Capitolo 11

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"Certo che sta succedendo nella tua testa, Harry.

Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?"

(J. K. Rowling - Harry Potter e i Doni della Morte)




*** *** ***




Spinse la porta con convinzione, ponendo estrema accortezza nel tenere sollevata la maniglia. Tentò così di mettere in atto quel prodigioso susseguirsi di azioni che ne avrebbe permesso una chiusura efficiente e il più possibile insonorizzata. Nelle sue orecchie i piatti ancora tintinnavano, le ruote dell'autobus stridevano terribilmente a ogni curva e la cacofonia della strada lo tartassava a ogni passo. Mantenere i ritmi giornalieri era ormai diventata un'impresa titanica: stava accumulando troppa stanchezza e i mal di testa non volevano proprio smettere di trapassargli il cranio con petulante insistenza. Per completare il quadro funesto, a dimostrazione di come fosse inutile sperare nell'impossibile o Yoongi avesse un gene repellente la fortuna, Seokjin si accorse da subito delle sue aggravate condizioni. Da madre premurosa quale era, intuì con un solo sguardo che la pigrizia a cui era naturalmente predisposto non aveva nulla a che fare con la sua metamorfosi in uno straccio usato. Ovviamente ne era seguito un inevitabile colloquio sulla necessità di curare il proprio corpo come fosse un tempio. Yoongi non era propriamente religioso e non aveva idea di cosa ne pensasse Jin, ma era quasi certo che il folto stuolo di creme e maschere di bellezza che teneva in bagno -di nascosto da Namjoon- fosse il pilastro del suo credo metafisico.
Si sciacquò per andare a letto e vedendosi allo specchio realizzò come Jin non doveva avere nemmeno faticato a riconoscere in lui i sintomi di un qualche malessere. La sua pelle parlava da sola, come carta bagnata quasi grigiastra, così sottile e velata da palesare i rivoli violacei che si raggrumavano sotto gli occhi. Diavolo, si sarebbe fatto paura da solo se solo avesse creduto almeno una volta nei fantasmi o in altre cazzate numinose del genere!
Sistemò i cuscini a regola d'arte, pronti ad accoglierlo nel consueto nido in cui amava da sempre rannicchiarsi a fine giornata. Vi si appoggiò faticando a trovare una posizione decente e l'improvviso balenare di un'idea scioccante lo scosse. A quanto pareva il suo dannatissimo corpo sembrava stare dimenticando un'abitudine consolidata nel tempo, dissolta dall'intima conoscenza con Hoseok. Si sentì inaspettatamente vuoto, rappreso in un piccolo punto entro uno spazio troppo vasto e si diede dello stupido, ricacciando qualsiasi afflato di stomachevole "appiccicosità" che osasse distrarlo. Avrebbe boicottato qualsiasi stimolo gli impedisse di chiudere gli occhi, disconnettersi dal mondo e farsi una bella dormita. Svuotò la mente per immergerla in un mare nero di nulla in cui non esisteva nessuno, nemmeno lui stesso, e infine il sonno sopraggiunse.
Inutile dire che malgrado la difficoltà nell'addormentarsi fu una nottata decisamente produttiva per il suo organismo, che già il mattino seguente si sentiva più ristorato.
Alla fine dovette cedere alla cruda realtà e centellinare i momenti da dividere con Hoseok. Fortunatamente per la sua salute mentale e fisica, anche l'altro era dannatamente impegnato nel preparare un'esibizione per i bambini della sua classe, in vista della manifestazione scolastica che si sarebbe tenuta a breve. Nelle ultime due settimane erano riusciti a vedersi solo rare volte e con un'urgenza che non permetteva a nessuno dei due di concentrarsi abbastanza da vedere i segni di quella lontananza sui loro volti. Yoongi era continuamente combattuto tra la quieta serenità che era tornata ad albergare nel suo animo, disteso, calmo e l'oppressione amara che gli stringeva il petto ogni qual volta sentiva la voce metallica di Hoseok all'altro capo del telefono. A ogni sospiro che questi rilasciava l'oppressione diventava sempre più insostenibile e non poteva fare a meno di sentirsi formicolare tutto. Se solo chiudeva gli occhi gli sembrava di percepire anche il calore del suo fiato come se realmente gli stesse parlando a un soffio di distanza. Immagini perfettamente nitide si accalcavano tra loro distraendolo abbastanza da obbligarlo a concentrarsi, nei momenti meno opportuni, solo sui mutamenti del suo corpo. Così si trovava a dover gestire erezioni assolutamente fuori luogo, ad esempio nel contesto di grande professionalità che trasudava dal suo lato del bancone. In quelle occasioni non mancava di ringraziare l'enorme fortuna di avere una divisa capace di nascondere l'ovvio, nonostante la sconveniente mancanza di comodità fosse difficile da camuffare. Ovviamente era arduo governare i propri impulsi quando gli tornavano alla mente i tremendi giochi di parole e le desolanti battute a sfondo sessuale, che avevano come tema la pasticceria, che Hoseok si era lasciato scappare in passato. Non poteva neanche farglielo pesare o avrebbe dimostrato apertamente quanto in realtà avessero avuto un forte peso nella sua testolina arrapata.
