Capitolo Tredici

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Ciao a tuttii!! Ho fatto prima che ho potuto, ecco il nuovo capitolo!! Spero vi piaccia!! Grazie come sempre per leggermi, per i commenti e le stelline!! ♥️♥️ vi avevo detto che questo sarebbe stato l'ultimo capitolo.. Ho deciso di voler raccontare ancora un paio di cose, quindi ci sarà un altro capitolo e poi il 15esimo sarà l'epilogo.
Buona lettura!! 😘😘😘


Claudio si sentiva svenire. Sentì un grido, una voce dilaniata dal dolore, urlare "NOOOOOOO", e soltanto dopo capì che era la sua. Proveniva da lui.
Gli sembrava che il tempo si fosse fermato, che tutto si muovesse al rallentatore: vide Mario cadere a terra, e sentì Marco bofonchiare "Se ti fossi fatto i cazzi tuoi, e avessi ascoltato i miei due avvertimenti, tutto questo non sarebbe successo."
E tutto gli fu chiaro.
Una rabbia cieca si impossessò di lui. Percepì movimento attorno a lui, ma non se ne curò.
In due falcate raggiunse il suo ex collega, il suo ex amico, e con un rapido ed esperto movimento lo disarmò.
Voleva ucciderlo a pugni. Scaricare tutta la sua furia su quel pezzo di merda. Perché sparargli non lo avrebbe soddisfatto, sarebbe stato troppo veloce. E lui avrebbe sofferto troppo poco. Iniziò a colpirlo ripetutamente sul viso, con una forza impressionante, senza smettere un solo secondo: sembrava una macchina.
Andrea, che aveva subito ammanettato il russo Igor e lo aveva affidato velocemente ad un collega per raggiungere Mario, lo chiamò "Basta Claudio! Così lo ammazzi! Mario. Mario ha bisogno di te Claudio!"
Bastò quel nome, pronunciato dal collega, per far sì che il veronese riemergesse dalla sorta di trance in cui era caduto. Alla velocità della luce si rialzò dal corpo di Marco, incurante delle nocche insanguinate e probabilmente doloranti, e raggiunse subito Andrea a fianco del romano.
Il ragazzo si fece subito da parte, capendo la necessità di Claudio di stargli accanto da solo; raggiunse il suo ex collega e torreggiando sopra di lui lo ascoltò lamentarsi per il dolore al volto e alle costole, dove il veronese lo aveva colpito con una scarica di pugni.
Guardandolo schifato, lo fece alzare e lo ammanettò, nonostante l'uomo affermasse di aver bisogno di un'ambulanza, e che Claudio avrebbe dovuto pagarla per averlo aggredito.
"Certo, credici. L'unica cosa che farò io sarà sbatterti in galera, e spero che tu ci rimanga per sempre. Se vorranno, ti porteranno a fare un controllo gli agenti della prigione. Io non lo farò di sicuro. Traditore." Lo disse tra i denti, Andrea, con una rabbia che nessuno gli aveva mai visto in anni di lavoro.
All'ennesimo borbottio di Marco, lo spinse verso un altro collega che lo avrebbe condotto all'auto, per poi portarlo nell'unico luogo che gli spettasse.
Si voltò, sapendo che mancasse qualcuno all'appello, e vide che erano riusciti a mettere mano alla maggior parte dei membri della gang, ma che mancava uno dei ragazzi con cui Mario aveva avuto più a che fare: Andrea, detto Andy, non era ammanettato all'interno del magazzino come tutti gli altri.
Scattò velocemente all'esterno, scrutando l'orizzonte sperando di poterlo individuare, quando notò con la coda dell'occhio movimenti vicino ad una fila di alberi a una decina di metri di distanza. Pistola alla mano, non esitò e attento a non fare rumore corse verso i cespugli. E ciò che trovò lo lasciò interdetto.
Inorridito.
Perché lì, disteso sull'erba, c'era il corpo di colui che più di tutti li avevi aiutati a rintracciare Mario, che lo aveva tenuto d'occhio come un vero amico. Leale, che non aveva mai voltato le spalle a nessuno di loro.
E che adesso giaceva lì, senza vita. La sua unica pecca, quella di aver dato una mano a colui che in passato lo aveva più volte aiutato, a cui lui si era davvero affezionato.
Filippo.
E di Andy, nessuna traccia.

All'interno del magazzino, Claudio non lasciò Mario nemmeno per un secondo.
Quando l'aveva raggiunto, dopo aver preso a pugni Marco, una parte di lui aveva quasi desiderato di perdere i sensi, di lasciarsi andare a quel buio che lo chiamava da quando aveva visto il suo ragazzo, l'uomo che amava di più al mondo, cadere a terra con quel coltello al ventre.
Si era buttato accanto a lui, chiamandolo e accarezzando qualunque parte di lui riuscisse a raggiungere, mentre il romano si voltò e guardandolo i suoi occhi si illuminarono come solo in presenza del veronese accadeva. E Claudio sapeva che a lui succedeva la stessa cosa.
"Cla" sussurrò il moro debolmente, mentre una sua mano raggiunse il volto del fidanzato, per lasciargli una carezza leggera come una piuma, ma che gli costò  molta fatica, "tu stai bene?" gli domandò dolorante.
Il veronese, con le lacrime agli occhi, "Non parlare amore, non affaticarti! Io sto bene, ma sarà ancora meglio quando starai bene anche tu"! gli rispose, portando entrambe le mani attorno alla ferita per fermare l'emorragia, stando attento a non urtare il coltello. Fece pressione, e il romano lasciò sfuggire un gemito di dolore.
Claudio lo guardò e "Amore perdonami, ma devo fermare l'emorragia! Scusami amore mio, scusami!" disse, l'idea di provocare dolore al suo uomo un pensiero inaccettabile.
"Sta tranquillo amore, so che devi farlo." Dopo un attimo di silenzio, Mario lo guardò e gli sorrise leggermente, e il veronese seppe cosa stava per dire ancora prima che lo facesse, perciò lo interruppe "Tu starai bene, Mario. Starai bene e vivremo la nostra vita insieme. La nostra favola."
Il romano sorrise e annuì debolmente, "Però se non dovesse succedere..  ho bisogno che mi prometti una cosa, amore.." mormorò, la voce un sussurro.
Il veronese capì cosa gli stesse per dire il suo ragazzo, e lo interruppe un'altra volta, lasciando le lacrime libere di cadere, "No Mario. TI prego. Non dirmi addio. Non farlo mi hai sentito?"
"Amore mio.. io ti amo così tanto, che ho bisogno che tu mi prometta questa cosa." gli disse il moro affaticato.
E Claudio cedette. Anche lui lo amava, tantissimo, immensamente. E pur sapendo che gli avrebbe fatto male, acconsentì.
"Mi devi promettere che se per caso mi accadesse qualcosa tu non ti lascerai andare. So che ti sto chiedendo tanto, e credimi non è facile nemmeno per m-me. Ma prima o poi, dovrai rifarti una vita c-con qualcun altro."
Il veronese non riuscì più a resistere, scoppiando in un pianto disperato e negò con la testa, facendo piangere anche il romano.
"Ti posso dire che proverò a non lasciarmi andare. Ma sul fatto di sostituirti te lo puoi scordare. Nemmeno tra un milione di anni." finì di parlare con una voce ferma e decisa che stupì perfino se stesso. "E adesso basta con questi discorsi. Perché tu STARAI BENE, e io e te andremo a convivere, tu mi sentirai cantare tutti i santi giorni e dovrai dirmi che sono intonato perché potrei seriamente arrabbiarmi altrimenti." proseguì con un sorriso sulle labbra, che in meno che non si dica raggiunse anche quelle di Mario.
"Cla.. ho freddo"
"Lo so amore mio, resisti.." Si tolse la il giubbotto e tentò di coprirlo il più possibile, e si accucciò ancor più vicino al viso del romano.
"Mi dai un bacio?" gli domandò il moro, e il veronese si tuffò su quelle labbra che gli erano mancate come l'aria. Per entrambi fu come tornare a respirare, ma dopo troppo poco tempo a malincuore Claudio si staccò per non che il compagno si affaticasse troppo.
"Tieni a mente questo bacio, e quanti ti aspetteranno quando starai bene.. non solo quelli" gli sussurrò all'orecchio, malizioso.
Mario sorrise, ma subito cambiò espressione quando un dolore acuto lo attraversò, e sentì il buio inghiottirlo.
Poco prima di svenire, "Ti amo Claudio" mormorò.
"Mario. Mario. Svegliati ti prego! Non mi lasciare! Marioo" gridò piangendo. "Dov'è quella cazzo di ambulanza?!" urlò ai colleghi, e proprio in quel momento Andrea rientrò dall'esterno, con aria affranta.
Si avvicinò subito al collega e abbassandosi alla sua altezza gli appoggiò una mano sulla spalla, dicendogli che ormai sarebbe stata questione di minuti.
Come richiamata dalle loro parole, udirono una sirena in lontananza che si fece a mano a mano più vicina.
Tre addetti del 118 entrarono velocemente, e tempestivamente ma attentamente misero la maschera dell'ossigeno a Mario e lo issarono sulla barella, chiedendo da quando non fosse cosciente. E altre domande a cui Claudio rispose meccanicamente, senza staccare gli occhi dalla figura del romano, mentre gli teneva stretta una mano, non volendo lasciarlo nemmeno per un attimo.
"Viene lei in ambulanza con noi?" domandò uno degli addetti, rivolgendosi al veronese.
"Certo. Certo che vengo io." Rispose lui sicuro, voltandosi verso Andrea e guardandolo interrogativo.
E il ragazzo capì al volo cosa il veronese gli stesse chiedendo, e "Ti raggiungo in ospedale, ci vediamo li." Confermò. 
Claudio salì in ambulanza dopo che gli uomini del 118 ebbero caricato un Mario ancora privo di sensi, e "Grazie" gli mimò a fior di labbra, prima che le porte si chiudessero e che il mezzo di soccorso partisse, dirigendosi verso l'ospedale.

Taking Chances (Clario) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora