10 ~ Prima

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Taste your lips and feel your skin

Sono innamorata?

A quest'età è difficile dirlo. Con le poche esperienze che ho alle spalle, è difficile dirlo. L'ebbrezza dell'amore, di tutto ciò che comporta – ridere, piangere, il cuore che batte, la testa leggera, gli occhi lucidi di emozione, i baci profondi, gli abbracci tremanti – non mi ha mai spaventato. Le relazioni non mi hanno mai spaventato.

Se come credo l'amore è un comportamento, forse non sono innamorata di Stefano. Se fossi innamorata, non lo respingerei così assiduamente. Se fossi innamorata, non gli direi in continuazione che non voglio, che non lo voglio. Se fossi innamorata, non mentirei. Però mento, fingo che non m'importi e di non volerlo. Se fossi innamorata, non starei così male. O forse sì?

Mi sono innamorata di lui nell'istante in cui l'ho conosciuto, oppure c'è voluto tutto questo casino per rendermi conto del sentimento e prendere provvedimenti per allontanarlo?

Forse lo allontano perché sono innamorata.

Mi stringo i capelli tra le mani e infilo la testa tra le ginocchia, sul letto. Nora è sdraiata sul pavimento della mia camera, disegna qualcosa. Io faccio finta di ascoltare la musica e fare i compiti, ma la verità è che vorrei far fermare tutto. Far smettere la mamma di fingere che il papà non sia più tornato e che non sappiamo dove sia, smettere di mentire a mia sorella, smettere di amare Stefano.

È difficile non amarlo, ma amarlo lo è ancora di più.

Alzo ancora una volta gli occhi sul vestito appeso alle ante dell'armadio aperto, quello che indosserò questa sera per la festa di Capodanno. Mi convinco che mi piace, che oggi mi divertirò, che mi servirà per non pensare. Ho bisogno di staccare la spina ancora una volta. Finché non capirò come affrontare tutti questi problemi, mi devo tenere alla larga da ciò che mi fa star male. Passo in rassegna una lista mentale di tutte le cose che dovrò fare per prepararmi: una doccia, la ceretta, la treccia ai capelli umidi, aprire la nuova scatola degli ombretti, tirare fuori dalla scatola le scarpe con il tacco. Mettermi in tiro e darmi una sistema mi aiuterà. Stoppo la musica e metto via i libri, pronta per un po' di sana dedizione a me stessa.

Afferro Nora per le ascelle e le faccio fare l'elicottero fino al bagno.

«Mettimi giù, mettimi giù» grida tra le risate e io la poso sul water coperto. Non ci ha messo molto a perdonarmi. Dopo che sono tornata a casa, mi ha tenuto il muso per circa venti minuti. Poi abbiamo condiviso un budino e tutto è tornato normale. Ci siamo addormentate abbracciate sul divano vedendo le repliche di Scooby-Doo.

«È l'ora del bagno» annuncio, chiudendoci dentro.

A Nora s'illuminano gli occhi. «Quello con le bolle?»

«Quello con le bolle.»

Comincio a far scorrere l'acqua calda nella vasca di marmo bianco, sistemo tutti gli asciugamani e poi lascio sciogliere del sapone sotto il getto. Nora aggrappa le sue dita paffute al bordo della vasca e sbircia dentro, cercando di toccare le bollicine colorate.

Ci metto poco a svestirla e poi togliermi tutti i vestiti, li ammucchio in una cesta e la faccio calare nell'acqua calda. Lei rabbrividisce e afferra una nave giocattolo dal bordo, mentre io mi calo accanto a lei e la posiziono tra le mie gambe, per stare più comode. Faccio il bagno con mia sorella da quando aveva poco più di un anno. Si divertiva come un'ossessa, rideva a ogni bolla che incontrava, sbatacchiava le mani e i piedi di qua e di là. E io mi divertivo tantissimo a starle appresso. Con il tempo, la mamma mi ha concesso l'onore di occuparmi di tutti i suoi bagni, dato quanto ci tenessi. Ormai non capita più molto spesso che la infili tra le mie gambe; sta diventando grande e la vasca lentamente si stringe sempre di più. Ma nei momenti di bisogno, necessito delle sue mani sbatacchiose e delle bolle di sapone che fa con la bocca.

Senza di te mai || 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora