Capitolo 5

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Forse è giusto considerare le cose in prospettiva, ma a volte credo che l'unica prospettiva sia il fatto di essere presenti.
(S. Chbosky - Ragazzo da parete)



*** *** ***



           Yoongi si chiese come fosse stato possibile per la sua maglietta volare in cucina, attraversando una distanza decisamente ragguardevole dall'ingresso. O era dal divano? Non riusciva a ricollegare le esatte dinamiche di quanto era appena accaduto, in quel momento non doveva essere particolarmente cosciente di ciò che non coinvolgesse il ragazzo che aveva di fronte –ne era prova inconfutabile il modo in cui il suo adorato e intoccabile chiodo in pelle era stato abbandonato brutalmente accanto alla porta. Immerso in banali riflessioni di questo tipo si infilò i boxer, sentendo come l'intero peso del mondo gravasse sul suo corpo ancora languido, quando venne distratto da Hoseok che si piegò a raccogliere la sua, di maglietta, regalandogli una visuale deliziosa del suo lato B. Ecco, se doveva essere sincero con se stesso a questo punto si sarebbe semplicemente messo comodo a godersi lo spettacolo, magari allungando le mani quando sentiva fosse arrivato il momento adatto, giusto per ricordarne la consistenza. E probabilmente l'avrebbe anche fatto, ma non riuscì a mettere in pratica la sua fantasia che Hoseok era di nuovo in piedi, già completamente vestito e, diligentemente, stava raccogliendo il resto delle sue cose. Tanta fretta solitamente indicava una veloce uscita di scena, di quelle accompagnate da un saluto frettoloso alla porta e la vuota promessa di rifarlo a data da destinarsi. Tuttavia, contro qualsiasi aspettativa (o forse no), si sedette di fianco a lui, sullo stesso divano che li aveva accolti poco prima. Passarono quelli che, con ogni probabilità, furono i secondi più lunghi che li videro impegnati nell'immobilità più totale, con Hoseok occupato a rigirarsi il telefono tra le mani -lo sguardo fisso in quel ripetitivo roteare- e Yoongi che sembrava trovare lo schermo nero della tv estremamente interessante. Poi qualcosa scattò, portando Hoseok ad incontrare lo sguardo di Yoongi attraverso il monitor. Calamitati dal loro stesso riflesso, un insolito pensiero li colse, immergendoli per un attimo all'interno di un universo in cui quella stessa tv trasmetteva una qualche fiction scadente, con loro due accoccolati a mangiare pizza d'asporto. Si voltarono per guardarsi, accantonando quell'immagine fin troppo idealizzata per poter essere nata da una sporadica notte di sesso.
"Non mi aspettavo di trovarti lì."
Yoongi non si aspettava nemmeno una frase così diretta, non essendosi scambiati neanche una parola all'infuori di quella prima volta al bar. Ma in fondo come avrebbero dovuto avviare un discorso, presentandosi formalmente? L'intera situazione con cui si erano approcciati non era esattamente convenzionale.
"Neanche io." Decise che dopotutto la verità poteva essere la riposta migliore per iniziare una conversazione che non intendeva concludere con un addio, nonostante il rischio di ridicolizzarsi ulteriormente ai suoi occhi, "non è da me appostarmi come uno stalker."
Hoseok a quell'affermazione rise in modo così puro che sembrava di vedere sorgere il sole sul suo viso, tanto da spazzare via qualsiasi imbarazzo precedente o futuro. La cosa dava da pensare: per non essere l'emblema del romanticismo Yoongi si trovava ad essere fin troppo preso dai tanti piccoli dettagli che costituivano il ballerino, e tutto ciò, visto anche nella prospettiva della sua sconvolgente presa d'iniziativa, era ancora più sbalorditivo.
"La mia non era una critica. Sono felice di averti incontrato", la dolcezza con cui Hoseok continuava a guardarlo era semplicemente destabilizzante, specialmente se contornata dal tono dimesso con cui aggiunse "e non intendo solo per il sesso, che -beh è stato fantastico. Del tipo: 'WOW'- ma in generale. E detto tra noi saresti lo stalker più carino della storia."
