."

"che faccino mogio, un altrovotaccio?"

"quattro in algebra", fece eco ilnonno, senza neanche alzare la testa dal cofano aperto dellamacchina.

"mamma ti chiama solo per dirti ivoti brutti eh?", borbottò lei, torturando un ciocca di capellicon le dita.

"no, non è questo, comunque."

Il ragazzo si mise davanti a lei e,dopo una rapida occhiata, sorrise compiaciuto.

"ha la faccia da delusione amorosa,la riconoscerei ovunque quell'espressione! Allora, Clarence ti hafatto arrabbiare?"

" Clarence? che nome vittoriano!"

"sai che io ho l'animo antico."

La ragazza buttò l'occhio sul nonno,che pareva non calcolarli minimamente.

"Corey è la solita...", le parolele si fermarono in gola.

La solita delusione.

"è solo che lui sembra sempre lostesso e io non credo di esserlo, invece."

Fu in quel momento che la testa grigiadel nonno si alzò per rivolgerle un sorriso gentile.

Per un secondo la ragazza sentì tuttoil peso che aveva sulle spalle dissolversi e diventare solo unanuvoletta fastidiosa.

"Se pianti un ciliegio crescerà unalbero di ciliege, non di pesche."

Aspettandosi altro, lei lo guardòancora, ma da lui solo il silenzio.

Il nonno aveva un numero infinito difrasi saggieo aneddoti che parevano prese da libri di citazioni diguru spirituali cinesi, raramente Lea capiva il fondo di quelleaffermazioni.

"oppure potresti dirmi semplicemente cosa devo fare, così vinciamo tutti! Puoi pure usare metafore sualberi da frutto se ti mette più a tuo agio!"

Lei gli regalò un piccolo sorrisoimpacciati e si strinse nelle spalle appena lui le rispose con la suatipica risata rauca e fragorosa.

Si alzò dal piccolo sgabello e si miseaccanto a lei, appoggiata al muro.

Le prese la testa nelle grandi manirugose e rovinate dai tanti anni di lavoro manuale e le accarezzò lacandida guancia lentigginosa.

"hai gli occhi color miele comequelli di Muriel."

Il suo sorriso era malinconico, lo erasempre quando parlava di lei.

"se tu l'avessi conosciuta...eravatecosì simili , piccola mia."

Lei esitò un attimo prima dirispondere; aveva sempre l'impressione di avere troppo poco tattoper parlare dei defunti, soprattutto di sua nonna.

"io lo chiedo a mamma ma lei non mene parla mai."

"tua madre e tua nonna erano tantodiverse, tua nonna era un'aquila nel corpo di un fiore di campo,era forte e tenace."

Quel discorso lo aveva sentito moltevolte, e ancora non avevo capito come lei potesse assomiglia a suanonna se lei era stata così tanto decisa nelle sue scelte di vita.

"tua madre è più rigida, menotrasparente."

"questo è poco ma sicuro", ilborbottio della nipote gli fece fare un piccolo sguardo dirimprovero, ma si concesse un lieve sorriso prima di girarsi etornare a lavoro.

Oliver, che si era allontanato per dareprivaci ai due, smontava dei pezzi che parevano di una vecchia automalandata e li metteva senza un ordine preciso negli scatoloni.

"tu, nessuna di speciale?"

Lui le rivolse un'occhiata rapidaprima di risponderle.

"te l'ho detto, sono un animoantico, non ho trovato ancora la pulzella che farà sbocciare ilfiore dell'amore nel mio cuore".

"altro che Shakespeare!"

La sonora risata di lei contagiò anchelui, che quasi fece cadere a terra una vecchia marmitta.

E dopo altro silenzio, che la sorpresecon un carico di pensieri che lei non sapeva più dove mettere.

Se avesse potuto li avrebbe presi esbattuti in quelle scatole di ferri vecchi, lasciandoli li comeoggetti privi di un luogo e di un proprietario.

Quando i suoi occhi dorati iniziarono avagare nuovamente per la stanza si appoggiarono sull'orologio chesegnava le sette.

"maledizione, è tardi."

Si scostò dal muro, raccolse da terralo zaino e, dopo un cenno con la mano a Oliver e un bacio repentinosulla guancia nonno, uscì; diretta alla più vicina stazione dellametropolitana.

Quando era sul vialetto sentì il nonnogridare "ciliegie, non pesche!"

E, mentre sfrecciava sul marciapiedeevitando le pozzanghere, si chiese ancora una volta che cose volessedire.


CIAO RAGAZZI!

questi sono i primi due capitoli della mia storia "underground".

spero tanto vi piaccia e chiedo a tutti voi di pubblicizzarla alle persone vostre amiche a cui potrebbe piacere!

Se leggerete in almeno 5 persone pubblicherò anche il 3 capitolo!

un bacio e un mega grazie a tutti quelli che mi aiuteranno a diffondere la mia storia, per me è davvero importante!

buona lettura :)

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