Ad accogliere i due uomini in modo trepidante fu Meredith che rimasta piacevolmente sorpresa dall'aspetto gradevole del dottore si era subito precipitata al piano di sotto.
Non appena aprì la porta restò alcuni secondi ad osservarlo, l'uomo aveva una corporatura alta ed esile, i lunghi capelli d'inchiostro ricadevano sulle spalle larghe e decoravano un viso elegante dalla forma spigolosa, il naso aquilino presentava una piccolo accenno di gobba; un difetto di poco conto. Gli occhi poi erano di un blu scuro, profondo ma così grandi da restare spiazzati."Salve" disse porgendo il palmo della mano all'uomo. "Sono Meredith Robinson, proprietaria della casa. Voi dovete essere il dottore."
Loris con eleganza le fece il baciamano per poi annuire con decisione. La fanciulla lo guardava di sottecchi, non voleva essere indiscreta e non possedeva una natura eccessivamente sfacciata, ma come ogni donzella in età da marito la civetteria faceva parte di lei, di fatto di tanto in tanto regalava all'affascinante sconosciuto qualche sorriso innocente.
Con eleganza indicò la strada all'uomo, il tremore della mano tuttavia mostrava il nervoso per la scomoda situazione che si era creata tra le pareti di casa sua. Era dispiaciuta per le due ragazze e si era ripromessa di recitare le sue preghiere svariate volte e di rivolgerle principalmente per le due piccole ospiti.Hyde aveva notato le attenzioni che la giovane Robinson gli riservava, ma il suo obbiettivo era solo quello di raggiungere le camere delle sue pazienti senza perdersi in inutili smancerie da giovane libertino. Non che disprezzasse Meredith, anzi i suoi modi dolci e innocui lo fecero sorridere, non era più abituato a frequentare certi ambienti e il candore di quel visino gli riempì il cuore, ma per lui era solo una bambina.
Prima di salire le scale che portavano ai piani superiori una folata di vento trasportò il dolce odore di buono dalle cucine alle narici del dottore che si bearono di tanto profumo. Loris non mangiava da giorni e per via della sua natura introversa aveva preferito non riferire nulla al padre, lasciando così che i morsi della fame prendessero il sopravvento giorno dopo giorno.
Scosse la testa e a passo svelto seguì la giovane rampolla che lo condusse tra i corridoi arredati con arazzi preziosi di damasco, di un intenso rosso tiziano.
Arrivarono infine all'ultimo piano della casa, dove in un lungo corridoio erano presenti tre porte e, di fronte ad esse, delle finestre strette e lunghe da cui svolazzavano delle eleganti tende bianche gonfiate dal vento gelido.
La prima porta si aprì e da dietro il legno scuro comparve una figura esile, da i lucenti capelli neri raccolti in uno chignon basso con due fili laterali al viso che scendevano per poi girare intorno le orecchie ed essere appuntati al capo."Mrs Wellington, il dottore è qui."
La donna annuì, era scura in volto e tremendamente in collera. Fece un breve inchino, poi giunse le mani davanti il grembo.
"Mia figlia a ripreso i sensi questa mattina, ma il suo sguardo è vago e a qualsiasi domanda io le porga gira il capo senza proferire parola alcuna. Ha la febbre alta e nonostante i continui tamponamenti con pezze umide non scende."
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The Little Ladies
Historical Fiction#8 in narrativa storica 30/11/17 Miss Georgiana Wellington e lady Rebecca Hampton sono due signorine londinesi di appena quattordici anni l'uno. Entrambe costrette a sopportare il peso di non poter essere ciò che vogliono consce di vivere in una soc...