12 ~ Prima

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Two shadows standing by the bedroom door

Nora ed io torniamo a casa in religioso silenzio. Stefano è a pochi passi da noi, con la stessa andatura lenta.

«Credevo avessi degli impegni» dico dopo un po', cercando di smorzare la tensione.

«Li ho più tardi» mi liquida però lui con velocità.

Nora stringe le dita attorno alle mie e io abbasso lo sguardo; mi sorride timidamente, le labbra lucide e gioiose.

«Che cosa c'è?»

«Sei triste?»

Combatto contro i miei istinti primordiali per non girare gli occhi verso Stefano. Mi schiarisco la voce prima di rispondere a mia sorella.

«No, non sono triste.»

«Allora perché non sorridi?»

Punto per lei. Cerco di sorriderle ma non ci casca e fa una smorfia. Accanto alla mia spalla, sento la presenza del ragazzo.

«Credi che tua sorella debba sorridere di più?»

Quando mi volto verso di lui, capisco che sta parlando con Nora. Lei lo guarda con la stessa adorazione che credo tutti possano notare nei miei occhi quando Step è nei paraggi. Mia sorella annuisce con solennità.

«Ride pochissimo. Quando lo fa, delle volte mi spavento.»

Stringo le labbra in una linea sottile per contenere sia la vergona sia il senso di colpa. Se persino Nora si è accorta dei miei sentimenti, non devo essere poi così brava a nasconderli come credevo. So che troverà conferma in Stefano, per lui è come se fossi un vetro trasparente.

«Secondo te perché non ride?»

Nora mi sorpassa, lasciandomi la mano, e s'infila tra me e Stefano. Poi alza le braccia e si aggrappa con una mano alla mia e con l'altra a quella di Stefano. Il ragazzo non sembra per nulla scosso, o sorpreso, dalle azioni della bambina. A me invece tornano in mente quelle poche volte che mio padre e io portavamo Nora al parco e la facevamo saltellare tra le nostre braccia; a ogni passo un saltello, e lei rideva sguaiatamente. Mi mancano quei momenti, quando la mia famiglia viveva dentro il tacito accordo di non mostrare i propri sentimenti, né i propri pensieri.

«Lei dice di non essere triste quindi non può essere quello. Forse sta male.»

I suoi occhi si girano subito verso i miei. «Me lo diresti se stessi per morire?»

Scoppio a ridere. «Non sto per morire, Nora.»

«Ma me lo diresti, vero?»

Abbasso il mento verso di lei, dimenticando per qualche secondo che Stefano mi sta guardando. «Non morirò. E se fossi malata, saresti la prima persona alla quale lo direi. Vorrei solo te come infermiera.»

Lei annuisce soddisfatta, come se il nostro fosse un patto di sangue e si sentisse rassicurata dalla mia promessa. Quindi torna a guardare il ragazzo, imbambolato su di me.

«Non lo so proprio, allora. E tu?»

Step non risponde per un po', fino a quando Nora non gli tira la mano e lui sembra risvegliarsi.

«No, nemmeno io so il perché.»

Torna il silenzio, che sembra così poco familiare accanto a lui. Mi ha abituato male ormai; alle sue chiacchiere, alle mie risate, alla nostra complicità unita nei momenti in cui distrarsi mi era necessario. Per me è importante il caos, il rumore; e trovarmi improvvisamente immersa nel silenzio mi fa sentire persa. Come se vagassi in un infinito spazio vuoto, senza tempo né colore. C'è solo il silenzio. Mi terrorizza.

Senza di te mai || 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora