L'odore di rosa che inebriava la stanza riuscì a stordire le due figure avvinghiate al centro del letto. Rebecca ebbe un tuffo al cuore, "permettetemi di corteggiarvi" una richiesta apparentemente dolce, innocua che celava una realtà più crudele di ciò che sembrava. Essere una moglie era pari a divenire un oggetto nelle mani di un uomo che avrebbe avuto il dominio su i suoi averi, sul suo corpo, sulla sua mente. Priva di scegliere, di pronunciare un "no" con fermezza senza la paura di essere percossa.
La fanciulla poggiò una mano sul petto del ragazzo e con una lieve pressione lo spinse indietro."No mio lord, non ora."
La voce uscì da sola, con prepotenza si fece largo tra le labbra sottili, spinta da una paura folle.
Il ragazzo rimase deluso dalla reazione della fanciulla, abbassò il capo per non mostrare le lacrime che prepotenti cercavano di far capolino sulle gote arrossate dall'imbarazzo.
Non disse nulla e mogio uscì dalla camera, lasciando Rebecca in compagnia dell'umidità e della muffa sulle pareti.
Con fare controllato la piccola Hampton si alzò per recarsi davanti l'imponente armadio intarsiato di legno di ciliegio. Sotto lo strato di calce ove posava il tallone delicato sorgeva il salotto in cui tutti l'attendevano, aspettando una fanciulla distrutta dal dolore. Le condizioni di Rebecca erano pessime, si sentiva umiliata, sconfitta eppure non avrebbe permesso a nessuno di vederla ridotta in tal modo. Lei era un delicato crisantemo, più l'atmosfera che l'avvolgeva diveniva carica di sconforto più la sua bellezza risaltava per il coraggio di esistere in un mondo di tale orrore. Sarebbe scesa affrontando malelingue e bugie sul suo conto, guardando negli occhi chi le offriva l'amore che lei tanto agognava, ma che si ostinava a rifiutare.Prese tra le mani il campanello e con decisione iniziò a scuoterlo, finché da dietro la porta bianca dalle rifiniture in oro comparve la testolina di Prudence. Lady Hampton si fece vestire velocemente, poi senza badare troppo alle attenzioni della cameriera e amica andò via, verso la stanza di Georgiana.
Il corridoio era intriso di un silenzio grave, era stata avvisata che le forze dell'ordine erano giunte in casa Robinson e presto avrebbero richiesto una sua deposizione, quindi prima che ciò accadesse sentiva il bisogno di estraniarsi da tutti per corre in soccorso di chi come lei sentiva la necessità di un semplice abbraccio affettuoso.
Svoltò l'angolo che conduceva alla camera desiderata, ma lì, intendo ad osservare fuori dalla finestra la regina della notte avvolta dalle sue luminescenti figlie, si trovava il colonnello Alfred. Era immobile, con la chioma bionda impegnata in una danza insieme al vento, le mani giunte impreziosite da un rosario di legno e il capo chino.
Le pupille grigie di Rebecca si dilatarono non appena la porta emise un sinistro cigolio e un ombra femminile giunse alle spalle del colonnello. La donna poggiò una mano sulla schiena dritta dell'uomo e con gli occhi traboccanti d'ammirazione lo invitò a riposare.
Cordelia tentava di sopprimere goffamente l'effetto che suscitava in lei il colonnello Alfred, si erano scambiati alcune parole durante l'arco della giornata ma quelle poche battute le erano bastate percepirne la natura retta e sobria, tutto l'opposto di quell'invertito di suo marito.
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The Little Ladies
Historical Fiction#8 in narrativa storica 30/11/17 Miss Georgiana Wellington e lady Rebecca Hampton sono due signorine londinesi di appena quattordici anni l'uno. Entrambe costrette a sopportare il peso di non poter essere ciò che vogliono consce di vivere in una soc...