Capitolo 16

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Era stata una giornata incredibile. Lunga e incredibile. Eppure stranamente, per la prima volta tornai in camera mia con un briciolo di speranza in più rispetto a quando ero uscita. Si potrebbe quasi dire che le cose stavano mettendosi bene.

Avevo trovato mia madre e mio padre seduti sul divano con un bicchiere di vino in mano e la bottiglia quasi vuota sul comodino. Erano vicini, rilassati e... intimi. Come non li vedevo da un sacco di tempo, ben prima di quello che era successo a me. Ne fui felice. Non sapevo se parte del merito era il fatto che avesse raccontato la verità su di me, ma vederli sorridere insieme al mio rientro era fantastico.

La figlia che tornava a casa dopo una serata con gli amici. Un normalissimo scorcio di vita familiare. In una famiglia che di normale, non aveva niente.

Ma non era quella la notizia migliore della giornata. Il piano che avevo escogitato insieme agli altri era semplice, anche se sarebbe stato decisamente impegnativo da attuare.

L'idea era quella di lasciare una specie di messaggio per Jesse, nell'unico punto e momento in cui ero sicura si fosse trovato. A mezzanotte di sabato, durante la festa delle lanterne, sarebbe stato sicuramente alla Rupe. Ce l'eravamo promesso tante volte, era un po' come il nostro 'punto di ritrovo'.

Tutto era nato durante una delle nostre prime uscite, quasi per scherzo. Entrambi andavamo matti per i film sugli zombie, ma c'era una cosa che ci lasciava perplessi. I protagonisti non si mettevano mai d'accordo su dove ritrovarsi in caso di qualche problema che li dividesse. Certo poi nel film alla fine si ritrovavano sempre, ma era assurdo non avere un 'punto di ritrovo' ben preciso ogni volta.

Noi lo decidemmo quella sera. Sarebbe stato vicino alla quercia sul bordo della Rupe. Se mai per un qualsiasi motivo ci fossimo persi, ci saremmo ritrovati lì. E quella sera, era proprio il Sabato delle Lanterne, dove a mezzanotte un migliaio di lanterne cinesi venivano fatte volare in cielo dalla piazza della città. Dall'alto della Rupe era uno spettacolo magnifico. Tra un bacio e l'altro.

Ero sicura che questo sabato lui sarebbe andato là.

Poi mi prese un colpo. Sentì una piccola folata di vento accompagnata da un passo proprio dietro di me e credetti di capire subito chi fosse.

«Brian cavolo, ti sembra il momento per apparire così?»

Ma non era Brian. Era Eliott.

«Ah, così aspettavi già un altro!» disse con un tono marcato di finta gelosia «Chi sarebbe questo Brian?»

«Che diavolo ci fai qua?» Risposi invece a bassa voce, chiudendo la porta della camera. Non volevo che i miei sentissero che c'era qualcuno in casa. E non volevo nemmeno raccontargli di Brian.

«Tu ancora non ti fidi di me, vero?»

No. Eppure anche ora mi guardava con quei suoi occhioni neri e un'espressione decisamente amichevole. Perchè non riuscivo a fidarmi dell'unico che fino a quel momento stava davvero per darmi una mano decisiva nel ritrovare Jesse?

«Tu ti fideresti di uno che entra di nascosto in camera e ti sorprende alle spalle?»

«Preferivi che suonassi al campanello e mi presentassi ai tuoi?»

«No, che c'entra. Però ti conosco da meno di un giorno. E non ho idea di chi tu sia realmente.»

«Sono quello che ti aiuterà a trovare il tuo ragazzo e salvare il mondo? Non ti basta?» E quella sua risata, questa volta più pacata, come avesse capito che non volevo fare troppo rumore e farci scoprire. Forse il primo gesto davvero spontaneo di comprensione che mi aveva mostrato. Ma non l'ultimo di quella sera. «Senti Virginia, so che è un momento molto difficile per te...» disse mentre si metteva a sedere sul bordo del letto proprio vicino a me, prendendomi dolcemente la mano tra le sue, calde e morbide «... ma non hai tutto l'universo contro, non tutto almeno. Io voglio aiutarti, anche perchè a dirla tutta, non ci tengo a finire nell'oblio di non so quale inferno dei Traversanti.»

Non ero mai stata in camera mia con un ragazzo così vicino, che non fosse Jesse. La cosa mi imbarazzò e non poco, però non volevo togliere la mano dalla sua. Avevo bisogno finalmente di essere confortata da qualcuno. Avevo bisogno, come non mai, di un amico. Così decisi di fidarmi. Perchè era l'unica cosa che potessi fare.

«Ci sono tante cose che non capisco in questa storia, tanti dubbi che mi attraversano. Tu sei uno di questi. Ma non posso continuare a vivere solo di dubbi, ho bisogno di affidarmi a qualcosa che abbia un senso.» Dissi cercando di essere il più neutrale possibile. «Ho bisogno di fidarmi, di te.»

Con qualche secondo di ritardo, lui sorrise e mi liberò la mano. «Ripagherò subito la tua fiducia con una buona notizia allora!»

«Con calma però, non sono abituata a queste giornate così positive...»

«Ricky pensa di aver trovato una specie di schema in quelle variazioni di energia. Potremmo riuscire a restringere di molto il cerchio in cui cercare Jesse.»

«Oddio, lo avete trovato davvero?»

«No, trovato ancora decisamente no. Però potremmo attuare in maniera perfetta il tuo piano del Sabato delle Lanterne, coprendo tutto l'arco di dimensioni che ci indicherà Ricky. Non sarà più come cercare un ago nel pagliaio. O meglio, avremo un pagliaio molto più piccolo.»

Non ci potevo credere. La situazione stava finalmente migliorando dopo tante delusioni. Ero euforica e non riuscì a fare altro che abbracciarlo stracolma di gioia.

«Dimmi che lo troveremo presto, ti prego.» Gli dissi all'orecchio mentre rimanevo immobile con la testa sulla sua spalla.

«Lo troveremo Virginia, te lo prometto. Ti fidi di me?»

E questa volta, mio malgrado, uscì un «Si.» E volevo fidarmi, davvero. Perchè quello che mi stava dicendo era esattamente quello che volevo più di ogni altra cosa al mondo.

Trovare Jesse.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 11, 2017 ⏰

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