In quel fiume di parole gettategli addosso, la naturalezza con cui le sue labbra si arricciarono a formare un ghigno -che Yoongi avrebbe baciato e preso a morsi per il resto della sua vita- lo colpì quasi dolorosamente. A quel punto fu pressoché certo di poter disegnare un quadro un po' più ampio di quello che, secondo lui, era Hoseok. Avallando la prima impressione che aveva avuto nei suoi confronti, gli piaceva davvero parlare, anche con il corpo visto il suo grande gesticolare (ma questo poteva anche aspettarselo da un ballerino). E tutto ciò venne ribadito ulteriormente dal modo in cui la sua mano, finora intenta a volteggiare per sottolineare quanto effettivamente il loro incontro fosse stato 'wow', si posò sulla sua coscia, in un modo che si sarebbe detto casuale se non fosse stato per la distanza ravvicinata con il suo inguine. Lo sguardo di Yoongi scese a osservare il punto che li univa e che in quel momento bruciava, come ustionato. Avrebbe dovuto trovare qualcosa da dire o quel silenzio prolungato sarebbe stato frainteso, ma la sua attenzione era tutta calamitata dal contrasto, a suo parere perfetto, tra le loro carnagioni, reso ancora più attrattivo dal modo in cui il pollice di Hoseok si era appena mosso ad accarezzare uno dei marchi, particolarmente intenso, che gli aveva lasciato sull'interno coscia. Era deciso come non mai a tentare il tutto per tutto, prima che la sua mente si mettesse a vagare troppo. E già i suoi pensieri rischiarono di cadere verso insulsi confronti, ricordando una simile scena avvenuta molte ore prima proprio su quello stesso sofà. Sollevò lo sguardo e, imponendosi di darsi una svegliata, prese il coraggio a quattro mani per chiedere quello che lo aveva tormentato da giorni.
"Senti, parliamoci chiaro," la presa sulla sua gamba si fece, se possibile, ancora più salda, "il tatto non è la mia principale caratteristica, quindi te lo chiederò in modo diretto. Perché non mi hai più contattato?" Sperava sinceramente di non sembrare disperato, come invece suonava essere nella sua testa, ma non era sicuro di esserci riuscito. Il groppo in gola che gli si era formato faceva fatica a sciogliersi mentre osservava il suo volto in cerca di un qualche segnale positivo. Cercò allora di avvertire la speranza nel calore offerto dalla sua mano che, nonostante tutto, se ne stava ancora poggiata lì, speranza per fortuna concretizzatasi nel modo in cui Hoseok gli rispose, con lo testa lievemente abbassata, guardandolo -intimidito?- dal basso verso l'alto.
"Mi spiace davvero Yoongi, avrei voluto! È che ero sommerso di lavoro e so che può sembrare la scusa peggiore del secolo, ma è così! Non mi andava di scriverti qualcosa di banale per poi lasciar morire la conversazione perché troppo occupato o semplicemente stanco e pronto ad addormentarmi dal nulla."
Prendendo Yoongi totalmente alla sprovvista, portò la mano finora lasciata libera dietro il suo collo, accarezzando delicatamente l'attaccatura dei capelli per poi spingersi ad incastrare le dita tra le ciocche, ancora lievemente bagnate di sudore. Se avesse potuto, a questo punto Yoongi avrebbe fatto le fusa e, fregandosene di stupide chiacchiere, sarebbe passato al sodo, se solo Hoseok non lo avesse richiamato con un tono più assertivo.
"Volevo fare le cose per bene. Ancora non ti conosco e forse è un po' un salto nel vuoto, ma non vorrei che questa diventi una cosa da una botta e via. Io non sono così e se per caso ho equivocato tutto allo- "
Poteva anche essere un discorso esaltante e molto lusinghiero nei suoi confronti, ma Yoongi preferiva di gran lunga un Hoseok capace di esprimere l'essenza dei suoi pensieri tramite i gesti -poteva ancora sentirne l'intensità nei punti in cui l'aveva toccato. Ne era profondamente convinto e si complimentò con se stesso per l'esattezza della sua teoria nel momento in cui, fiondandosi sulle sue labbra, venne prontamente accolto con un impeto che non lasciava spazio ad alcun dubbio. Nuovamente perso in quelle sensazioni si chiese come gli fosse stato possibile vivere per tutto questo tempo senza di esse, soprattutto dopo aver scoperto che le mani di Hoseok parevano essere create per stare poggiate sul suo sedere. Continuando così, però, con ogni probabilità non ne sarebbero più usciti e, per quanto l'idea fosse allettante, rischiava davvero di crollare dal sonno (colpa anche dell'ammasso scomposto di endorfine rilasciate, che l'avevano svuotato). Era palese che anche l'altro fosse nelle sue stesse condizioni, se non peggiori, perciò si staccarono di malavoglia per congedarsi.
