Capitolo Sette

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Ed eccoci qua.. scusate per l'attesa!! Ecco a voi l'incontro💙💚
Buona lettura!! 😘😘😘

Secondi.
Minuti.
Ore.

Nessuno dei due sapeva con esattezza per quanto tempo erano rimasti a fissarsi, prigionieri di quei due colori che erano diventati l'emblema del loro amore. Gli occhi di entrambi avevano per la prima volta da tempo una luce speciale, quella che acquisivano soltanto quando si trovavano l'uno in presenza dell'altro.
Il verde di Claudio diventava ancora più brillante, il nero di Mario si illuminava: questo erano l'uno per l'altro, erano luce. Un amore così grande, così intenso, per cui entrambi avrebbero letteralmente fatto di tutto.
E la follia che il veronese aveva fatto decidendo di raggiungerlo, mettendo a rischio la missione, proprio lui che era sempre stato così razionale e attento nella vita in generale ma sul lavoro ancora di più, ne era la prova. Ora che anche Claudio era riuscito ad ammettere ciò che sentiva soprattutto a se stesso, non poteva fare a meno di paragonare il rapporto che lo legava al romano alle sue precedenti relazioni, e si era convinto sempre più che prima di quell'Ispettore dagli occhi nerissimi lui non avesse mai amato, non veramente. Forse pensava di farlo, ci era andato vicino, ma nulla che aveva provato nella sua vita poteva minimamente avvicinarsi ai sentimenti che provava per quel ragazzo. Ogni volta che lo pensava, che lo guardava, si sentiva così pieno d'amore che pensava seriamente di doverlo esternare, o sarebbe scoppiato. E sapeva che per Mario fosse la stessa cosa.
Trovarselo davanti in quel momento fu un'emozione unica, fortissima. Era la prima volta che lo rivedeva dopo quella notte, LA LORO notte a casa del romano, e provò la necessità di averlo tra le braccia, quasi fosse un bisogno primario.
Perciò si riscosse per primo dalla trance in cui entrambi erano caduti, l'uno nel corridoio e l'altro in casa, dopo essersi fissati intensamente per quelle che erano sembrate ore, e facendo un passo verso di lui, sollevò un braccio, sfiorando con la mano il viso pieno di lividi di Mario in una carezza leggerissima, per la paura di fargli male.
Il romano si appoggiò alla sua mano chiudendo gli occhi, abbandonandosi a lui e a quella carezza,  lasciandosi andare ad un debole sospiro; poi, come se la realtà bruscamente gli fosse tornata alla mente, spalancò quei carboncini così luminosi di cui il veronese aveva imparato ogni sfumatura, e guardandosi intorno più volte con il panico nello sguardo, lo afferrò per quel braccio che poco prima era stato il suo sostegno e dopo aver esclamato "E tu cosa ci fai qui?" lo tirò velocemente dentro l'appartamento, così di colpo che quasi Claudio inciampò nei suoi stessi piedi. Solo dopo che la porta dietro di loro si chiuse, e lui ebbe controllato dallo spioncino che la situazione fosse tranquilla, appoggiando anche l'orecchio alla porta per poter udire rumori sospetti, che grazie al cielo non sentì, si concesse di voltarsi verso quel ragazzo bellissimo, che era il suo mondo e che per pochi secondi gli aveva fatto dimenticare l'orrenda realtà che stava vivendo senza di lui. Vederlo lo aveva fatto sentire felice come solo la loro notte era stato, ma dopo pochissimi secondi la consapevolezza che il suo uomo, l'amore della sua vita, si trovasse in quei luoghi pericolosi e che potesse accadergli qualcosa se per caso la gang lo stesse spiando gli raggelò il sangue. Per questo si era riscosso così bruscamente da quello stato di gioia totale che lo aveva investito quando i suoi occhi avevano incrociato quelli del veronese, e lo aveva invitato così poco elegantemente dentro casa.
