In the morning: il maggiordomo, nuovo mistero

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La luna era alta ed illuminava sia i vicoli ben messi di Londra che le sue vie malfamate, mostrando non solo i pregi ma anche i difetti della città Britannica.

"Questo era l'ultimo senpai" comunicò il giovane shinigami mentre raccoglieva l'ultimo cinerecord.
"Perfetto Ronald. Oggi è stata una giornata impegnativa: oltre ai morti dei bassi fondi si è aggiunto Mr. Hall, nemmeno ho visto il mio Sebas-chan" si lamentò lo shinigami rosso.
"Senpai lo so che dobbiamo solo recidere l'anime delle persone, ma non fa strano che questi ultimi umani sono stati uccisi dalla stessa persona" si intromise un ragazzo giovane dai capelli neri, leggendo le informazioni riguardo alle anime raccolte in quei giorni.
"Allen, lo sai che dobbiamo occuparci solo delle loro anime, curiosare di più sulle loro morti o vite non è affare nostro".
"Si lo so senpai".
La discussione fra allievo e maestro terminò e i tre s'allontanarono, lasciando i corpi dei poveri malcapitati al loro destino.

Le prime luci del sole si facero largo per le vie della città, illuminandone le vie. Le prime persone uscivano di casa per iniziare la propria attività e i più giovani per andare alla scuola comunale. Nella campagna londinese si ergeva la maestosa e grande Villa Phantonville. I raggi del sole risaltavano il bianco delle sue pareti e filtravano dentro la villa illuminandone gli interni.

Il silenzio della villa fu spezzato dal frantumarsi di ceramica e porcellana. La cameriera dai capelli sul rosa e occhi coperti da un buffo paio d'occhiali, giaceva a terra con vicino i piatti ormai in frantumi.
"Mey Rin! Tutto bene?" chiese il giovane giardiniere mentre l'aiutava ad alzarsi, 'S..Si glazie Finnian".
La domestica notando i piatti frantumati iniziò a innervosirsi e tentò di rimediare ai propri sbagli, prima che il maggiordomo notasse il piccolo incidente.

Il misterioso maggiordomo della magione uscì dalla cucina con un carrello per dolci, incamminandosi verso la stanza del proprio padroncino per svegliarlo.
I raggi del sole illuminavano la camera del giovane Phantomhive, che stava ancora dormendo tranquillamente sul proprio letto. Il maggiordomo entrò silenziosamente, chiudendo la porta dietro di se ed aprendo la finestra "Bocchan è ora d'alzarsi, oggi avete la giornata fitta d'impegni: dalle dieci alle undici avrete lezioni di latino mentre nel pomeriggio alle cinque incontrerete Mr. Hall per discutere dell'esportazione alcuni prodotti della ditta in Italia" comunicò il maggiordomo mentre versava il tè sulla tazza, porgendola al proprio padroncino, che la prese insieme al bignè alla crema. Il giovane conte finita la pasta prese in mano il giornale leggendolo. "Ah vero signorino, è arrivata questa lettera proprio stamattina" rimembrò Sebastian porgendo una lettera a Ciel, che riconoscendola la lesse:

"Caro bimbo nostro

Questi giorni si è presentato un aumento di omicidi nelle strade di Londra.

I corpi vengono sempre ritrovati nelle vie malfamate di Londra, ma non solo: ci sono stati degli omicidi anche a Cardiff pochi giorni dopo l'omicidio del Mr. Gregory e del Mr. Hall.

Fra le vittime ci sono stati dei nostri vicini e cari amici; lo so che chiedo troppo dopo quello che è successo alla Weston School, ma questi omicidi sono un colpo al cuore non solo per me ma per l'Inghilterra stessa, e ora che anche dei nostri cari amici sono stati coinvolti ho il dubbio che la cosa sia più seria di quello che è.

Fammi avere notizie il più presto possibile.

Queen Victoria".

"Unm..vl'incontro con Mr. Hall puoi anche cancellarlo dato che è morto" "Come desiderate signorino".
Ciel fini il te, posando tazza e giornale sul vassoio.
Dopo che Sebastian lo vesti lasciò la camera entrando nel proprio studio, attendendo l'arrivo del professore di latino.
Richiamò il proprio demone chiedendogli di raccogliere i nomi, oltre a quelli del Mr. Hall e Mr. Gregory, delle vittime degli efferati omicidi. Sebastian obbedi, rispondendo con un "Yes, my Lord" prima di inchinarsi ed uscire.

