i restati due giorni della settimana , quelli che precedevano il weekend, erano stati strazianti per Lea.
I professori iniziarono a riempirli di cose da studiare con la scusa che il programma era intenso e dovevano sbrigarsi.
Corey non si era fatto vivo: neanche un misero messaggio.
Ogni giorno si trovava faccia a faccia con un'infinità di cose da studiare, la professoressa di matematica le aveva anche detto che l'avrebbero aiutata dei corsi di recupero con lei una volta a settimana; date le enormi lacune che aveva su cose che avrebbero dovuto essere elementari.
Ronny si barricava in casa per studiare,come cercava di fare anche lei, e si vedevano solo a scuola nonostante l'amica si tenesse in contatto con lei via chiamate e messaggi.
Era stressata e per questo litigava con sua madre per ogni minima cosa.
Anche quando Lea aveva portato a casa una sufficenza piena nel test di storia avevano litigato per una cosa stupida come i capelli lasciati nella spazzola.
"mi hai fatto te con questa massa di capelli del cazzo!"
"non dire parolacce, Leona."
Per farle un dispetto ne aveva bisbigliate altre due o tre, poi prese le scale e si chiuse in camera sua.
Stava male, aveva i sensi di colpa e non avrebbe voluto andasse così, ma dentro di se era tutto un insieme di cose che non le permettevano di potersi trettenere.
Ogni sentimento che le capitava a tiro lo tramutava in rabbia; così che potesse dargli sfogo e buttarlo fuori.
Aveva paura di tenere tutta quella roba dentro di se, doveva avere l'illusione di saperla buttare fuori.
Per evitare di creare scompiglio in casa sua stava spesso da suo nonno; con lui era tutto più facile.
Tutto tranne studiare, che rimaneva sempre una tortura.
Ma la cosa peggiore era che, per tutti i giorni avvenire, non lo aveva più visto alla metro.
Il giorno dopo,vedendo che non arrivava, le venne una fitta allo stomaco.
Non ha colto il messaggio,sono un'idiota.
Per non pensarci passava il tempo a leggere o a fare quel gioco che, non sapeva in quale modo, riusciva a farle distendere i nervi.
La sua mente passava da una madre casalinga di nome Lucy che stava andando a prendere i figli all'asilo, al ragazzino ricco e spocchioso di origine britannica che aveva amici solo perchè a casa aveva la sala giochi e la piscina.
In ogni caso quando posava lo sguardo davanti a lei e vedeva che lui non c'era si sentiva male, di un male intenso che le faceva venire le fitte allo stomaco.
Si sentiva abbandonata a se stessa, e le poche persone che sapevano gestire quella cosa parevano non avere tempo per lei, o non abbastanza tempo per poterle prestare attenzione come lei avrebbe voluto.
Però non poteva puntare il dito su Ronny; tra il nonno che stava male e tutta la roba che davano a scuola lei faceva del suo meglio.
Lo faceva solo per lei; Ronny non si sarebbe mai disturbata tanto per una persona qualunque.
Il fatto era che Lea aveva bisogno di una cosa così grande che non sapeva accontentarsi più niente.
Egoista, ecco cosa sono: egoista.
Con la madre non riusciva a finire un frase senza iniziare una discussione, ed era sempre lei a perdere le staffe, ogni singola volta.
"non ti si può dire nulla però, Lea." aveva detto il fratellino che,probabilmente infastidito dal loro continuo bisticciare, stava guardando un film.

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Underground
General FictionPROLOGO: Guardandosi allo specchio vide una cosa che non aveva mai visto, o forse mai notato, prima di quel momento. Tutto d'un tratto si sentì persa, come se quell'abisso fosse l'unica cosa su cui potesse contare. Lei era il suo m...