"Si è fatto tardi. Sarà meglio che vada", disse Hoseok raccogliendo la sua borsa e, avvicinandosi alla porta, era facile notare come il suo passo si fosse fatto lento e titubante. La sua mano era ferma sulla maniglia quando Yoongi, con un'agilità che non si sarebbe aspettato di avere, saltò dal divano per fermarlo. In fondo, per quanto gli sembrava di essere stato chiaro nei suoi confronti, era doveroso rassicurarlo (e a voler essere sinceri era bene specificare quanto non gli piacesse condividere ciò che considerava suo).
"Neanche io sono quel tipo di ragazzo. Voglio conoscerti e mi spiace sia stato tutto così... frenetico."
La risposta, per quanto concisa, fu sufficiente e questa volta Hoseok aprì davvero la porta, visibilmente rilassato e nuovamente raggiante, per poi girarsi un'ultima volta per attirarlo a sé.
"D'ora in avanti non ti farò aspettare molto per un messaggio. E inoltre domattina potrei anche passare a salutare il mio barista preferito."
Evidentemente soddisfatto di ciò che aveva appena detto annuì rimarcando l'affermazione, per poi sussurrare sulle sue labbra un delicato "buonanotte."
In quell'ultimo bacio Yoongi sentì distintamente come l'altro stesse sorridendo e anche in seguito, mentre osservava la sua schiena allontanarsi, gli parve di sentire quel sorriso su di sé, che come una maschera gli appartenesse diventando il suo. Vista da fuori, in effetti, la scena aveva un che di teatrale, con Yoongi in piedi a guardare un punto sconosciuto verso le scale e una smorfia in volto, traccia di un sorriso inconsapevole. Mancava solo un riflettore puntato su di lui e così avrebbe potuto pensare chi avesse assistito agli interi trascorsi. Ma, in barba alla teatralità, l'unico pubblico –ritardatario- che si presentò sul pianerottolo era costituito da un Seokjin e un Namjoon alquanto sorpresi. Il primo era già pronto ad avvicinarsi con i piedi di piombo, come se Yoongi fosse un qualche animale selvatico da non spaventare, ma il suo compagno era di tutt'altro avviso.
"Che combini fuori di casa, in mutande, a quest'ora? E quelli sono succhiotti?"
L'interrogatorio che inevitabilmente risvegliò Yoongi dalle sue fantasie era troppo da sopportare, tanto più dopo che il suo eccessivo silenzio aveva destato la bestia che era Jin in versione isterica. Con estrema nonchalance, rientrò in casa chiudendosi la porta alle spalle, non mancando di notare la loro espressione oltraggiata e, attraverso la lieve resistenza della parete, riuscì comunque a sentirli inveire contro di lui. Sogghignando, si chiese quante probabilità c'erano che i due non avessero visto Hoseok uscire dal suo appartamento, o anche solo dal condominio, per poter fare da soli due più due.
Cullato dagli eventi della serata, al buio della sua camera, era consapevole di come questi fossero il felice risultato di un bel po' di fortuna ben giocata. Ma, nonostante ciò, voleva abbracciare il più a lungo possibile l'idea che fosse stato lui a deciderne le mosse e a vivere il presente per come lui stesso lo aveva predisposto.




