Capitolo 14

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Mi sentivo come una bilia di metallo su un piano inclinato. Prima cadevo lentamente, poi tutto aveva cominciato a sfrecciarmi intorno sempre più veloce. L'unica cosa che aveva importanza ora non era a che velocità stavo andando, ma in quale altro buco infinito sarei caduta.

Ero stanca. Non solo fisicamente. Ero stanca di sentirmi sempre così impotente, così ignara di quello che stava succedendo, così in balia di quel destino che mi stava trascinando da un universo all'altro senza lasciarmi una briciola di verità in tasca.

Eliott era a due passi da me, con quel suo cazzo di sorriso sulla faccia che sembrava una presa in giro a tutti i miei dubbi e le mie incertezze. Avrei voluto tirargli un pugno in quel visino da bel tenebroso. E ora c'erano anche queste altre tre figure di cui non sapevo nulla, ma già immaginavo avrebbero portato altre domande senza risposta. O peggio.

Si avvicinarono a noi. La prima era una ragazza che sembrava uscita da un brutto remake di Twilight, vestita in perfetto stile gotico e con una lunga chioma liscia, nera e lucida. L'altra ragazza del gruppo invece aveva un aspetto decisamente diverso, con il suo capello corto ben curato e degli occhiali troppo grandi per il suo viso minuto. Il terzo invece era probabilmente simile a come doveva apparire Bill Gates quando aveva diciotto anni. Ma si sa, mai fidarsi delle apparenze.

«Immagino che avrai un bel po' di domande, eh?» Esordì Eliott rompendo quel minuto di silenzio imbarazzante.

«Non sai quante.» Risposi subito.

«E allora andiamo, è ora che tu ti faccia un po' di chiarezza su quello che sta succedendo. Ti presento i miei amici, quella con l'anello al naso è Marlene,» disse Eliott indicando la tipa di Twilight, «questa invece è Tina, probabilmente l'unica che sa cosa succede praticamente in ogni dimensione, mentre lì dietro in seconda fila come sempre, c'è Ricky, il nostro nerd personale. E si, se per caso te lo stai chiedendo, siamo tutti Traversanti. Come te.»

«Ma quanti cavolo di Traversanti ci sono?» Risero tutti alla mia domanda spontanea, ma non mi sembrava poi così stupida.

«Quante dimensioni ci sono secondo te? So che lo sai tanto, sono infinite. Per cui suppongo che anche il numero di Traversanti lo sia. Però non preoccuparti, dovrai avere a che fare solo con una dozzina di noi nel corso della tua vita.» Rispose Eliott non senza sottolineare con il tono della sua voce l'ultima frase.

«Questo perchè possiamo viaggiare solo in un range ristretto di dimensioni giusto?» La faccia che fece alla mia risposta, era il segno che in fondo non mi riteneva poi così stupida.

«Esatto, per cui solitamente gli unici incontri che facciamo sono con i Traversanti che occupano quello che chiamiamo il settore dimensionale comune. O per meglio dire, una Casata. Nella nostra fino ad ora eravamo in dieci, ma solo noi quattro possiamo varcarla tutta, per cui ci eravamo chiamati 'La casata dei Quattro'. Anche se forse ora dovremo cambiargli nome...» questa volta Eliott fu il solo a ridere di gusto alla sua battuta, mentre gli altri tre alle sue spalle si limitarono a guardarmi con aria poco amichevole.

Mi stavo rendendo conto, ancora più del solito, che sapevo veramente poco su tutte le dinamiche che si celavano dietro il mio dono. Non avevo idea di quante persone lo avessero, di che tipo di struttura gerarchica dovessero avere e peggio ancora, se c'erano dei compiti o dei doveri da compiere. A parte il fatto che, come mi aveva detto Brian, avevo messo in pericolo l'intero universo.

«Vorrei tanto avere il tempo di fare la vostra conoscenza ragazzi, ma ho del lavoro da fare e non ho...»

«No Virginia, non hai capito. Non siamo qua per fare amicizia, anche se spero che lo saremo finita questa storia. Mi incuriosisce molto il fatto che sei, almeno per noi, apparsa quasi dal nulla. Ma la verità è che siamo arrivati da te solo perchè siamo stati costretti a farlo.»

«Costretti da chi?» chiesi.

«Non da chi, ma da cosa. Il tuo Guardiano non ti ha detto...ah, già, tu non hai il Guardiano...» Eliott dovette mettere a tacere le domande curiose degli altri a quella frase «... il fatto è Virginia, che ci hai messo tutti in pericolo con le tue azioni, anche se mi pare di capire che non avevi nessuna idea di quello che stavi facendo.»

Ecco, appunto. Era incredibile come mi sentissi davvero e dannatamente responsabile per aver perso Jesse e aver messo in pericolo tutti, ma non appena qualcuno me lo faceva presente, mi sentivo quasi in dover di dover sottolineare come nessuno mi avesse mai detto niente in merito. Ci dovevano essere altre colpe oltre alla mia. Anche se mai come in quel caso, sapere di avere qualche altro colpevole non avrebbe allentato il mio senso di frustrazione.

«Mi puoi dire che diavolo sta succedendo che ancora non so? Per favore Eliott, ho bisogno di sapere ora. Sono stanca di muovermi sulle uova senza sapere quale sarà la prossima che schiaccerò sotto il peso della mia ignoranza.» Dissi seria.

Il mio cambio di tono credo sia stato apprezzato, perchè anche nelle loro facce lessi un allentamento della tensione.

«Posso dirti io qualcosa in merito.» Esordì finalmente anche il ragazzo con gli occhiali, Ricky mi pare l'avesse chiamato. «Purtroppo quando ti diciamo che hai messo in pericolo tutti non è una vaga metafora. Non sapevamo bene nemmeno noi come si sarebbe presentato il conto vibrazionale, perchè non era mai successa prima una cosa del genere. Non così a lungo almeno.» Ricky lanciò un occhiata verso la ragazza dark, che abbassò lo sguardo come a scusarsi per qualcosa. Forse non ero stata l'unica a fare qualche sbaglio. «Comunque sia il processo ora è iniziato, e non ce ne saremmo nemmeno accorti se per puro caso, non avessi dovuto incontrarmi con un Traversante in una precisa dimensione.»

Ci fu un momento di silenzio, di preoccupazione generale, che la mia frenesia di sapere ruppe improvvisamente «E cosa ti ha detto quindi?»

«Niente.» Riprese Ricky. «Non mi ha detto più niente perchè... quella dimensione non esiste più. E lui con essa molto probabilmente.»

LA TRAVERSANTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora