Capitolo 2

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Perché lo so benissimo anch'io, come lo sai tu, che giocare è una cosa seria. La cosa più seria che esista al mondo.

(L. Carroll - Alice nel paese delle meraviglie)


*** *** ***

Quella mattina Yoongi si svegliò più pimpante del solito, evidentemente mosso da una smania diversa da quella della paga mensile. Intendiamoci, non che ora fosse pronto a farsi piacere il mondo, ma voleva davvero provare sulla sua pelle la teoria proposta il giorno prima. La sua curiosità scientifica era, casualmente, direttamente proporzionale alla sua forzata astinenza in campo sessuale, ma ciò non significava essere disposto a cambiare le proprie abitudini mattutine. Quindi si preparò frettolosamente come sempre, perché niente al mondo gli avrebbe negato quei dieci minuti di caldo rotolamento nel letto prima di alzarsi!

Arrivò al lavoro, ormai da copione, per il rotto della cuffia, guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione da parte del capo che, tuttavia, non aveva ragioni di sgridarlo (non era certo colpa di Yoongi se la fortuna gli sorrideva). Quel giorno, poi, si sentiva particolarmente potente: straordinario quanto persuasiva fosse la forza di volontà!

"Alla buon'ora hyung! Come fai ad essere sempre in ritardo ma comunque in tempo per non essere licenziato? Ad ogni modo... hai più pensato a quella cosa? Perché- ", non ebbe il tempo di rispondere che Jungkook cominciò a sciorinare mille e più motivi per cui doveva buttarsi e presentarsi al ragazzo. Era una fortuna che Yoongi avesse sviluppato l'ascolto passivo, perché era quasi certo di averlo sentire blaterare anche qualcosa su 'braccia muscolose' e 'occhi che diventavano quasi inesistenti'.

Si allontanò da quel fiume di parole, troppo insopportabile (specialmente di prima mattina), per pulire i tavoli: lavarli con la spugna, asciugarli con uno strofinaccio, mettere il centrotavola, tovaglioli e bustine di zucchero; un lavoro riposante per quanto ripetitivo. Arrivò al tavolo solitamente occupato dal lui e pensò che, forse, avrebbe potuto evitare di mettere lo zucchero, così da trovare una scusa per avvicinarlo. Yoongi, a questo punto, era più che risoluto a stabilire un incontro diretto, ma non voleva neanche fare la prima mossa e un tale stratagemma sarebbe stato eccessivamente plateale. Poteva quindi far sparire il dolcificante anche da altri tavoli, ma avrebbe sicuramente subito lamentele da molte persone. Decisamente no, troppo fastidio inutile. Scelse, quindi, l'approccio migliore: andarci subdolamente pesante di linguaggio non verbale e attendere imperturbabile il momento giusto per poi attaccare la preda.




Tra le varie ordinazioni, nei giorni a venire, fece in modo di incontrare il suo sguardo emanando quanta più carica erotica gli fosse possibile, ma non era esattamente in grado di dire se stesse facendo la cosa giusta e nemmeno c'era modo di saperlo da qualcuno. Un giudizio esterno e obiettivo non poteva averlo da Jungkook, che si faceva sempre più fastidiosamente incalzante nei confronti di questa storia e che inoltre, da qualche tempo, aveva un po' la testa fra le nuvole. E poi, a dirla tutta, Yoongi era un lupo solitario, abituato ad agire per conto proprio, nonché troppo orgoglioso per chiedere consigli (non aveva detto nulla nemmeno a chi poteva essere definito come il suo 'migliore amico').

Fortunatamente il momento decisivo non si fece attendere, favorito dal connubio tra determinazione con cui si era alzato quelle mattine e la rassicurante calma piatta che quel giorno si respirava nell'aria (ancora non eccessivamente satura di feromoni). Come sempre arrivò quasi all'apertura del locale, con i soliti auricolari nelle orecchie, prendendo posto a sedere. Dopo non molto spense la musica, evidente prova del suo voler ordinare. Yoongi gli si avvicinò con risolutezza, fingendo di non sentire sulle sue spalle né il peso di giorni spesi a fargli il filo né lo sguardo sogghignante di Jungkook.

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