           Quella mattina il telefono di Yoongi rischiò un incontro ravvicinato e molto violento con il muro. La prima sveglia, infatti, aveva deciso di non funzionare, impedendogli il suo giornaliero stiracchiamento e sessione intensa di effusioni con le lenzuola. Anche lo scaldabagno aveva deciso di tradirlo, costringendolo alla doccia più veloce della sua vita. Per non parlare dell'irrigidimento causato dalle liete attività che avevano coinvolto anche Hoseok -ma di questo inconveniente era in realtà solo molto soddisfatto. Appeso al sostegno del pullman, preso per un soffio, tirò finalmente un sospiro di sollievo, lieto che le cose potessero (sperava) tornare a girare dal verso giusto. Scese alla solita fermata, pronto a correre per arrivare ormai non più in orario ma quel tanto che non lo obbligasse a fare grandi straordinari.
Mentre beveva il suo caffè, in uno dei momenti morti del lavoro, riuscì finalmente a concentrarsi un attimo su se stesso, tentando di svegliare la sua mente ancora assopita e scombussolata. Meno male che il sesso doveva rilassare, se non l'avesse fatto a quest'ora chissà in che condizioni sarebbe stato! Non aveva incubi così vividi da un bel po' e, uniti con l'insieme di disavventure avvenute dal risveglio, non c'era stato modo di distendere i nervi. Per ora l'unica consapevolezza che poteva aiutarlo a sopportare il resto della giornata, e la trafila di clienti, era quella di vedersi spuntare un volto luminoso dalla porta automatica. Ulteriore nota positiva era il fatto che Jungkook si era ormai stufato di tormentarlo per avere informazioni sulle sue vicende amorose, forse perché troppo preso dalle proprie. Le sue divagazioni su 'braccia muscolose' (alias Jimin) inizialmente frequenti, con i giorni erano andate scemando -segno che quest'ultimo era davvero riuscito a farsi notare. Volendo essere spiritosi, questo era il momento giusto per ripagare il ragazzino con la sua stessa moneta, ma la porta del locale si aprì e il suo progetto malvagio venne prontamente spazzato via dall'ingresso di Hoseok. Si mise in fila, stranamente, e non al tavolo come era solito fare e arrivato il suo turno la coda era ormai terminata, lasciando un attimo di respiro ai camerieri e permettendo a Yoongi di intrattenersi più a lungo con lui. Prendendolo ancora una volta di sorpresa, Hoseok si sporse in modo naturale verso il bancone, lasciandolo per un attimo col fiato in sospeso e gli occhi sgranati, aspettando qualcosa che non avvenne mai. Hoseok allungò la mano e intrecciò le loro dita in un gesto che, date le circostanze, agli occhi di Yoongi sembrava più intimo di qualsiasi cosa avessero finora condiviso. Con la coda dell'occhio notò l'espressione sorpresa di Jungkook che ora, fremendo di curiosità, si avvicinò senza farsi notare (fallendo miseramente).
"Avevo promesso che sarei venuto. Come va?"
Era strano come Hoseok riuscisse a metterlo a suo agio, dandogli l'impressione che si conoscessero da molto tempo, vista la personalità ritrosa e malfidata di Yoongi.
"Tutto bene. Richiedimelo a fine giornata piuttosto. Tu come mai non sei al solito tavolo?"
Hoseok, allora, alzò un sopracciglio con fare saputo, "mi fa piacere che tu abbia notato che ho un mio solito tavolo", facendo salire in Yoongi un momentaneo desiderio di mordersi la lingua, per quello che aveva detto, e di prendere a pugni quella adorabile faccia da schiaffi. Fortunatamente per entrambi Hoseok continuò con un pacato "comunque volevo solo passare a salutare e sono un po' di fretta. A che ora stacchi stasera?"
"Alle 18, perché?"
"Bene, allora quando finisci ti accompagno a casa."
Fece per andarsene, lasciando Yoongi disorientato dalla velocità dell'incontro, quando improvvisamente si fermò per cercare qualcosa dalla tasca dello zaino, farfugliando un "quasi dimenticavo." Il telefono nei pantaloni di Yoongi vibrò, mostrando un messaggio da numero sconosciuto. Lo visualizzò per poi essere tempestato di cuori ed emoticon tanto allegre da poter essere facilmente assimilabili alla persona che ora lo stava salutando.
"A stasera." E con l'ennesimo sorriso, di cui ormai Yoongi era dipendente, uscì.


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