CAPITOLO 4

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La sveglia suonò e lei tirò delle manate al comodino, cercando di spegnerla per regalarle ancora qualche minuto di sonno.

Quell'aggeggio infernale suona vasempre troppo presto secondo i suoi gusti.

Doveva anche ammettere che la sera prima si era appisolata a tarda notte, cercando di occupare la mente con qualche capitolo di un libro e un film in streaming.

Si era addormentata sul letto col computer che trasmetteva "notting hill", e che quella mattina aveva ritrovato spento e messo sulla scrivania.

"devi smetterla di andare a letto tardi".

La madre era comparsa sulla porta con in mano una pila di magliette che appoggiò sulla sedia.

"mettile a posto, poi scendi e fai colazione."

"non ho fame di mattina, lo sai" le rispose lei, ma la madre le aveva già dato le spalle e Lea sapeva che se non avesse mangiato almeno qualche cucchiaiata di cereali sarebbe scoppiato il putiferio; sia lei che la madre la mattina erano tutt'altro che socievoli.

Dopo essersi sistemata i capelli comemeglio poteva, sciacquata la faccia e impiegato i solito dieci minuti per capire come vestirsi, scese le scale con lo zaino in spalla.

Solitamente si truccava, ma ultimament enon ne aveva molta voglia.

In cucina il fratellino era seduto davanti alla tv, ipnotizzato dal cartone che guardava e con la bocca colma di cereali al cioccolato.

Lei e il fratello avevano quel tipo di rapporto che una ragazza adolescente e un bambino potevano costruire;gli voleva bene ma ogni cosa nella loro vita era messa su un piano diverso.

Nonostante tutto, lei si interessava a lui e se ne occupava quando sua madre glielo chiedeva, anche se non era facile occuparsene se non gli permettevi di lasciarlo davanti alla televisione con i videogiochi e delle schifezze da sgranocchiare.

Non voleva che fosse un bambino passivo, uno di quelli che a dieci anni hanno già un cellulare e sono sui social, voleva che uscisse a giocare e usasse la sua immaginazione, come aveva fatto lei a quell'età.

"com'è andata la partita ieri,ometto?"

"abbiamo perso."

Sapeva che il calcio era una cosa molto importante per lui, soprattutto da quando loro padre se ne era andatodi casa.

Lea e la madre avevano supposto che fosse una specie di cosa che dovesse al genitore; essere il maschio di casa.

Ma, avendo solo otto anni, questo si proiettava semplicemente sul calcio.

"la prossima volta vinceret sicuramente", rispose lei prontamente, non sapendo che altro aggiungere.

Lui rispose con un cenno e un grugnito di uno che aveva solo voglia di guardare i cartoni e mangiare la sua colazione senza starci troppo a pensare.

Lei gli regalò un sorriso che non sapeva da dove provenisse, ma era sincero, poi mangiò la poca roba che avrebbe fatto tranquilla sua madre e uscì di casa, lanciando un saluto sulla porta prima di uscire.


La vide davanti al suo armadietto, in mano il libro di francese e quello di storia.

Le andò incontro e si appoggiò all'armadietto accanto al suo, così che potesse vedere bene la sua faccia da lunedì.

"buongiorno principessa!"

"buongiorno a te", sorrise lievemente, chiuse l'armadietto e si insinuò tra folla di studenti che si riversavano in corridoio.

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