CAPITOLO 6

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La giornata a scuola era stata orribile esattamente come se lo era immaginata.

La verifica era andata da schifo, e Ronny non era veuta per un'emergenza familiare.

Il vecchio non noaveva l'alzimher e la sua badante aveva avuto un contrattempo, così la madre l'aveva lasciata a casa con lui, non potendo prendersi un giorno di ferie da lavoro.

Se fosse venuta non credeva le avrebbe detto dell'ennesima semi sfuriata con la madre o che Corey era spuntato davanti alla porta di casa come un fungo velenoso,ma avrebbe avuto bisogno di averla accanto.

Ronny e suo nonno erano le uniche persone che erano davvero capaci di farla calmare anche solo con la loro presenza.

Nella sua mente balenò l'immagine del ragazzo che la guardava in mentropolitana che però sparì appena fu davanti al vecchio garage blu dell'officina .

Passò per la piccola porta di metallo che il nonno lasciava sempre aperta solo per lei.

Lui sapeva che Lea arrivava senza preavviso e voleva farle capire che li ci sarebbe sempre stata la porta aperta per qualche scivolone in amore o nella scuola, anche se era più complicato di così.

Entrò e sospirò di solievo, era entrata nella sua confort zone.

"nonno, sono io!"

Le arrivò una risposta, ma la voce non era quella del nonno, bensì quella di Oliver.

"hey biscottino,tuo nonno non c'è ora, è andato a prendere un pezzo di ricambio che gli serviva. Ci sono solo io, per tua sfortuna!"

Lei gli regalò un piccolo sorriso allegro mentre si sedeva sul suo solito sgabello e appoggiava lo zaino nell'unico angolo del pavimento non sporco di olio.

"mi acconttenterò" rispose poi.

Lui le sorrise e,abituato alla sua presenza, continuò con le sue mansioni.

"strano che sia andato lui, solitamente manda te."

"ha detto che era una cosa molto importante e che preferiva fare da se."

Lei fece spallucce,non chiedendo altro.

Il nonno ci teneva al suo lavoro, nonostante ora non lo facesse tanto per soldi quanto per passione.

Lui aveva iniziatola sua attività molto giovane, Lea si ricordava di quando da piccola si faceva raccontare tutte le storie su come avveva avviato la sua prima ferramenta.

Il tutto aveva deccollato molto velocemente, e fu così che da una sola diventaro due, tre e poi una catena di centinaia di ferramenta in tutto lo stato.

Il nonno non era più un meccanico di auto, ma un piccolo imprenditore che dirigeva il suo buisness.

Questo durò molti anni, poi la nonna si ammalò e morì e lui decise di vendere tutto a un giovane imprenditore californiano che, dopo pochi mesi, fece morire l'intera catena e quel buisness importantissimo.

Lea non lo vide mai soffrire per la decisione di vendere tutto a un ragazzino ricco,ingenuo e pieno di buone intenzioni , anzi; a lei il nonno le era sempre parso sereno.

Aveva tenuto solo quella piccola ferramente, la prima di tutta la catena.

Hans aveva raccontato alla nipote di quanta fatica avevano fatto lui e sua moglie per aprirla.

I soldi erano pochi a quei tempi, e loro non erano di certo benestanti, eppure con forza di volontà e tanti sacrifici, ci erano riusciti.

Lei sapeva che la sua felicità era li, in quel piccolo garage.

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