XI

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Era stato come il cinema. Di colpo un enorme affresco variopinto, enorme, imponente. Aveva preso tutte le medicine, le era venuta la diarrea ma la febbre si era abbassata e la tosse era diventata via via più tollerabile. Il biglietto era sparito la notte stessa della comparsa dei farmaci. Per due giorni era stata diligente, ferma al caldo, mangiare, bere, prendere le pillole enormi, sopportare i crampi, sforzarsi di non pensare.

Non devo ridere per forza adesso che sono sola, riderò con gli altri.

Uno spettacolo senza pubblico che spettacolo è?

L'ultima notte aveva dormito bene, finché non le levava la coperta le sembrava di non avere più nulla da temere.

Ma la coperta adesso era andata.

Il legno emanava quell'odore muschiato di quando è gonfio d'acqua e c'era anche un vago sentore dolciastro, forse candeggina, forse ammoniaca.
Ha lavato la gabbia. L'ha pulita dal vomito e dalla diarrea. Deve piacerGli davvero la sua collezione di animali, per sopportare tutto questo schifo.

Era rimasta come sempre in ascolto, immaginava di essersi di nuovo svegliata per prima, ma non si sapeva mai.

Mi sto abituando al narcotico. Mi sveglierò sempre più presto, finché non mi farà più effetto.

Tra dieci anni.

Girò intorno al pensiero, lo lasciò indietro, provò a spostarsi, la paglia a ricoprirla ovunque, e aprì gli occhi sull'affresco.

Il carrozzone era gigantesco, il doppio del suo, a spanne dieci metri. Il bordo era liscio, niente intarsi, blu scuro senza scritte sulla parte esterna e decorato a disegni variopinti nella parte interna. Diversamente dagli altri questi disegni non sembravano originali ma più recenti, dipinti a mano da un artista incerto, non particolarmente dotato. Le ruote invece erano una rossa e una gialla, forse quelle dall'altro lato, contro il muro, erano di altri due colori. C'era la griglia anche sul fondo e poi ci avevano applicato sopra esternamente dei pannelli di legno per oscurarla, ma era evidente che fosse a doppia apertura, così che le bestie che conteneva fossero visibili da entrambi i lati.

Non come le nostre che sono delle scatole.

In mezzo alla gabbia pendeva un trapezio malandato, composto da due catene e un'asta centrale. La paglia era tanta, sparpagliata ovunque, e in mezzo, tutte ammassate, dormivano le quattro scimmie. Come il coccodrillo non avevano nome, e non bisognava darglielo, Anna non ci avrebbe nemmeno provato, però voleva essere certa di distinguerle. Due maschi e due femmine, le età non erano comprensibili a colpo d'occhio. Uno dei due uomini era robusto, quasi pingue, di sicuro sopra i trenta, aveva i capelli scuri con un principio di grigio, radi sulla sommità del capo. Il secondo uomo era di schiena, sembrava più giovane ma Anna non ci avrebbe giurato, di sicuro era più magro, ai livelli di Saverio.

Dov'è Saverio?

Si tirò lentamente seduta, perse l'equilibrio, franò sulla spalla fuori dalla paglia e si coprì d'istinto, considerando di nuovo dopo tanto tempo il fatto di essere nuda davanti a degli uomini che l'avrebbero potuta guardare a loro piacimento.

Ci sono anche delle donne.

Una sola le era ben visibile, una donna bionda, ancora in carne, i seni grossi e pesanti appoggiati alla schiena dell'uomo grigio, su cui dormiva.

Non si ci è messa lei, in quella posizione, ce l'ha sistemata Lui.

Dell'altra si vedeva poco o niente, era rannicchiata tutta sotto la paglia, Anna le vedeva un ciuffo di capelli castani tendenti al rossiccio. La gabbia delle scimmie era sotto le finestre del lato sud, alla sua destra c'era quello che ora lei sapeva essere il trattore, coperto da un telo, e dietro al trattore spuntava qualcosa, un oggetto colorato di cui vedeva solo un pezzo. Sembrava un'insegna dipinta, scritta gialla su fondo rosso. Vedeva solo tre gobbette che potevano essere parte di numeri come di lettere, il resto era tutto dietro al telo. Rotolò sulla pancia e decise di proseguire carponi. Rispetto alla volta precedente aveva la sensazione che il suo carrozzone fosse in posizione arretrata, forse per distanzialo maggiormente da quello delle scimmie, e spostandosi all'estrema destra, il viso incastrato nelle sbarre, le ginocchia sul legno umido che sapeva di marcio, vide la porta. Era molto oltre il carrozzone più grande, in fondo alla parete, una porta tagliafuoco di metallo, senza maniglione antipanico ma con la maniglia.

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