La luce del sole, flebile e delicata, entrò dalle imposte semichiuse della finestra, illuminando la mobilia di mogano e la graziosa stanza in cui Georgiana si trovava. Era distesa comodamente nel letto e, un'onda di imbarazzo, le fece imporporare le gote. Dopo i primi attimi di smarrimento, per essere in una stanza nuova, le immagini della sera precedente si presentarono davanti i suoi occhi sognanti. Il ricordo dei baci sulla sua pelle, dei gemiti e degli sguardi scambiati mentre la loro passione si consumava la fece sorridere. Scese delicatamente un piedino; godendosi la bella sensazione di solletico data dalla peleluria rossa del tappeto persiano. Prima di alzarsi il rumore della porta che si apriva alle sue spalle la fece rimanere nella sua postazione.
"Caro, stavo per alzar-"
Georgiana non finì la frase che si ritrovò a pancia in su sul materasso ampio. Alfred l'aveva scaraventata sul letto e, con forza, aveva preso tra le sua mani il collo esile della ragazza lasciandola senza respiro per qualche attimo.
"Alfred, m-mi fai male!"
Disse con la voce smorzata dalla confusione, portò entrambe le mani su quelle del marito cercando in tutti i modi di liberarsi. Perché la stava trattando così? Non capiva, cosa aveva sbagliato... Forse la notte passata non era stata di suo gradimento!
L'uomo le si avvicinò a un palmo dal naso. L'espressione docile, innamorata della sera precedente era stata strappata via.
"Non accetterò una moglie bugiarda e inutile!"- disse mentre alzava il tono della voce e stringeva con maggiore forza.
"A-A-Alfred"- provò a pronunciare mentre il viso diveniva cremisi- "Non... Non volevo... Mentirti."
Aveva paura. L'orologio a pendolo attaccato alla parete scandiva ogni secondo.
Tic, tac, tic, tac, facendole perdere sempre meno coscienza di sé a ogni ticchettio. Morire non era l'opzione peggiore, Georgiana sperava che almeno in questo fosse clemente e che non la lasciasse vivere con il rimorso di essere stata così ingenua da credere di poter desiderare di più di ciò che le altre avevano. Ma neanche questa era la cosa peggiore, era consapevole che il sapore di quei baci l'avrebbe accompagnata per il resto della vita, come poteva dimenticare chi l'aveva fatta sentire viva?
Stupida, ingenua, vittima, bambina. Si stava odiando come mai aveva fatto prima. Non abbassare mai lo sguardo, cara Georgiana. Un pensiero le fece aprire le palpebre di scatto, da quando era diventata così passiva? Rebecca aveva ricevuto un trattamento di pari umiliazione e non si era mai arresa o vergognata, lei non doveva essere da meno."Perdona..mi"
Fu l'ultima cosa che disse. Si portò le mani ai capelli ed estraendo una forcina la conficcò nel bulbo bianco dell'uomo che istintivamente lentò la presa sul suo collo. Georgiana tossì più volte cercando di far passare l'aria nei polmoni, fulminea rotolò giù dal letto sbattendo la schiena contro il muro.
"Sei mia moglie! Posso farti ciò che voglio!"
Urlò come una furia Alfred mentre cercava di placare i rivoli di sangue che uscivano copiosi dal suo occhio. Georgiana iniziò a singhiozzare spaventata e mentre si precipitava fuori dalla stanza sentì le mani di quel mostro afferrarla per i capelli. Si trovavano al secondo piano della casa e giunta nel corridoio un balconcino di colonne bianche lasciava che il salone d'ingresso fosse visibile.
"Alfred, NO! lasciami, ti prego!"
Urlava scalciando sotto gli occhi increduli della servitù, intenta a pulire la sala sottostante, che sconvolta e troppo impaurita non fecero nulla per aiutarla, la videro sparire dietro la porta bianca per udire infine solo le urla strazianti della ragazza che ostinata gridava solo: perché?
Ciò che accadde in seguito marchiò per sempre l'animo gentile di Georgiana. Fu scaraventata sul pavimento e come un animale da monta abusata da colui che il giorno precedente aveva promesso di amarla e rispettarla finché la morte non li avesse separati. Continuò a lottare per diversi minuti ma la furia di Alfred fu inarrestabile e, mentre il sangue gocciolava dall'occhio del mostro sul suo viso, si arrese.
Era stata vinta e annientata. Privata di una qualsiasi briciola di umanità e di rispetto. Desiderava solo strapparsi la pelle con le sue stesse mani e dimenticare, cancellare ogni ricordo. La rassegnazione aveva fatto spazio al rancore, all'odio bruciante che le percorreva le vene e che rischiava di farla esplodere in una rabbia violenta, una rabbia che l'avrebbe portata ad essere percossa ancora, e ancora, quindi insieme alla rabbia venne la consapevolezza: crudele e reale consapevolezza di non poter fare nulla. Urlò. Il colonnello dopo aver fatto medicare l'occhio rientrò in stanza e le lanciò una sprezzante occhiata vittoriosa, sentimento che morì non appena incrociò il mento alto e lo sguardo fisso di Georgiana su di lui.
"Abbassa lo sguardo davanti a tuo marito, donna."
Lei che aveva sempre detestato quel pensiero ottuso nei confronti delle donne si ritrovava a sentirsi dire tali parole. No, non avrebbe abbassato lo sguardo.
"Perché lo hai fatto?"
L'uomo rise,
"Perché pensavi di potermi governare con i tuoi modi dolci, di potermi mentire usando come capoespiatorio le tue insulse lacrime! Pensavo che fossi diversa, una ragazza pia e buona, pura. Ma oltre al tuo eccessivo ardore la notte scorsa, la tua "confessione", questa mattina ho trovato questo!- Portò la mano dietro la schiena in avanti e mise in mostra un mazzo di fogli bianchi imbrattati di scritte.- È un libro, no? Una tua cara invenzione. "
Si chinò in avanti e con un gesto del polso le tirò i fogli sul viso lasciando poi che cadessero al suolo.
"La storia di una donna che per non soccombere ai suoi doveri e scappare dal suo villaggio medioevale decide di farsi suora e... Di divenire amante di preti, vescovi e addirittura il papa. Tutto pur di poter avere accesso ai libri, la conoscenza, il sapere ed il potere! È tu hai il coraggio di chiedermi perché? Ho sposato una sgualdrina!"
L'aveva colpita nell'orgoglio. Le stava incessantemente ripetendo cosa una donna non poteva fare, non poteva immaginare.
"Tu non sei niente per me!"
Disse semplicemente Georgiana, a bassa voce.
"Hai ragione, tu ora verrai con me dai tuoi genitori e, davanti a loro, sarai ripudiata e cacciata via dal mio tetto. Se sopporteranno una tale vergogna ti riprenderanno con loro altrimenti... Beh spero che i marciapiedi di Londra siano di tuo gradimento."
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The Little Ladies
Historical Fiction#8 in narrativa storica 30/11/17 Miss Georgiana Wellington e lady Rebecca Hampton sono due signorine londinesi di appena quattordici anni l'uno. Entrambe costrette a sopportare il peso di non poter essere ciò che vogliono consce di vivere in una soc...