Love looks perfect on you || Ed Sheeran

Capitolo dodici

La mattina dopo il matrimonio dei Morgan mi svegliai all'alba, con un proposito in testa: quel giorno avrei portato a Ed un dolce che aveva adorato per tutto il tempo in cui eravamo stati insieme, la torta al cioccolato di mia madre.

Mi sembrava di vederlo ancora, con quel suo sorriso dolce e spontaneo, che la ringraziava per l'ennesima fetta che lei gli metteva davanti.
Ci avevamo scherzato parecchie volte, sul fatto che io non sapessi replicare alla perfezione la ricetta, perché mia madre si rifiutava di rivelarmi il suo segreto. L'avevamo preparata insieme Ed e io, nei pomeriggi in cui non avevamo da studiare, ma il sapore non era mai lo stesso quando l'assaggiavamo.

Era arrivato il momento che mia madre sputasse il rospo, così afferrai il cellulare e, ignorando il fatto che fossero solo le cinque di mattina, selezionai il numero dalla rubrica.
Mi avrebbe sicuramente presa a parole, ma ero certa che, una volta capito il motivo della mia chiamata, mi avrebbe aiutata. Non mi ero mai confidata molto con lei, ero stata un'adolescente schiva, soprattutto dopo che mi ero allontanata da Ed e mi ero chiusa nel mio bozzolo, a rimuginare su ciò a cui avevo voltato le spalle.

«Ellie, che succede?» la voce di mia madre suonò preoccupata, quando rispose, al quinto squillo e, nonostante tutto, mi sentii in colpa.
«Ciao mamma, non mandarmi al diavolo ma...»
«Tutto bene?» biascicò lei e me la figurai mentre si sollevava a sedere nel letto che divideva da ormai trentacinque anni con il marito. Le storie d'amore che finivano male non erano un affare di famiglia, ma riguardavano solo la sottoscritta.

Sentii mio padre borbottare al suo fianco e lei che sibilava di stare parlando al telefono con me.
«Cosa? È ferita?» esclamò lui, con un tono allarmato che mi fece sentire ancora di più una stupida. Perché non ero andata semplicemente a trovarli per tempo, in modo da chiedere la ricetta di persona, senza doverli svegliare in quella maniera assurda?
«Mamma, per favore rassicura papà. Va tutto bene, dovevo solo chiederti una ricetta.»
«Non puoi chiedermela più tardi? Che ore sono?»

«Sono da poco passate le cinque, ma mi serve subito, perché devo preparare una torta prima di andare al lavoro.»

La sentii reprimere uno sbadiglio, poi mi domandò: «Qualcuno dei tuoi pasticceri esclusivi ti ha dato buca, eh? Scommetto che è una di quelle boutique di lusso che si fa pagare fior di quattrini ma che in realtà non è neanche buona a riempire le pance dei propri clienti in maniera adeguata.»

La fermai, altrimenti non saremmo arrivate da nessuna parte. Una cara amica di mia madre era stata costretta a chiudere la sua sala da tè per colpa di un grande franchising che aveva deciso di aprire a fianco. Le piaceva lamentarsi delle aziende multimilionarie che rubavano il lavoro ai piccoli imprenditori, infatti ogni volta che andavo da Starbucks mi rimproverava. Dal canto mio apprezzavo sia l'una che l'altra realtà e capivo il suo punto di vista, ma in quel momento non avevo tempo per alimentare la discussione. Dovevo preparare il dolce per Ed prima di andare in ufficio perché al Cupid's Daydream mi aspettava una mattinata densa di appuntamenti. Avrei dovuto incontrarmi anche con i Barnes, la famigerata coppia del matrimonio sulle mongolfiere, e la prospettiva non mi allettava di certo.

«Non si tratta di quello, mamma. È una questione personale, vorrei preparare un dolce per una persona speciale.»

«Ah, sì?» All'improvviso si era svegliata del tutto e aveva assunto un tono da cospirazione. «Scommetto che si tratta di un ragazzo, lo conosco? Come si chiama?»

«Ed. Ed Sheeran.»

«Quell'Ed Sheeran?» alzò la voce e sentii mio padre lamentarsi di fianco a lei. Poi udii un rumore di passi e di nuovo mia madre: «Ho lasciato quel brontolone a dormire. Dimmi di più! Sono secoli che non ti fai sentire e la notizia di Ed che suonava al matrimonio di una coppia di tuoi clienti l'ho dovuta leggere su internet.»