Quello rischiava di essere uno di quei giorni in cui la frustrazione si era talmente accumulata da farlo precipitare in fantasie libidinose. Con uno sbuffo sistemò i donuts -scacciando a pedate qualsiasi riferimento non esclusivamente dolciario- buttandosi a capofitto nel lavoro.
"Ehi Yoongi", la voce di Jin lo salvò dai propri pensieri, "non ti ho visto uscire di casa stamattina e pensavo fossi ancora indisposto ma invece ti vedo meglio rispetto ai giorni scorsi!"
"Sì, mi sono preso una pausa da tutto e ora sto molto meglio."
"Proprio da tutto?"
Jin lo chiese con esitazione, indeciso se desiderare un'effettiva risposta o rimangiarsi la propria curiosità. A volte Yoongi aveva il forte sospetto che Jin sapesse fin troppe cose sulla sua vita sentimentale (più di Yoongi stesso) e che questo lo portasse a restare sulle sue quando c'era di mezzo Hoseok. L'ipotesi era agghiacciante quanto credibile.
"Sì. Ho vissuto serenamente come un eremita ma devo dire che ne è valsa la pena", avrebbe voluto convincersi di quanto appena detto, ma una debole fitta alle tempie gli ricordò come le cose non stessero esattamente così. Il suo volto manifestò per un solo attimo il suo disagio, ma tanto bastò agli occhi rapaci di Jin che piombarono su di lui in un lampo.
"Cos'è quella faccia?"
Un cliente prese il suo posto di fronte alla cassa per ordinare, impedendo a Yoongi di ponderare quale mezza verità tirare fuori per accontentare l'amico.
"Niente, solo un po' di mal di testa, ma in questo periodo di riposo erano passati. Probabilmente devo solo riabituarmi ai ritmi lavorativi."
Questo fu un errore da vero principiante e lui sapeva bene che avrebbe dovuto risistemare il resto nella cassa e solo dopo aprire bocca e dargli fiato.
"Mi sorge proprio nuova, non ti ho mai sentito lamentare di cefalee o emicranie", era fortunato che quel giorno Jungkook non fosse di servizio o sarebbe stata dura reprimerlo dallo spalleggiare Jin.
"Infatti e, come ti ho detto, stando a casa non ho avuto problemi. È solo stanchezza."
"Se lo dici tu... Sai che non voglio insistere", Yoongi avrebbe voluto ribattere "come se fosse vero", ma i sensi di colpa lo avrebbero steso prima di terminare la frase. Quella di Jin, in fondo, era solo sincera preoccupazione, capace di farlo sentire sempre un po' in debito di qualcosa che non aveva modo di ripagare.
"Beh, ora che ho visto che sei vivo e vegeto posso anche andare. Ma prima fammi un frappè al caramello da portar via."
"Per Namjoon? Ho notato la mancanza di un'ombra ciondolante dietro di te."
"Farò finta di non averti sentito e comunque sì, è per lui. Tra poco va in pausa e voglio fargli una sorpresa, quindi ora scappo. Voglio solo ricordarti che nel mondo esiste qualcuno che si chiama 'medico'. Se ci fossero problemi, specialmente ripetuti, dovresti proprio andare a disturbarlo. Il prima possibile."
Aveva già imboccato l'uscita quando Yoongi scese a patti con la plausibilità della sua ipotesi iniziale. Era chiaro: Jin aveva una conoscenza superiore di ciò che gli gravitava attorno o un esercito di pedine che lo ragguagliavano sulle ultime novità. Probabilmente quel malefico aiutante di Babbo Natale troppo cresciuto, che era Jungkook, aveva fatto da tempo la spia sulle sue condizioni di salute. Si spiegavano così le numerose visite a sorpresa per verificare l'avanzamento delle sue occhiaie, garantirgli pasti sostanziosi e quel riferimento, non troppo velato, alle sue passate mattine da zombie. Non aveva mai avuto bisogno di un dottore da quando viveva da solo e con i farmaci aveva uno strano rapporto di odio reciproco -meglio guarire con un pasto caldo, delle coperte altrettanto calde e grazie tante- e considerando tutto era sopravvissuto decentemente finora. Non vedeva un valido motivo che lo obbligasse a riaprire le porte di uno studio medico dopo tutti quegli anni. In ogni caso non erano questioni che gli premevano. Per lo meno non quando era molto più urgente risolvere la mancanza della presenza fisica di Hoseok -fondamentale dal momento in cui avevano sperimentato che la nuova frontiera del sexting non faceva per loro. Se tutto fosse andato per il verso giusto, quella sera sarebbero riusciti a stabilire una giornata in cui rivedersi e il solo pensiero lo mandava piacevolmente su di giri.

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