Avevo salutato mia madre con un bacio e un lungo abbraccio, come non facevo da tempo. Con un magone in gola che solo per caso non è sfociato in pianto. Non le volevo meno bene ora che sapevo cosa era successo, anzi, se possibile adoravo ancora di più quella donna che mi aveva cresciuto in modo così amorevole nonostante il dolore e la sofferenza che doveva aver passato.
Solo non capivo ancora bene cosa tutto ciò aveva scaturito in me. Ero stranamente calma e tranquilla, ma lo è anche un vulcano prima di esplodere. E come per le forze della natura, non c'era modo di capire se e quando sarebbe successo, per cui non avevo altra scelta che rimettermi in cerca di Jesse.
Brian avrebbe dovuto aspettarmi davanti alla biblioteca, ma dopo venti minuti di vana attesa la mia pazienza era finita. Non sono mai stata brava a stare ferma a far niente. Men che meno ora.
Avrei fatto quel viaggio da sola, ancora una volta. Entrai in biblioteca nel solito corridoio, lasciando salire le vibrazioni passando nella nuova dimensione. Annotai con il pennarello la cifra sul muro, 15.9998, il passo successivo. Non sapevo nemmeno più molto bene perchè avevo iniziato a farlo, ma mi faceva sentire tranquilla poter riconoscere la diversità.
Era ormai tardo pomeriggio, per cui non sarei potuta andare né a scuola, né davanti a casa mia o di Jesse per trovare qualche appiglio. Come solito ero partita senza avere un piano preciso, solo voglia e speranze che fino ad ora erano servite a poco.
Stavo per uscire dal corridoio senza una meta precisa quando mi scontrai contro un ragazzo finendo quasi per cadere a terra, se non mi avesse preso per un braccio tirandomi a sé proprio all'ultimo secondo.
Mi ritrovai tra le sue braccia con il viso ad un palmo dal suo, che aveva aperto il sorriso e i suoi occhi neri come la notte. Ero sul punto di scusarmi e distogliere il suo abbraccio fin troppo premuroso, quando lo riconobbi.
Era lo stesso ragazzo con cui mi ero urtata anche nel primo viaggio, mentre correvo via da casa di Jesse.
«Ancora tu?» gli feci io staccandomi dalle sue braccia, sentendo per un attimo un fremito simile a quello che avevo mentre viaggiavo tra le dimensioni.
«Come sarebbe ancora? Sei già caduta tra le mie braccia?» rispose lui con quel sorriso beffardo.
Ovviamente no, pensai. Non poteva certo ricordarsi di una cosa che non era successa in questa dimensione.
«No, scusami, ero sovra pensiero e non mi sono proprio accorta... scusami ancora»
«Figurati, è stato un piacere in fondo. Ehi, bel bracciale, non è un po' grande per quel polso così fine?»
Cavolo, doveva proprio essere affascinato dal mio bracciale se ogni volta che lo incontravo era la prima cosa che notava di me. Beh, la seconda, a giudicare da come mi fissava negli occhi ora.
«Si, beh già, è un... regalo, sai, diventa difficile rifiutare doni quando te li offrono così...sei stato molto gentile, devo proprio andare ora...»
«Ma no, aspetta, dove devi andare così in fretta? Perchè non vieni in sala musica con me ora, c'è un piccolo saggio di pianoforte, potresti fermarti un attimo, così eviti di scontrarti con altri sconosciuti.»
Scuotevo la testa mimando un 'no' da quando aveva iniziato a parlare, ma mi bloccai non appena sentii parlare di pianoforte. Certo sarebbe stata una coincidenza strana se avessi trovato Martha proprio lì, ma non era l'unica stranezza che mi stava capitando da qualche tempo a questa parte.
«Pianoforte, wow, mi piace. E dove sarebbe questo saggio? Suoni anche tu?»
«Certo, ma non questa volta però. È al piano di sopra, in aula musica, è solo per le ragazze oggi, ma ho un'amica che suona, magari te la presento.»

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LA TRAVERSANTE
Science FictionCome vi sentireste se una notte il vostro amore più grande sparisse davanti ai vostri occhi? Cosa fareste se la colpa fosse vostra? E se qualcuno vi dicesse che avete la possibilità di rimediare? Ecco la prova che Virginia deve superare. Conoscere...