Claudio, che conosceva alla perfezione il romano e il suo carattere così fumantino, capì al volo che non sarebbe riuscito ad evitare una bella strigliata, a giudicare da ciò che vide negli occhi del compagno quando, una volta al sicuro all'interno dell'appartamento, i loro sguardi si incrociarono nuovamente. Ci vide quella luce, che gli fece capire quanto anche lui fosse mancato all'Ispettore, ma anche tanta ansia, e molta paura. E non fu difficile per lui intuire a cosa fosse dovuta: alla sua presenza lì, in quei luoghi che il romano aveva già sperimentato nella loro oscurità. Dopo pochi secondi, infatti, Mario gli domandò nuovamente "Cosa ci fai qui?" E al suo silenzio "Cosa cazzo ci fai TU qui?!?!" gli chiese arrabbiato.
"Mario, amore, so che non avrei dovuto farlo, ma ieri sera al telefono.. mi sei sembrato strano.."
"E la soluzione migliore ti è sembrata quella di venire fin qui, mettendo a rischio la mia copertura, la riuscita dell'intera indagine e soprattutto te stesso??!" Lo interruppe il romano.
Claudio, consapevole di aver sbagliato ma anche del motivo per cui il ragazzo fosse così spaventato, "Amore lo so, so di aver agito di impulso, senza pensare, proprio come ti rimprovero di fare spesso, ma  quando ho capito che qualcosa non andava, e che mi stessi nascondendo qualcosa, non ho potuto farne a meno. C'era in ballo la tua sicurezza capisci?! Dovevo sapere come stessi".
"E come hai fatto a proposito?! Come hai saputo le mie condizioni e l'indirizzo della nuova casa?!"
"Filippo." rispose il veronese, non riuscendo a guardare Mario negli occhi.
"Ecco perché era così strano! Quell'incontro era solo per poterti riferire come stessi.." borbottò il ragazzo.
"Si, ma non prendertela con lui.. so essere molto persuasivo in certi casi.. " si interruppe quando notò le mani di Mario strette in pugni, segno inequivocabile del suo nervosismo. "Ti prego, calmati.." gli sussurrò.
"Calmarmi?! CALMARMI CLAUDIO?! Sai quando stavo qui da solo qual era la mia unica consolazione?! L'unica cosa che mi faceva stare tranquillo?! Sereno?! Il pensiero di te lontano da questa merda. Di te, della persona che amo più di me stesso, a casa, al sicuro!"
E Il veronese a quelle parole non ci vide più, perché pur capendo il punto di vista del romano, aveva bisogno che anche lui comprendesse ciò che provava in quella situazione.
"E non pensi che per me sia lo stesso?! Non pensi che anche io vorrei più di ogni altra cosa che tu fossi al sicuro? Saperti qui a rischiare la tua vita ogni singolo minuto di ogni giorno e io che potrei guardarti le spalle, che potrei proteggerti non posso farlo perché sono lontano?! Da quando sei partito io vivo con l'ansia che quel dannato telefono suoni e il commissario mi dica che ti è successo qualcosa!" Urlò con le lacrime agli occhi, liberandosi dai pensieri che lo tormentavano da settimane.
Vedere Claudio in quello stato scioccò il romano, che poteva solo immaginare cosa lui provasse rispetto alla sua decisione di affrontare quella difficile missione sotto copertura. Immaginava che il veronese ci stesse male, dato l'amore che li legava, ma vederlo così, rotto, spezzato dalla sofferenza gli fece male al cuore.
Si calmò immediatamente, non sopportava di vedere quel ragazzo piangere. Nonostante la consapevolezza che avesse sbagliato e si fosse messo nei guai, non riuscì più ad avercela con lui.
"Claudio..." sussurrò avvicinandosi a lui.
Il veronese però aveva ormai rotto le dighe, e come un fiume in piena vomitò tutto quello che si era tenuto dentro in quel periodo. "E non hai idea di come mi sia sentito quando Filippo mi ha detto in che stato eri, ieri pomeriggio!! Mi sono sentito morire quando ho saputo le tue condizioni!! E il fatto che non potessi essere con te, a prendermi cura di te, mi ha spinto a fare questa follia."
Mario tentò di interromperlo per confortarlo, ma capì che Claudio aveva bisogno di sfogarsi, perciò attese che lasciasse uscire tutto, comprendendo forse per la prima volta per davvero il suo punto di vista.
"Perché so che è stata una follia la mia, lo so Mario. Ma per amore, quello vero, anche una persona razionale come me fa pazzie. Hai ragione, ho sbagliato a venire, ma capisci che da uomo completamente innamorato non ho avuto scelta?!" mormorò con un filo di voce.
Il romano si avvicinò a lui, non riuscendo più a stargli così lontano, e gli asciugò le lacrime in un gesto così dolce che fece sorridere il veronese. In risposta, anche Mario sorrise, e sentì come se tutta la rabbia e la paura che stava provando venissero accantonate per lasciare spazio ad un'altra necessità: quella di avere il suo uomo accanto. Senza altre parole, si avvicinò ancora di più, e finalmente circondò i suoi fianchi con le braccia, appoggiando il viso nell'incavo del suo collo,  il posto che più preferiva nel mondo.
Claudio lo strinse subito dopo, avvolgendo le braccia al suo collo, in quello che era ormai diventato il 'loro abbraccio'.
La sensazione che entrambi provarono fu di ricominciare a respirare, come se per tutto il tempo che avevano trascorso separati avessero vissuto in apnea; essere l'uno nelle braccia dell'altro li fece rendere conto di quanto erano solamente sopravvissuti lontani, senza vivere davvero.
Il veronese si staccò leggermente dall'abbraccio, ispezionando il viso del suo uomo, accarezzando ogni livido con la leggerezza di una piuma, "Che cosa ti hanno fatto.." sussurrò, la rabbia verso chi gli aveva fatto tutto ciò che iniziava a fare capolino dentro di lui.
"Shhh.. non ti preoccupare per me, non è niente, io sto bene, adesso che sei qui con me sto veramente bene" gli disse, accarezzandolo, tentando di confortarlo.
"Che cosa ti è successo?" continuò Claudio, ancora con le mani sul suo viso.
"Dopo te lo racconto, ma adesso baciami. Per favore Clà" lo pregò Mario, che non riusciva a resistere un minuto di più senza avere le labbra dell'altro sulle proprie. Il veronese non si fece pregare ulteriormente, anche lui non vedeva l'ora, e portando una mano dietro la testa del ragazzo, lo avvicinò nuovamente a sè, catturando le sue labbra che non assaggiava da troppo tempo. Si baciarono a lungo, i loro cuori che battevano così forte che potevano sentirli, loro completamente  travolti da quell'amore immenso che provavano l'uno per l'altro. "Quanto mi sei mancato.. quanto" si sussurravano reciprocamente tra un bacio e l'altro, incapaci di staccarsi se non per pochi secondi.
Mario si allontanò leggermente dal corpo del veronese, che non riuscendo a staccarsi totalmente da lui prese a lasciargli baci umidi sul collo, per prenderlo per mano e condurlo verso la sua camera da letto.
Arrivati in stanza ripresero a baciarsi sempre più appassionatamente, e il veronese spinse dolcemente il romano sul letto, togliendogli la maglietta e lasciandolo a petto nudo: stava per riprendere a baciarlo quando il suo sguardo cadde sul suo petto, costellato da grossi lividi violacei, e si bloccò incapace di continuare. Si accasciò sul letto come se fosse senza forze, non volendo credere a ciò che quelle persone avevano fatto al suo Mario. Stava pensando a pugni stretti che avrebbe voluto andare a cercarli, averli davanti per ucciderli con le sue stesse mani, quando il romano, come aveva sempre, costantemente fatto da quando lo conosceva, lo salvò dai suoi stessi pensieri ancora una volta. Capendo al volo cosa stesse passando per la testa del suo uomo, con fatica gli si inginocchiò davanti e prendendogli entrambe le mani lo guardò negli occhi e gli mormorò le uniche parole che lo avrebbero distratto da quei pensieri negativi.
"Guariscimi", gli disse, e il cuore di Claudio perse un battito. "Con le tue carezze delicate, i tuoi tocchi gentili, il tuo amore incondizionato.. guariscimi".
Claudio, per quanto desiderasse vendetta contro quelle persone a lui sconosciute, non avrebbe mai potuto ignorare quella richiesta così meravigliosa e dolce, e alzando lo sguardo verso di lui, gli accarezzò una guancia, e se lo tirò addosso baciandolo e sussurrandogli "Ti amo ti amo ti amo" tra un bacio e l'altro.
