XXII

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Niente lato nord, niente lato sud, niente lato corto.

Anna si svegliò in una scatola.

Il primissimo pensiero fu che fosse ancora notte, che non li avesse ancora addormentati, che avesse sbagliato i conti, o forse, chissà. Ma la riga luminosa le raccontò un'altra storia. Era supina, sul fieno che ormai puzzava di qualsiasi cosa, tra il sangue e la sporcizia che si portava addosso. Sopra di lei il soffitto con la botola invisibile, a lato, quando riuscì a spostare la mano, il sacchetto pieno e oltre il fondo, come sempre. Ma la puzza era dieci volte tanto, ovunque, opprimente.

Forse mi ha buttato dentro anche la merda degli altri.

Ma ci doveva essere una ragione più evidente che pure non riusciva a mettere a fuoco. Era buio, molto.

E allora cos'è quella riga?

La linea di luce, sottilissima, attraversava il soffitto correndo lungo le sbarre. Era così chiara che a guardarla le rimaneva il segno negli occhi, e se li chiudeva vedeva tante righe sottili, tutte uguali, che si spostavano.

Respira. Torna in te. Ragiona.

Ma il narcotico era di nuovo cambiato, le sembrava di pesare più di Giulio, tonnellate di Anna affondate nell'erba secca, i pensieri che giravano a caso, scontrandosi di tanto in tanto.

Ragiona, una cosa alla volta.

Sono ancora nella mia gabbia?

Sì, c'erano le sbarre e il soffitto, c'era la paglia e il sacchetto, pieno e duro, durissimo. L'odore era familiare, era il suo, era la sua puzza, analoga ormai a quella di Vasco. Allungò i piedi di lato fino ad agganciare una delle sbarre. Infilò le piante in mezzo e la usò come perno per ruotare. La testa le rimaneva indietro, le braccia annaspavano, arrivò a mettersi per il largo e tentò di vedere la latrina

Potrei trovare una bella asse avvitata sul buco.

ma quell'unica lama di luce non glielo consentiva. Il fetore terribile emanato dal cuore, però la rassicurò. Ci arrivò a manate lanciate a terra, la montagna di feci rinsecchite miste a schegge, la pappa collosa che era diventata il cuore in putrefazione, il buco largo quasi quanto un piede camuffato sotto uno strato di paglia.

Ha resistito tutto.

Ora poteva passare alla seconda domanda.

Perché sono al buio?

Forse le assi gliele aveva inchiodate davanti alle sbarre, del resto aveva fatto una cosa simile al carrozzone delle scimmie, chiudendo uno dei due lati.

Sai cosa me ne frega di cosa ho davanti! Io esco da un'altra parte.

Restando sdraiata allungò un braccio oltre il bordo del carrozzone, aspettandosi di trovare un ostacolo. Invece procedette e incontro solo lateralmente qualcosa di duro. Lo seguì pian piano verso l'alto. Erano altre sbarre. Tastò di nuovo per sincerarsene, queste erano le sue, lì finiva il suo carrozzone, poi c'era un dislivello ed ecco, altre sbarre.

E' un'altra gabbia.

Ha messo due gabbie attaccate.

La luce filtrava dall'alto nel punto in cui i due carrozzoni non collimavano, i bordi frastagliati a cozzare gli uni contro gli altri. Anna si sorrise dentro.

Dovevi farlo prima, con Vasco. Adesso una cosa del genere non mi spaventa di certo.

Cercò di capire chi ci fosse lì dentro. Avrebbe voluto escludere qualcuno per l'odore, ma non sentiva una puzza diversa dalla sua.

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