CAPITOLO 14

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Dopo la giornata passata insieme Lea si trovò a frugare nell'armadio in cerca di qualcosa da mettersi.

Cercando nella parte dell'armadio dedicata alle "gradi occasioni"si rese conto che non andava a una festa da un bel po' di tempo; non era mai stata tipo da feste in casa, o sicuramente non a quelle organizzate da amici e amiche di Corey.

L'attenzione tornò al vestito rosso che aveva in mano.

Troppo rosso per me, disse tra se e se,dandosi un'occhiata allo specchio.

Quello nero era troppo formale, quello verde era senza maniche, e faceva troppo freddo per metterlo.

Alla fine optò per quello blu elettrico; sbarazzino ma di classe.

Sua mamma diceva sempre che quei colori così accesi bisognava saperli portare e le diceva la stessa cosa quando, da piccola, aveva avuto il periodo più tosto di avversità per i suoi capelli.

"sembro una streghetta." diceva sempre lei, singhiozzando, eJulia la prendeva in braccio e le faceva le trecce.

Le piacevano le trecce; compattavano i capelli e li rendevano meno visibile della sua chioma disordinata.

E poi adorava avere i fiocchetti in testa.

Si truccò un po' prima di uscire e dirigersi alla metropolitana.

La musica nelle orecchie e la testa in subbuglio; situazione per lei tanto quotidiana da sembrare inquietante.

Si sedette e puntò lo sguardo fisso davanti a se; lui non c'era

Per un attimo le sarebbe piaciuto sapere i suoi orari, oppure avere un segnale per poterlo richiamare li nell'esatto istante in qui c'era anche lei.

Ebbe un'ondata di consapevolezza che la spinse a pensare che quel ragazzo, il suo sguardo e il suo essere presente per lei, anche se in quello strano modo, la facessero sempre pensare più positivo.

Era come se, ogni volta che rischiava di scivolare, qualcosa la tenesse più stabile e con i piedi per terra; e quella cosa, strano ma vero, era lui.

Era una cosa bizzarra, se ne rendeva conto, eppure in quel momento la faceva sentire più stabile, più leggera, più....

felice?

La metro passò e lei salì di fretta; voleva solo arrivare e togliersi il pensiero.


Il baccano della festa era percepibile da isolati di distanza, tanto che Lea si chiese se questa ragazza avesse dei vicini.

Arrivata notò l'enorme casa e la quantità di persone che entravano ed uscivano dalla porta; alcuni diretti in giardino per fumarsi una sigaretta e chiacchierare e altri per....fare pipì?

Una fila di ragazzi faceva pipì nelle aiuole di petunie nel giardino, e Lea non poté fare a meno di dirsi che se fosse successo a lei sua madre l'avrebbe ammazzata per molto meno.

Attraversò il giardino velocementeper dirigersi dentro.

Il chiacchiericcio, le urla e le risate superavano il volume della  musica; c'erano gruppetti di gente ovunque.

Ragazzi che pomiciavano sui divani, gruppetti di ragazze che siguardavano in giro ridacchiando di chissà cosa, birre e bicchieriche giravano di mano in mano, su credenze, tavolini, mensole....

Era solo all'ingresso e già l'aspettativa di fare un altro passo la nauseava; era questo che nel mondo si pensava facessero i ragazzini americani ogni sabato sera? Sperava di no!

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