🌹Dolore ed Empatia🌹

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Rebecca si dimenava con tutte le sue forze, portò la testa all'indietro con foga e con sua sorpresa colpì quella persona, provocando un dolore acuto anche a lei stessa. Egli lentò la presa sulle sue braccia concedendo alla fanciulla sotto il suo corpo l'illusione di un attimo di libertà.
La presa però tornò a stringerla con forza, la grande mano affondò tra i suoi fili setosi e l'attirò a sé facendo sì, che la schiena si inarcasse con dolore, lady Hampton si mise in ginocchio, poi le strinse il collo avvicinando il viso e strisciò il naso umido sulla piccola circonferenza cercando di carpire l'essenza ribelle di lei.
Rebecca piangeva ma senza mai arrendersi, affondò le dita nel terreno e scattando in avanti tirò la manciata di detriti sugli occhi dell'aggressore. Non ebbe nemmeno il tempo di vederlo in viso, c'era troppo buio intorno perché se ne riconoscessero i tratti somatici.
Lui arretrò cercando di pulirsi gli occhi, ma la fanciulla si alzò in piedi, stava per scappare quando sentì una mano afferrarle la caviglia e farla cadere al suolo sbattendo il viso. Il sapore ferroso del sangue le invase le pupille gustative, la ragazza tossì e sputò il liquido scarlatto macchiando le vesti ormai rovinate. Inizialmente il turbamento alla vista del sangue la fece rimanere in uno stato catonico dal quale si scosse non appena sentì delle mani afferrarla per i fianchi. L'uomo la strinse così forte da farla urlare per il dolore, Rebecca era impaurita e pregava Dio di aiutarla, non capiva cosa stesse accadendo. Nessuno le aveva mai fatto del male, nessuno le aveva mai spiegato quanto un uomo potesse ferire in profondità l'animo e il corpo di una donna.
Era ancora una ragazzina e certi campi le erano vietati anche solo per conoscenza sino al giorno prima delle nozze, in quel momento Rebecca capiva solo che le stava per fare del male, ma non in che modo.

Ciò che accade dopo fu una prova dell'esistenza di Dio o almeno lady Hampton così lo interpretò.
Era ormai tardi e la maggior parte delle squadre si erano ritirate per continuare le ricerche il giorno successivo, ma un segugio si allontanò dal branco e iniziò ad abbaiare nelle vicinanze, l'uomo dietro di lei smise di alzarle le gonne con modi goffi e nervosi, velocemente la tirò su per i capelli e le diede un pugno sul viso, facendo sì che perdesse i sensi.

Rebecca si svegliò nel mezzo di un'alluvione, era spaesata e ci vollero alcuni minuti prima che i ricordi ritornassero vividi nella sua mente. Disperata si portò una mano sul viso tumefatto, mentre rivoli di lacrime salate si mescolavano alla pioggia che scendeva violenta sul suo capo. La paura prese il sopravvento, si spaventò che quel vile essere fosse ancora nei paraggi, che la sentisse che avvertisse che si fosse svegliata per tornare a torturarla. Poi come un fulmine una profonda buca attirò la sua attenzione, Georgiana doveva essere ancora in fondo la gola.
Rebecca corse velocemente verso la destinazione ignorando il dolore, nelle pareti scavate nella terra vi erano vari appigli che la fanciulla utilizzò per scendere giù.
Le era sempre piaciuto arrampicarsi, lo faceva spesso da bambina con i suoi cugini maschi e da lì era nata la sua passione per il bosco. Arrivò giù e vide il corpo di Georgiana steso su un letto di muschio e funghi selvaggi.

"Georgiana, Georgiana!"-Urlò Rebecca per poi precipitarsi sul corpo della giovane Wellington, -"guardate come vi siete ridotta".

Sussurrò quasi piangendo. Con delicatezza poggiò la testa della ragazza sulle sue gambe, la osservò da capo a piedi per vedere se presentava lesioni gravi e con stupore notò una macchia di sangue rappreso all'altezza del ventre, nervosamente iniziò a darle piccoli schiaffi sul viso fin quando la fanciulla riprese conoscenza.

"Re... Rebecca, state bene!"

"Shh, sì sì ma ora venite dobbiamo andare a casa."

Rispose frettolosamente, Rebecca si alzò cercando di far appoggiare Georgiana a lei, ma i lividi sulle gambe e i fianchi la fecero cedere.
Lady Wellington si scosse, esaminò Rebecca che tentava di rialzarsi e un moto di rabbia la invase.

"Cosa vi è successo? Perché sanguinate?"

Rebecca restò in silenzio per qualche secondo,

"Questa notte qualcuno, non so cosa volesse...mi ha aggredito e... Mi annusava e tentava di spogliarmi"

Si portò le mani sul corpicino come se volesse proteggersi, piena di vergogna.
Georgiana l'afferrò per le braccia e la scosse,

" Vi ha posseduta?!"

Rebecca non capì subito cosa stava dicendo, avvampò velocemente non appena si rese conto della domanda.
Georgiana era preoccupata e terribilmente dispiaciuta, dalla reazione di Rebecca era evidente che lei fosse molto meno ingenua, i libri che leggeva l'avevano istruita a sufficienza nelle notti in bianco in cui nessuno la sorvegliava.
Sapeva che non doveva essere così, lei era vergine e doveva essere pura a tutti gli effetti, ma al contrario era sempre stata innamorata dell'idea dell'amore, della passione che travolge due anime che vogliono essere un tutt'uno a tutti gli effetti.

"Non vergognatevi di me, se è così non lo diremo a nessuno, faremo in modo che nessuno lo sappia e-"

"Non è così! C'era... C'era un cane sicuramente della tenuta e quel mostro è scappato. Dirò comunque cosa è accaduto, non mi interessa della mia reputazione, so bene che nonostante sia un reato la colpa cadrebbe in parte su di me, ma voglio giustizia e la sicurezza che non accada più nulla del genere."

Georgiana le sorrise, nonostante l'esile ragazzina tremasse la guardava dritta negli occhi con la solita spavalderia disegnata sul viso, stava iniziando ad abituarsi a quei modi di fare.

"Siete una donna davvero unica, Rebecca."

"Anche voi, Georgiana."

"No, io sono solo una vigliacca"

"Che ha finto un malanno per pretesto" -Continuò prendendo tra le dita il mento della ragazza- " Siamo diverse nel modo di agire, ma a modo nostro possiamo capirci. Non abbassate mai lo sguardo, cara lady Wellington."

"Non lo farò" rispose ritraendosi dal contatto, non era abituata a gesti d'affetto e per un giorno solo aveva avuto fin troppe emozioni contrastanti.
Le regalò comunque un altro sorriso prima di perdere nuovamente i sensi.

"No! No! Svegliatevi vi prego!".

Lawrence era stato a vagare tutta la notte non solo per la tenuta dei Robinson, si era spinto oltre i confini senza mai ritornare alla villa. Le prime luci dell'alba si fecero largo nel cielo scuro e un raggio rischiarò l'erba sottostante, un punto in particolare brillava per la lucentezza di una macchia rosso magenta sull'erba verde acido.

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