La stagione primaverile era giunta e madre terra aveva tolto la veste di foglie secche per indossare l'abito verde dai colori brillanti e dai ricami di petali appena sbocciati; infine aveva spruzzato quella meravigliosa colonia che sapeva di terriccio umido misto a pioggia fredda.La villa color lilla dei Robinson saltava all'occhio estraneo come un fascio di luce tra la nebbia delle foreste londinesi. La casa borghese era in perfetto stile gotico, con il pavimento rialzato da un basamento in legno di almeno mezzo metro e una graziosa veranda da cui accedere tramite una piccola scalinata.
Il porticato era seminascosto dal colonnato che percorreva tutto il pianterreno e che fungeva da sostegno per la balconata del primo piano. Dato il clima poco gentile, lo spazio era momentaneamente spoglio, con qualche vaso contenete alcune piante grasse, ma senza poltroncine o divanetti su cui riposare.Georgiana scese dal calesse aiutata dal lacchè, la gonna esageratamente pomposa era un ostacolo alla sua incolumità e al suo pudore. Se fosse caduta la crinolina si sarebbe alzata mettendo in mostra le sue grazie, questo pensiero le strinse lo stomaco. A dire il vero, lei non ci trovava nulla di così estremamente scandaloso: a chiunque poteva accadere un incidente di percorso e, nonostante si potesse intravedere un lembo della pelle pallida, la fanciulla non si sarebbe imbarazzata per così poco; ma sua madre non l'avrebbe di certo pensata così e, insieme a lei, nemmeno le signorine altolocate che sbirciavano dalle finestre per essere informate di chiunque entrasse o uscisse dall'abitazione.
Cordelia porse il braccio alla figlia e insieme attraversarono il viale
"Mi raccomando Georgiana, sii decorosa e composta."
"Certamente, madre"
fu la risposta meccanica che uscì dalle labbra piene.
Il percorso fu corto quanto doloroso, la piccola Wellington sapeva esattamente cosa fare e come rendersi affabile agli occhi delle persone che avrebbe presto incontrato, ma la paura di sbagliare, la paura di dire esattamente cosa pensava e rovinare tutto era attaccata a lei come un piccolo goblin sulla spalla.
Si trovò prima del previsto davanti il portone scuro, ed esso fu subito aperto da una donna di servizio di un'età abbastanza avanzata."Siamo lord Wellington e signora, tenete, codesto è l'invito mandato dalla vostra padrona per la mia famiglia".
La donna diede un'occhiata fugace al biglietto profumato di gelsomino,
"venite gentili signori, il resto degli ospiti attende nel parlour".
La donna fece accomodare la famiglia all'ingresso, sostando il tempo adatto a deporre i cappotti e le pellicce.
L'ingresso era angusto con dei graziosi porta lumi, rivestiti con pizzi e merletti, in ambedue le pareti. La vivezza dei riflessi, emanati dalla luce, donava un'aura tetra alle centinaia di quadri appesi alle pareti, alcuni dei quali ritraevano dinamiche scene di caccia in perfetto stile British.A circa mezzo metro di distanza dalla porta, un imponente tappeto rosso antecedente la scala spiccava per la vivacità della tinta, in contrasto con gli appendiabiti e gli scaffali di legno di ciliegio e le mura rivestite dello stesso materiale dal colorito scuro.
Georgiana si perse a osservare i vari dettagli che riempivano la casa, un gioco che amava fare fin da piccola quello di scrutare le cose e le persone con la massima attenzione. Nonostante lo strano interesse non era mai stata in possesso di quella dote innata che spesso le donne posseggono, ovvero riuscire tramite le sensazioni a percepire la vera natura delle anime vicine.
Si ricordò di quando, da bambina, aveva voluto a tutti i costi intrattenere un rapporto di amicizia con una fanciulla vicina di casa, la donzella che a lei parve dapprima un angelo si rivelò presto una piccola bugiarda dalla lingua velenosa.
Quel pensiero le sollecitò un sorriso.
"Georgiana, vuoi perdere tutto il giorno a fissare gli stucchi?"
Chiese Cordelia incrociando le dita affusolate e portandole davanti la pancia.
"Suvvia cara, stava solo ammirando la bellezza di tutti questi articolati ornamenti."
Ribatté lord Dorian Wellington mentre si avvicinava al braccio della figlia,
"Sono stucchi meravigliosi, peccato che tutto ciò non è un'esaltazione dell'arte dell'arredo o delle molteplici arti che si nascondono dentro una casa, ma piuttosto un'ostentazione quasi fastidiosa della ricchezza."
Proseguì quasi sussurrando.
"Padre, dovrei dirvi che siete un villano, ma vi do ragione, è tutto così artificiosamente finto"
"Bambina cara, questa è solo una parte, dietro la soglia che stiamo per attraversare ti aspetta un velo di finto perbenismo doppio quanto gli strati della tua sottana".
"Padre!" Esclamò Georgiana, trattenendo una risata e mantenendo un'espressione di contrarietà.
"Perbacco stai diventato come tua madre, Dio non voglia! No, Georgiana so bene di cosa ti nutri durante la notte quando a noi dici di avere l'emicrania. Non te ne faccio una colpa, da giovane non ero il vegliardo dalla testa per aria che sono ora. I libri più disparati hanno nutrito la mia anima per anni! Finché... Mio padre combinò il mio matrimonio e tua madre mi fece diventare lo zerbino che sono ora. È triste, lo so, ma preferisco che il mondo in cui sono obbligato a vivere pensi di me ciò che vuole, ma dentro solo io so come sono."
La giovane rimase ad osservare il viso del padre che prima di tornare con la solita espressione disinteressata gli regalò un occhiolino e uno sguardo denso di significato. Era davvero strabiliante quanto potesse assomigliare a quell'uomo nonostante non avessero in comune nemmeno una goccia dello stesso sangue; anche lei aveva preferito celare i suoi pensieri più intimi e nascondersi come tanti altri, ma dalle volte trattenersi le riusciva difficile e, come suo padre, finiva con il far rimanere di stucco chi la udiva.
La conversazione se pur breve, non le aveva permesso di rendersi conto che fosse già davanti la porta del salotto; suo padre fece una lieve pressione sul suo braccio e con coraggio... Entrarono.
*Spazio autrice*
Il parlour veniva chiamato in tanti modi come: salotto, stanza delle chiacchiere ecc in poche parole era semplicemente la sala principale.
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The Little Ladies
Historical Fiction#8 in narrativa storica 30/11/17 Miss Georgiana Wellington e lady Rebecca Hampton sono due signorine londinesi di appena quattordici anni l'uno. Entrambe costrette a sopportare il peso di non poter essere ciò che vogliono consce di vivere in una soc...