Capitolo sei

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L'ultima volta che avevo visto Ed era stato qualche mese dopo aver finito la scuola, quando avevo cominciato ad apprezzare il lavoro come wedding planner e mi ci ero immersa con tutta me stessa. I miei genitori avevano notato dei miglioramenti nel mio comportamento, che non era più apatico come prima.

Il giorno del mio diciottesimo compleanno non avrei fatto una festa, perché avrei seguito Brianna alle nozze di una coppia che si sarebbe sposata con una cerimonia in stile vittoriano. Un vero e proprio matrimonio da favola, in perfetto stile "Orgoglio e pregiudizio", con persino anche il menù composto da ricette del diciannovesimo secolo. La sposa sarebbe arrivata in una piccola chiesetta della campagna inglese a bordo di un calesse, indossando un abito ispirato alla moda dell'epoca vittoriana.

Ero molto emozionata all'idea di assistere a quell'evento e non mi ero fatta nessun cruccio al pensiero che non avrei festeggiato. Del resto non mi erano rimasti amici, quindi preferivo imparare qualcosa di nuovo sul lavoro che sognavo fare per tutta la mia vita, piuttosto che stare a casa a mangiare una torta e dei salatini preparati da me e mia madre, in mezzo ai familiari che avrei potuto vedere in qualsiasi altro giorno.
Non m'importava nemmeno il fatto che diciotto anni fossero un traguardo importante ed evitavo di soffermarmi a pensare su come mi fossi persa il diciottesimo compleanno di un'altra persona, all'inizio di quell'anno.

Avevo sentito dire qualcosa su Ed; si era trasferito in pianta stabile a Londra, per suonare e vivere di musica. Non sarebbe potuta andare diversamente per lui, meritava il successo, tutto il mondo doveva conoscere la sua fantastica voce e il suo talento. Quando mi aveva fatto ascoltare dei pezzi composti da lui, avevo pensato da subito che tutti dovevano ascoltare quelle parole e quelle melodie, poiché erano troppo belle per rimanere sconosciute.

Sarebbe forse stato ancora facile contattarlo, chiedergli come se la passava, ma mi sentivo in colpa, per come avevo fatto sì che il nostro amore cadesse nel dimenticatoio.
Semplicemente, quando ero rimasta a scuola da sola, in balia dei bulli, avevo iniziato a non rispondere più ai suoi messaggi o alle telefonate, perché mi chiedeva sempre come stavo.

E io come stavo? Male, devastata dal dolore. Soffrivo perché se n'era andato, era stato costretto dai suoi a trasferirsi a causa di quello che gli aveva fatto Caleb. Non mi era stato possibile stargli vicina mentre il suo braccio guariva. Non avevo potuto aiutarlo a fare niente. Non ero stata in grado di prendermi cura di lui.
I bulli mi torturavano, Caleb mi derideva, dicendomi che il mio sfigato ragazzo dai capelli assurdi era scappato a gambe levate e che, anche se fosse rimasto, gliel'avrebbe fatta pagare di nuovo e l'avrebbe passata liscia. Perché, diciamocelo chiaro, nessuno avrebbe creduto a due sfigati come noi e tutto il resto della scuola aveva troppa paura per ribellarsi.
Ero impaurita, avevo ancora sedici anni e molto da imparare, mi ero comportata in maniera sbagliata, ma l'avrei capito solo di lì a qualche anno.
Così Caleb aveva vinto e io avevo fatto scivolare via Ed dalla mia vita, ma non dal mio cuore, dove sarebbe rimasto ancorato per sempre, lui, quel suo sguardo sincero e il sorriso più dolce che avessi mai conosciuto.

Avevo ignorato tanti di quei messaggi, non tenevo più il conto. Li cancellavo senza neanche leggerli; poi a un certo punto anche Ed, così tenace, si era stufato e aveva smesso di cercarmi. Probabilmente era troppo impegnato con la musica, così come io mi stavo tenendo occupata con il lavoro da Brianna.

Per quello ci rimasi malissimo quando mi svegliai la mattina del 13 settembre 2009, il giorno del mio diciottesimo compleanno, con una febbre talmente alta che, nel momento in cui mi alzai per andare in bagno a fare la doccia, per poco non caddi a terra. Mi girava la testa e avevo i brividi.

Mia madre chiamò Brianna, le disse che non sarei potuta andare con lei e io cominciai a frignare, dicendo che la cerimonia era nel pomeriggio: sarei guarita.
«Non se ne parla, Ellie. Riposati» aveva insistito mia mamma, guardandomi severa con i suoi occhi castani, porgendomi una medicina da prendere.
«Ma io voglio vedere il matrimonio vittoriano, ho aiutato nell'organizzazione! Non sappiamo se ce ne sarà mai un altro. Dev'essere un sogno che si avvera, tu non hai visto l'abito di Wendy!»

Love looks perfect on you || Ed SheeranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora