Sfere di luce

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  I barattoli di miele rischiarono di cascarle lungo il corridoio.

Faticò per aprire la porta della stanza.

La richiuse accompagnandola col piede.

Li piazzò sul tavolo. Ne aprì uno. Sporcò la punta del dito.

Era dolcissimo.

Scacciò il caldo con una doccia fredda.

Lasciò il bagno mentre il campanile scoccava le sette di sera.

Prima di scendere da basso per la cena, recuperò il registratore portatile.

«Perché Tamara ha voluto che io ascoltassi i discorsi tra il cinese e il proprietario del Belvedere? Perché quest'ultimo si fa chiamare X?... Chi sono Y e Z?... Che ruolo ha il cinese?»

Ora aveva troppa fame per ragionare.

Di sotto, la sala era quasi vuota. Una famiglia nell'angolo. Una giovane coppia al centro.

Vera si gustò la bistecca al sangue che il cameriere le servì. Il bicchiere di vino rosso la fece staccare dai pensieri.

Il formaggio, accompagnato da noci e miele, era squisito.

Chiese un caffè. Era rimasta sola. Il rumore dei piatti in cucina le teneva compagnia. Lo finì in un sorso solo. Si alzò. Le girava la testa. Incolpò il bicchiere di vino.

Uscì all'esterno per una boccata di aria. I grilli spezzavano il silenzio in giardino.

C'era ancora un debole chiarore. Le stelle erano già sorte.

Ne vide una. Una stella enorme. Si muoveva. Un'altra. Un'altra ancora. Ma non erano stelle...

Le sfere!

Splendevano. Silenziose. Scivolavano nell'aria. Verso il lago.

Vera era incantata. Non poteva non guardarle. Subiva il loro fascino.

I suoi piedi si mossero automaticamente. Non poteva resistere. Doveva seguirle.

Si allontanò dal Belvedere.

Attraversò la strada. Penetrò tra gli alberi. Intravedeva le sfere oltre le cime. La guidavano.

In riva al lago, Vera si fermò. La superficie dell'acqua brillava. Le sfere fluttuavano sopra di essa. Tenevano una formazione a triangolo. Erano tante. Alcuni enormi. Altre meno.

Fece qualche passo in avanti. Si bagnò i piedi. Ne vide una separarsi dal gruppo. Puntava dritta verso di lei.

Vera provò paura.

Indietreggiò, senza perderla vista. Percorse buona parte della riva. Arrivò all'inizio del canneto, fitto, impenetrabile. La sfera stava arrivando.

«Cosa vuoi da me?!»

Provò a districarsi tra le alte canne. Inciampò. Cadde. Batté la fronte contro il sasso.

L'ultima immagine che vide prima di perdere i sensi fu la palla di luce farsi sempre più vicina a lei.

Vedeva le stelle in cielo girare attorno.

All'improvviso due sagome rotonde le sbarrarono la visuale. Non erano sfere. Bensì due teste.

Vera sbatté più volte le palpebre. Disorientata. Confusa.

Il Capitano e Deborah Torricelli la stavano fissando.

Trovami, Vera.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora