VIII

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La donna aveva spalle larghe. Era sdraiata su un fianco e le mostrava la schiena. Gambe e braccia avevano i peli lunghi, i capelli erano di due colori, grigi per una spanna e poi di un rosso acceso. Il metro del tempo che aveva trascorso lì dentro. La sua gabbia era verde, un po' più bassa delle altre, più stretta. Al posto delle sbarre c'era una griglia fitta. Sopra una scritta:


удав

Anna la guardava già da diversi minuti, si concentrava su quel corpo nuovo per non focalizzarsi sulla realtà di essersi svegliata di nuovo lì, di essere ancora viva. Era nuda, era stata idratata, forse anche nutrita. Intorno un odore buono che la riportava a cose lontanissime, un maneggio frequentato a vent'anni con due amiche, quando andare a cavallo sembrava molto figo, ma poi non era riuscita a farsi piacere le bestie, troppo grosse e inclini a fare l'accidenti che volevano, altro che tallonate nei fianchi.

oggi sono una di loro

Non le aveva lesinato la paglia, ce n'era tanta, sotto e intorno a lei. Era ancora troppo debole per allungare il braccio e ammucchiarsela addosso, ma si faceva bastare il tepore e la morbidezza su cui era sdraiata. Voltandosi avrebbe trovato del cibo, l'acqua da gestire con parsimonia, si sarebbe potuta organizzare la pianificazione di una settimana di cattività. Non ne aveva la forza, non ancora. Organizzarsi significava piegarsi a una routine. Piegarsi significava rassegnarsi. Rassegnarsi significava che Lui aveva vinto. Così guardava la donna. Era sul lato lungo, ancora, non aveva mai sperimentato il lato corto del magazzino, quello in cui di fronte c'era nessuno. Quando fosse successo forse sarebbe ammattita, a guardare un muro per una settimana, o forse no. Magari il senso di isolamento le avrebbe fatto bene. Si sentiva indolenzita, soprattutto in un punto sulla schiena, e sapeva perché.

questa roba che ci inietta ci ammazzerà, prima o poi. sono sicura che ci intossica.

e il pensiero corse subito a Saverio. Fu per lui che trovò la forza di piegare le gambe e, molto lentamente, mettersi in ginocchio. Vedeva a malapena le assi del fondo sotto la paglia

posso fingere di essere da un'altra parte

anche perché c'era poca luce. Aveva avuto l'impressione che fosse giorno pieno, ma la sua gabbia era tutta in ombra. Si voltò di nuovo verso la donna di spalle

deve essere Sandra

il serpente

ed ebbe l'impressione che la parte grigia dei suoi capelli scintillasse addirittura, sotto la luce del sole. Allora capì, e l'emozione improvvisa la spinse ad alzarsi per crollare subito dopo sulle ginocchia, e poi rifarlo allungando le mani verso le sbarre a cui si aggrappò per restare in piedi. Era sul lato lungo, ma sotto le finestre. Davanti a lei si stendeva l'intero capannone, finalmente visibile. Le sembrò di guardare il mondo intero, l'America, la sensazione di spazio e vastità le tolse il fiato. Vasco

dov'è?

non importa.

aveva detto la verità, era un enorme blocco di cemento con finestre su tutti e quattro i lati, due più corti e due, tra cui il suo, lunghi una ventina di metri, a occhio e croce. Vedeva i carrozzoni, i tre davanti al suo e qualcosa là in fondo, mentre restavano nascosti i due laterali, quelli isolati. Saverio le aveva detto che Lui isolava sul lato corto quelli che voleva punire, che si erano comportati male.

«Sul lato corto non si vede un cazzo, signorina, ma si sente tutto. Io ti parlavo da lì la prima volta, quando tu sei stata stronza e io volevo solo aiutarti. E ancora non me le hai fatte le scuse, eh?» "pam!"

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