Si tolse la t-shirt che indossava rimanendo anche lui a petto nudo, e fece di nuovo sdraiare Mario con delicatezza. Riprese a baciarlo, permettendo alle loro lingue di incontrarsi in una danza sensuale, facendo leva sulle sue braccia forti per non pesargli.
"Dimmi se ti faccio male.. non voglio fartene!" Gli mormorò con un'espressione dolcissima, accarezzandolo in continuazione.
"Sta tranquillo amore, tu non potresti farmi male.. mai!" rispose subito il romano con un sorriso, lasciandogli un bacio prolungato sulla fronte, uno sul naso e uno sulla bocca.
Claudio fece un respiro profondo per calmarsi e lo baciò ancora, ricercando la sua lingua e intrecciandola alla propria. Le sue mani nel frattempo presero a lasciare carezze leggerissime sul petto del romano, con il pollice e l'indice che iniziarono a stimolare il capezzolo sinistro del ragazzo, accarezzandolo con cura. Il veronese prese a lasciare piccoli baci su tutto il suo viso, in corrispondenza dei lividi, con una dolcezza tale che non pensava di possedere. Scese lungo il collo di Mario, lo leccò e succhiò il suo punto sensibile, appena sotto l'orecchio.
Niente avrebbe potuto prepararlo alla sensazione di risentire il suo uomo gemere per il piacere che lui gli stava provocando: non appena lo udì, sentì la sua erezione già formata ingrossarsi sempre più, ma volendo concentrarsi solo su di lui, la ignorò e continuò a lasciare baci umidi lungo tutto il suo petto, appoggiando le labbra su ogni livido, come se con il suo amore potesse guarire tutti quelli che contornavano il suo torace, uno a uno.
Mario accarezzava i suoi capelli, mentre si abbandonava a lui, alla sua dolcezza e al suo amore, al piacere che gli stava dando, la bocca semiaperta e gli occhi chiusi. Rilasciò un gemito più rumoroso degli altri quando Claudio raggiunse un capezzolo, e lo racchiuse tra le labbra, succhiandolo e leccandolo, mentre la sua mano si dedicava all'altro senza sosta.
Percorse gli addominali del ragazzo alternando baci umidi e leccate, e raggiunse presto il bordo dei pantaloni della tuta che Mario ancora indossava. Prese a lasciare baci sull'erezione del romano, che per avere maggior contatto data la presenza ingombrante degli indumenti inarcò la schiena per spingersi contro di lui, ma il veronese lo tenne fermo, mani sui suoi fianchi, intenzionato ad andarci piano. Il moro sbuffò leggermente capendo le sue intenzioni, e dopo pochi minuti che gli parvero infiniti, anche Claudio, non riuscì a resistere ulteriormente e gli tolse i pantaloni, approfittando del distacco necessario per spogliarsi completamente dei propri e dei boxer. Si sdraiò nuovamente sul suo uomo, l'unico pezzo di stoffa a dividerli i boxer del romano, e continuò a lasciare baci a bocca aperta lungo il suo inguine e sulla sua erezione, ormai totalmente formata e dolorosamente ristretta dall'indumento.
Dopo l'ennesimo lamento di Mario, il veronese lo accontentò e tolse anche l'ultimo ostacolo tra loro, trovandosi faccia a faccia con il piacere del romano: gemendo lui stesso afferrò la base e prese a lasciare baci lungo tutta l'asta, raggiungendo la punta e lasciando leccate su di essa, facendo in modo di giocare con il suo piercing sulla pelle calda del ragazzo. Dopo averla succhiata ripercorse l'erezione di Mario con la lingua, tracciandone la vena sporgente, provocando in lui gemiti sempre più rumorosi, e quando non riuscì più a resistere lo prese in bocca fin dove gli fu possibile, continuando a pompare la base con la mano. "Amò-od-oddio" urlò il romano, stringendo le lenzuola nei pugni, ormai al limite; nessuno dei due voleva che venisse in quel modo, perciò a malincuore il veronese si staccò dalla sua erezione, raggiungendolo per dargli un bacio che aveva il suo stesso sapore.
"Se fai così non ce la faccio Cla, oddio" disse Mario, ancora in balia del piacere, poi lo fissò con quei suoi occhioni neri così luminosi "Davvero amore, ti voglio dentro di me." Il veronese, che inizialmente aveva sorriso, si fece serio e "Ogni tuo desiderio è un ordine.. Ispettore" gli mormorò sexy all'orecchio, mordicchiandogli il lobo mentre portò la sua mano alle labbra del moro, che capì al volo.
Fissando quei bellissimi occhi verdi prese a succhiare le dita di Claudio, a leccarle, a concentrare la sua attenzione sulla punta di esse, come se stesse dedicando attenzioni ad un'altra parte di lui, non distogliendo mai lo sguardo da quello del suo uomo. Per questo lo vide deglutire, e sentì l'eccitazione del veronese molto evidente sulla sua coscia: sorridendo, succhiò le dita con più vigore, e Claudio non ce la fece più. Tolse le dita bagnate della saliva di Mario dalla sua bocca, e abbassandosi sul suo collo prese a lasciargli baci a bocca aperta, leccandolo, mentre un primo dito si fece strada tra le natiche del romano, e dentro di lui. Il ragazzo gemette dopo poco, andando incontro al veronese con il bacino; dopo poche rotazioni, Claudio inserì anche il secondo, lasciando a Mario, che continuava a spronarlo e a gemere, il tempo di abituarsi sforbiciando le dita dentro di lui.
Abbassandosi, prese a succhiare un capezzolo, e nel mentre inserì un terzo dito, preparando il romano a dovere, il ragazzo completamente abbandonato a lui, la testa all'indietro, una mano ad accarezzargli i capelli e l'altra che stringeva le lenzuola, la bocca aperta a rilasciare gemiti e suoni strozzati mentre muoveva il bacino incontro alla mano del veronese.
Claudio lo osservava incantato, incredulo che quell'essere speciale fosse la sua metà, e decise di non poter più aspettare, doveva farlo suo, essere dentro di lui. Subito. Perciò dopo essersi allontanato velocemente per recuperare il preservativo ed averlo indossato, si masturbò per pochi secondi e si precipitò di nuovo sul romano, facendo leva sui suoi gomiti.
Gli accarezzò il viso e mentre catturò le sue labbra, si spinse dentro di lui con dolcezza; non appena fu completamente avvolto dalle sue pareti strette dovette chiudere gli occhi: per la prima volta dopo settimane, si sentiva completo.
Lasciò a Mario qualche attimo per abituarsi alla sua intrusione, e al suo segnale, prese a spingere con un ritmo dapprima lento, poi più veloce, e ad un suo cambio di angolazione colpì la prostata del romano, che urlò il suo nome. Continuò ad affondare sempre in quel punto che ridusse Mario a supplicarlo, e lui al volo lo aiutò, portando una mano tra loro, alla sua erezione.
Prese a masturbarlo a ritmo dei suoi affondi, non una volta distogliendo lo sguardo da lui. Si amarono a lungo, guardandosi negli occhi, baciandosi, accarezzandosi, fino a che l'orgasmo migliore di sempre li investì.

Rimasero a letto abbracciati, troppo stanchi per parlare, la testa di Mario sul petto di Claudio, esattamente sul suo cuore.
"Grazie." disse Mario, rompendo il silenzio.
"Per cosa amore?" Chiese il veronese, accarezzandogli
i capelli e dandogli un leggero bacio sulla fronte.
"Per avermi fatto scoprire l'amore, quello vero. Prima di te.. non l'avevo mai conosciuto."
Claudio lo strinse un po' di più "Per me è lo stesso. Pensavo di averlo già provato.. Ma ora che so come mi sento quando sto con te..  non ci sono dubbi. Erano storielle le altre, non amore."
"Sei la mia vita amò."
"E tu il mio mondo Mario."

Si coccolarono ancora per un po', e si addormentarono, ognuno con il proprio mondo tra le braccia.

Eccomi qua!!! Che ne pensate? Fatemi sapere!!! Grazie a tutti per leggermi, a presto con il nuovo aggiornamento!!! 😘😘😘

Taking Chances (Clario) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora