Capitolo Quattordici

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Ciao a tutti!! Ringrazio ancora una volta chiunque abbia letto, commentato e stellinato la mia prima ff  a capitoli.. Come ho già detto, questo sarà l'ultimo, poi ci sarà l'epilogo e questa storia finirà qui.. però non è detto che non parli ancora di questi Claudio e Mario.. 💚💙
Comunque con l'anno nuovo ho un'idea per una nuova storia.. Spero che mi facciate compagnia anche con quella! Grazie a tutti di nuovo!!! 💚💙
Buona lettura!! 😘😘😘

 L'amore della sua vita era sveglio.

Si costrinse a non correre verso il letto, restando indietro per permettere al medico e all'infermiera di visitare Mario, ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Lacrime di sollievo gli solcavano le guance, mentre non poteva impedire ad un sorriso sempre più grande di fare capolino tra di esse.
E poi successe.
I loro occhi si incontrarono, per la prima volta dopo ore.
Verde nel nero.
Nero nel verde.
E ogni proposito razionale di Claudio si dissolse; l'idea di lasciar lavorare il personale dell'ospedale, di aspettare che uscissero dalla stanza: ogni cosa perse importanza quando vide le labbra del romano pronunciare debolmente il suo nome.
In poche falcate raggiunse il letto ignorando i borbottii del dottore, e sotto lo sguardo sognante dell'infermiera prese delicatamente il viso di Mario tra le mani e lo ricoprì di baci. Sul naso, sulle guance, sulla fronte, sulle palpebre che il romano aveva chiuso per godersi maggiormente le sue coccole, ed infine, le sue labbra.
Quando le loro bocche entrarono in contatto, tutto ciò che li circondava sparì: l'ospedale, il personale medico, i rumori dei macchinari, l'odore di disinfettante.
Tutto ciò che contava erano loro due, felici di potersi vivere di nuovo. Quando le loro lingue si incontrarono, entrambi rilasciarono un gemito, e poi un altro, quando i loro piercing entrarono in contatto; non potendo resistere alla passione, Claudio si spinse ancora più vicino al compagno, approfondendo ulteriormente il bacio, fino a che un lieve rumore ridestò i due ragazzi.
Il medico, imbarazzato, tentava di richiamare la loro attenzione da minuti, e non ottenendo risultati aveva iniziato a tossire.
Si riscossero immediatamente, scusandosi con il dottore che sorrise insieme a loro, intimandogli di fare attenzione perché il romano era ancora molto debole e stanco, e sorridendo sotto i baffi, di rimandare certe attività al ritorno a casa del paziente. Confermò la buona salute e la fortuna di Mario, e se ne andò con l'infermiera, impegnata nel giro dei pazienti.
"Guarda te se ce dobbiamo far riconoscere pure in ospedale!" sorrise il moro, che non avendo una risposta dal compagno si voltò verso di lui.
Il veronese lo stava fissando con uno sguardo che trasudava amore incondizionato, e le lacrime gli solcavano il viso.
"No amore non piangere! Io sto bene!" mormorò debolmente, cercando di allungare un braccio per afferrarlo.
"Si lo so, ma qualche ora fa ho rischiato di- di perderti Mario. Come avrei fatto senza di te?" pianse Claudio.
"Vieni qua che non mi posso alzare, mi tirano i punti.." sussurrò il romano, e quando il suo ragazzo si avvicinò gli prese le mani e "Si, è vero, hai rischiato di perdermi, ma non avrei mai mollato senza lottare. Per te, per noi, per il nostro amore. E ora, devo soltanto riprendermi, e poi potremo vivere la nostra vita insieme. Noi andremo a vivere insieme. Perché io sto bene, Cla. Noi stiamo bene." continuò, stringendo più forte le sue mani.
Claudio annuì, rinvigorito dalle sue parole, e sorrise sempre di più pensando a tutto ciò che li aspettava, a tutte le meravigliose avventure che avrebbero vissuto insieme.
"Hai ragione." gli mormorò sorridendogli, sedendosi sulla sedia accanto al letto e accarezzandogli delicatamente i capelli neri.
"Amò, ma come avete fatto a sapere dove fossi? È stato Filippo a dirvi dove trovarmi vero?" chiese il romano dopo minuti di piacevole silenzio.
Sapendo cosa avrebbe dovuto dirgli, il veronese si irrigidì leggermente, e tentando di mascherare il dispiacere, perché avrebbe voluto aspettare che il fidanzato si riprendesse prima di dargli la triste notizia, disse "Si, esatto. Filippo ti teneva d'occhio e quando ha visto Ruggero che ti aspettava sotto casa con la sua auto, e tu che ci salivi sopra, non ci ha pensato un attimo e vi ha pedinato.. arrivati al magazzino, si è nascosto all'esterno e mi ha inviato un messaggio con la vostra localizzazione.. E noi abbiamo fatto il prima possibile.."
"È stato un grande, vorrei ringraziarlo. Puoi rintracciarlo?"
Claudio capì che non avrebbe potuto rimandare, e con un groppo alla gola raccontò al suo ragazzo la scoperta di Andrea, dietro a quella fila di cespugli all'esterno del magazzino.
Mario ammutolì, e il veronese lo cullò per minuti interi, sedendosi accanto a lui sul letto, portando la sua testa sul suo petto, attentissimo a non fargli male.
"È tutta colpa mia." furono le prime parole che il romano pronunciò, e Claudio si affrettò ad alzargli la testa con un dito sotto al mento, perché voleva che lo guardasse negli occhi mentre gli parlava.
E in quel momento il suo cuore si ruppe, perché vide una lacrima percorrere la guancia del suo uomo.
Si affrettò a catturarla con il pollice, mentre con voce ferma "Non è colpa tua. La colpa è di quel bastardo che ha premuto il grilletto. Non tua."
"Si, ma.."
"Niente ma, Mario. Tu l'hai aiutato tante volte in passato. Così tante che uno come lui, diffidente con tutti, ha scelto di fidarsi proprio di te."
"Si, e gli è costato la vita. È morto perché mi ha aiutato Cla." e la voce gli si ruppe.
"Amore. Guardami. Lui ha scelto di aiutarti, perché ti voleva bene. Perché tu sei una persona stupenda, a cui nessuno può fare a meno di voler bene. Sei onesto, sei diretto, sei dolce, fai morire dal ridere. E soprattutto sei buono, hai un cuore enorme. Certo, hai anche dei difetti eh" cercò di farlo sorridere, e ci riuscì.
"Ah si? E quali sarebbero?" lo provocò scherzosamente il romano.
"Mmm.. vediamo.. tanto per cominciare. Sei troppo bello." gli disse il veronese avvicinandosi a lui e rubandogli un bacio.
"Senti chi parla" brontoló Mario.
"E poi sei pesante. E a volte sei una testa di cazzo. Ma.. Sei la mia testa di cazzo." continuò il ragazzo, sorridendogli e riprendendo a coccolarlo, mentre il moro fingeva di essersela presa e tentava fintamente di costarsi dalle sue carezze.
"Cla" lo chiamò il romano.
"Si Amore?"
"Grazie".
E con quella semplice parola, il veronese capì che il suo fidanzato lo stesse ringraziando per aver tentato di distrarlo, portando come sempre una ventata di allegria e luce ovunque lui fosse.
Rimase nel letto con Mario, tenendolo stretto sul suo petto, accarezzandolo fino a quando non crollò, stremato dalla stanchezza di quella giornata.
E presto anche lui cedette, addormentandosi su quel letto accanto all'uomo della sua vita, estremamente felice ma altrettanto provato dalla tensione accumulata nel giorno più difficile della sua esistenza.

Taking Chances (Clario) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora