Alla fine della cena Mateo tornò ai suoi videogiochi, non curante del fatto che avesse un po' di gelato sul naso, e Oliver restò in cucina con Lea.
La aiutò a mettere le cose nella lavastoviglie e poi, di nascostodal fartellino, salirono in camera di Lea.
Appena furono etrati Olli si sedette sul letto e si guardò intorno.
Mentre lei apriva le birre lo guardava,mentre seduta sulla scrivania piena di libri aperti, e si rese conto che era il secondo ragazzo che entrava in quella stanza; il primo era stato Corey .
Non si sentiva a disagio, anzi, esattamente il contrario; le faceva piacere.
"come facevi a sapere dove vivo?"
Il ragazzo si girò, distratto dal suo osservare, e la guardò.
Nei suoi occhi aveva visto sempre molta semplicità, ma in quel momento credeva di star vedendo oltre alle apparenze.
Quegli occhi marroni erano dolci, calmanti e desiderosi di sentire cosa lei avesse da dire.
Non sono tanto diversi da quelli di Sharon.
"me lo aveva detto Hans qualche tempo fa, e io ho la memoria di una volpe."
Il suo sorriso non faceva trasperira l'arroganza o la malizia che,invece, si vedeva chiaramente in quello di Corey quando si rivolgeva a lei per la maggior parte delle volte.
Per un secondo le venne in mente un altro paio di labbra, ma allontanò subito quel pensiero.
"non pensavo fossi tipo da skinny jeans."
"e tu tipo da pareti rosa nella stanzetta."
Lea sperò di non essere arrossita troppo, "touchè."
Si scambiarono un rapido sorriso, poi lei si avvicinò al letto e si sedette accanto a lui: quel gelato pareva invitante!
"vorrei ridipingere le pareti, lo dico da tempo ma non lo faccio mai."
"ti aiuto io se vuoi! Posso portarti i rulli e i pennelli: devi solo comprare la vernice! Con due barattoli ce la fai benissimo."
Lei rimase zitta un attimo, poi appoggiò a terra la bottiglia e ficcò il cucchiaio nel gelato ancora troppo duro.
Guardandolo vide il suo riflesso negli occhi grandi e scuri del ragazzo.
Era piccola, pallida e con i capelli spenti; era semplicemente molto stanca.
"Oliver." disse, titubante, poi tossì qualche volta, come se la cose potesse dare un tono fermo alla voce.
"perchè sei qui?"
Lui la guardò, come fosse spiazzato da quella domanda, eppure luisapeva che quella serata aveva uno scopo ben preciso.
"volevo vedere se ci fossero ancora."
Lea lo guardò, seria e non pronta ad avere una risposta di quel tipo.
"le ombre che hai negli occhi. Le avevi in questi giorni."
Lea parve scossa, come se le avessero tirato un pugno nello stomaco.
La voce di lui era dolce, e i suoi occhi pronti a cogliere il suo dolore, ma le parole erano come veleno di seprente.
"e ci sono..?"
Lei aveva la voce tremante e si ritrovò a dover cercare di trattenere il pianto.
Spiazzata dal suo stesso essere, dal suo reagire a quelle parole che stavano per arrivare; spietate ma vere.
Dentro di se sperava che lui dicesse di no, però sapeva che era un si,che lui era troppo buono per mentirle.
Lui era venuto fino a li per dirlo; gli importava, no?
Potevano essere amici, e forse quell'amicizia sarebbe incominciata in quell'esatto istante.
E, con quella sola convinzione a consolarla, lasciò la presa e una lacrima le scese dall'cchio.
Lui, senza dire una parola, la guardò arrivare fino al mento per poi cadere giù; verso il vuoto.
Verso il vuoto.
Un attimo dopo era piccola piccola tra le sue braccia, e non le importava se gli stesse uscendo un fiume in piena dagli occhi o che avrebbe bagnato la sua spalla di quella disperazione.
Lui, come se le avesse letto nella testa, le disse "non preoccuparti, sono qui adesso. Piangi, piangi quando ti pare; sono qui."
E Lea si rese conto che quello era tutto quello che voleva in quel momento, quello che avrebbe voluto sentirsi dire da giorni.
Sono qui adesso, sono qui.
Lei si aggrappò a lui, senza scuse e goffamente, e pianse ancora per un po'.
Era tardi quando lei lo accompagnò alla porta.
Dopo l'enorme pianto e qualche cucchiaiata di gelato e una birra calda Lea decise che sarebbe bastato così, e che potevano parlare di altro.
Non aveva senso spiegare, e lui non sembrava aspettarsi una sorta di didascalia che spiegasse il perchè e il per come.
Era stato così; era stato e questo era abbastanza per entrambi,sopratutto per Lea.
Olly gli parlò della sua passione per le vecchie macchine d'epoca, e di come fosse impazzito quando, un anno prima, un cliente aveva portato una vecchia spider del 77.
"lavoraci tu, ragazzo! Consideralo un premio per il duro lavoro che stai facendo" gli aveva detto Hans.
"ne sei sicuro?"
E quando il vecchio si girò, sorridente alla vista dei giovani occhi estasiati, gli rispose che non era mai stato più sicuro di qualcosa.
"e a te, che piace fare?"
Lea rimase un po' a pensarci, rendendosi conto che era da molto tempoche non le ponevano quella domanda.
"non ho un hobby in particolare; diciamo che mi diletto in certeattività."
"signorinella....qui qualcuno sta rubando il mio lingiuaggio forbito o mi sbaglio?"
Lea scoppiò in una profonda risata, di quelle che cerchi di trattenere nella memoria per la loro veridicità.
"cerco di emularla, mio sommo maestro."
Lui le sorrise, e lei sentì il calore che amanava il suo affetto; le piaceva averlo intorno, le piaceva perchè aveva come la sensazioneche sarebbe stata al sicuro.
"tra amici ci si aiuta, e io ti renderò una ragazza borghese;vedrai che figura a scuola con i prof!"
tra amici ci si aiuta
E fu a quel punto Lea sentì che quella giornata non era stata tanto male, anzi, non lo era stata affatto.
"scommetto che eri un ottimo studente quando frequentavi il liceo."
"direi più una capra col linguaggio di un principe!"
"allora sono decisamente sulla buona strada per essere come te."
Un'ultima risata prima di trovarsi davanti alla porta di casa aperta;era ora che lui tornasse a casa.
"grazie di essere venuto, davvero" iniziò a dire lei, poi si spinse un po' oltre e aggiunse "mi hai letteralmente salvato la giornata."
Lui, non pronto per quel genere di affermazione, sorrise raggiante.
"grazie a te per avermi fatto entrare! Buona notte scricciolo, ci vediamo presto."
"ci conto."

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Underground
Fiksi UmumPROLOGO: Guardandosi allo specchio vide una cosa che non aveva mai visto, o forse mai notato, prima di quel momento. Tutto d'un tratto si sentì persa, come se quell'abisso fosse l'unica cosa su cui potesse contare. Lei era il suo m...