Londra si presentava sempre allegra, nonostante gli ultimi eventi spiacevoli. Due ragazzi, uno sui dieci e l'altro sui quindici anni, correvano per le sue vie cercando la propria padroncina. "Lady Giselle! Lady Giselle dove siete?!" urlò il maggiore dei due guardandosi intorno, "Fratellone se Lord Abel scopre che l'abbiamo persa, c..ci punirà?" chiese tremando il minore, "Non pensarci Peter, forse, forse è con Lady Rose, prima di perderla di vista stavano parlando insieme". I due si scambiarono un'occhiata ed iniziarono a correre in un punto non ben preciso, ma la concentrazione dei due faceva intuire che sapevano già la loro metà.

Pochi isolati più in la due ragazzine stavano ammirando la vetrina della Funtom, incantate dai giocattoli esposti. La ragazzina un po' più alta aveva dei capelli lunghi rossi. raccolti in una treccia, ed occhi smeraldo; undissava un vestito bianco semplicemente decorato con merletti e pizzi. La coetanea invece aveva dei capelli biondi lunghi, raccolti in due ciuffi laterali, e occhi azzurri, un vestito rosa semplice ma sofisticato.

"Per te se lo chiedo a mio padre me la compra?" "Si! Tuo padre è un uomo gentilissimo e buono Lizzy. Sei bravissima nella scherma e questi giorni ti sei impegnata molto nello studio, per me un capriccio te lo anche accontentare" sorrise la rossa facendo una ruota, "Hai ragione Giselle". Le due si cambiarono un'occhiata sorridendo, raggiungendo subito la domestica di Elisabeth.

Nel mentre che le due ragazze camminavano la coppia di fratelli le raggiunse.
"Lady Giselle mi spiace rimembrarle che ora dovremmo ritornare alla villa" ricordò alla padroncina, Jonathan, nel mentre si sistemava la cravatta.
"Vero, che peccato. Lizzie se vuoi ci vediamo la prossima settimana" propose la rossa salendo sulla carrozza, "Si va bene Giselle".
"Peter riaccompagna Lady Elizabeth da Paula" "Venga con me Lady Middleford" Peter le porse la mano gentilmente e Elizabeth, sorridendo, la strinse, avviandosi e mescolandosi con la folla.

"Quante volte le ho detto di non andarsene in quel modo? È da imprudenti, non degno di una futura Marchesina".
Jonathan iniziò a fare la ramanzina alla giovane, che continuava a scusarsi volendo cambiare argomento.
"Fabian posso chiederti una cosa?" "Certo signorina".
"Tu e Peter da quando siete i maggiordomi del mio casato?".
Il ragazzo udendo tale domanda iniziò a pensare portandosi la mano sotto il mento.
"A pensarci bene signorina, da quattro anni".
"Vero, se si ricorda signorina io ho tre anni in meno di lei" aggiunse Peter entrando dalla finestra della carrozza, "Peter abbi un minimo di educazione e non entrare dalle finestre".
Il minore, in risposta al rimprovero del maggiore, rise imitandolo e facendo ridere di sua volta Giselle.

Il padre di Giselle, Abel Williams, era un uomo sulla trentina d'anni, conosciutissimo sia a Londra che in Francia per l'esportazione d'oggetti di lusso in tutta Europa.
Ma Abel Williams era conosciuto anche per possedere un'azienda di dolci: Linton, concorrente in questo campo della Funtom.

I tre tornarono alla villa, ricordando alla piccola Giselle i propri impegni pomeridiani.
"Oggi alle quattro avrete lezione di piano e successivamente di danza" "Posso provare l'arpa oggi?" chiese Giselle a Jonathan, guarda caso lui era il suo insegnante di musica, il ragazzo sospirò acconsentendo a tale richiesta.

Peter si divise dai due correndo a cambiarsi d'abito e mettendo uno adeguato per il giardinaggio.
Come il fratello, anche lui ricopriva un doppio ruolo: maggiordomo da compagnia di Giselle e giardiniere della villa.
Arrivò alla serra dove si occupava a delle piante grasse che il signor Williams aveva preso in Africa.
Le cure tranquillo, fermandosi quando senti dei passi famigliari entrare nella serra.
Continuo a occuparsi delle piante, dando le spalle alla donna che gli si stava avvicinando con un buche in mano.
La ragazza dimostrava sui venti anni, i lunghi capelli biondi erano tenuti da una coda e occhi nero risaltavano con la sua carnagione lattea.

"Ciao Beatrice" la saluto il ragazzo mentre si infilava i guanti e prendeva in mano una dahlia malata.

"Avete riperso la signorina mentre eravate in città?" chiese lei girandosi fra le dita una rosa,  sorridendo appena noto Peter farsi paonazzo in viso.
"Si, ma l'abbiamo ritrovata subito".
Beatrice annusò la rosa bianca, posandola delicatamente sui capelli di Peter prima di tornare ai suoi doveri di domestica.
La rosa appassì.

Black Butler: Book of MemoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora