Capitolo 11

45 1 4
                                    


Dopo la giornata trascorsa al mare, sembrava aver ritrovato una certa stabilità emotiva: lo stare a stretto contatto con George le aveva impedito di pensare a Yuri e a tutto quello che provava quando le era accanto. George le aveva fatto capire di aver intuito la situazione, di essere a conoscenza dei suoi turbamenti, ma non aveva insistito per parlarne.

Mi fido di te. Aspetterò che tu sia pronta a parlare!

Erano state quelle parole a smuoverla nel profondo, a farle capire che continuare in quel modo avrebbe portato solo a tanta sofferenza per tutti, nessuno escluso. Aveva finalmente capito, che qualunque fosse stata la sua scelta, doveva prenderla al più presto. Doveva comunque ammettere che rivedere i suoi vecchi amici le aveva procurato una certa nostalgia dei tempi passati, quando lei e i suoi amici formavano una famiglia, pronta ad aiutarsi in ogni situazione. L'aver rivisto Ghinta e Arimi, aveva fatto nascere in lei uno strano sentimento. Vederli ancora così uniti e innamorati, l'aveva portata, anche se per un attimo, a chiedersi perché per lei e per lui le cose erano andate in modo diverso. Aveva pensato che se non avessero preso decisioni così drastiche, forse anche loro adesso avrebbero una bellissima famiglia.

Avevano scelto davvero la giornata giusta per andare al mare, il sole non era troppo caldo e la spiaggia non era affollata, seduta al bar, mentre aspettava il suo succo, guardava le poche famiglie che come loro, avevano approfittato per trascorrere una tranquilla giornata al mare.

-Voglio il gelato!-

Spostò l'attenzione su un bambino che era appena arrivato al bancone, trascinandosi con sé quello che doveva essere suo padre. Era un bambino bellissimo con gli occhi azzurri e i capelli castani, sembrava avere poco più di tre anni, anche se parlava già perfettamente.

-La mamma ha detto che posso mangiarlo!- puntualizzò, rivolgendosi all'uomo che lo teneva per mano. Non riusciva a vederlo, era di spalle.

-Ciao!- esclamò il bambino, notando che li stava osservando.

-Ciao- rispose, sorridendo alla genuinità di quel gesto.

-Non infastidire la gente!- lo rimproverò l'uomo, voltandosi per scusarsi.

-Mi scusi ma...-

Restarono entrambi senza parole: l'uomo che teneva per mano quel bambino, altro non era che Ghinta!

Non si vedevano da moltissimi anni, in realtà già prima che lei partisse non si vedevano spesso, perché lui si era trasferito per intraprendere la sua carriera nel mondo del tennis. Carriera che però non era decollata a causa di un infortunio che gli aveva impedito di continuare a giocare.

Era cambiato e anche molto, sembrava più maturo e responsabile. Portava i capelli un po' più corti e, se la sua immaginazione non le stava giocando brutti scherzi, sembrava più muscoloso.

-Miki!- esclamò, facendo un passo in avanti senza però lasciare la mano del suo bambino.

-Non mi riconosci?- chiese a pochi passi da lei.

-Sei così diverso- sussurrò, fissandolo senza riuscire di impedirsi di farlo.

-Spero sia un complimento- rispose in imbarazzo, abbassando lo sguardo verso il bambino, perché era davvero difficile sostenere il suo sguardo.

-Lui è tuo figlio?-

Era strano pronunciare quella domanda proprio a lui che una volta era stato un suo amico, lui che nei suoi pensieri era ancora il ragazzo timido e impulsivo di un tempo.

Love And Nothing Else!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora