Capitolo 21

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Erano circa le sei del mattino quando il mio turno in ospedale si concluse. Gli unici ad essere rimasti in quell'ospedale oramai erano i neonati del reparto maternità. Essendo venuti alla luce in questo mondo marcio da troppo poco tempo, non avevano ancora commesso nessun danno al loro essere, quindi non ci fu bisogno di alcun tipo di cura o trattamento. Per lo meno...non ancora.

Oramai in quella città avevo quasi finito. Avevo gli ultimi interventi urgenti di cui occuparmi. Pertanto uscì dall'ospedale solo con la mia divisa, i miei bisturi e una siringa contenete cloruro di potassio. 

Arrivai alla mia ultima meta: il Liceo Bellamy. Gli unici a trovarsi nell'edifico dovevano essere gli insegnanti e la squadra di football, per gli allenamenti mattutini. Mi recai nel luogo dove doveva avvenire una delle mie ultime operazioni. Entrai nella stanza ed aspettai l'arrivo del mio paziente che, come da programma, non si fece attendere. Prima che entrasse nella stanza, imbevetti un panno con del cloroformio e lo "anestetizzai". Era stato più facile del previsto. Essendo nel laboratorio di chimica era impossibile non trovare una sostanza che riuscisse a stordine in pochissimo tempo. Dopo di che aspettai il suo risveglio. Quando si sveglio cominciò a dimenarsi con un ossesso. Molto probabilmente disse anche qualcosa ma, essendo legato e imbavagliato, non riusci minimamente a capirlo. Io rimasi li a fissarlo, pensando come un un uomo che prima credeva di essere superiore a chiunque altro potesse essersi ridotto in quello stato. Era davvero una scena deprimente. Preferì stavolta svolgere un operazione molto più rapida, ma non per questo meno dolorosa. Estrassi la siringa contenente il cloruro di potassio e, con molta ferocia, lo iniettai nel suo muscolo cardiaco, arrestandone lentamente il battito. Quando oramai il tempo a suo disposizione stava per arrivare agli sgoccioli, mi trovai in obbligo di riferirgli ciò che pensavo:

«Sa, sono diventato un medico proprio per curare un enorme mele come lei. So benissimo che non accetta questa situazione e che vorrebbe continuare a vivere, ma la cosa non mi riguarda minimamente. Veda di ricordarselo...Professor Moore»

Quando finì di parlare, vidi gli occhi del professor Moore spegnersi davanti a me.

Una volta finito col professor Moore, era giunto il momento della mia ultima operazione che si sarebbe svolta negli spogliatoi della squadra di football. Ma prima volevo accertarmi su una cosa di enorme importanza. Finito l'allenamento l'ultimo ad entrare negli spogliatoi fu il diretto interessato: il quarterback, Ben Johnson. Quando entrò negli spogliatoi la scena che si trovo davanti fu una delle peggiori che si potesse aspettare. Mike e Tom, i pazienti entrati molto prima di lui, erano stati sgozzati e lasciati dissanguare sotto le doccia. Prima di lasciarli al loro destino, ovviamente, gli feci confessare il fatto di aver abusato e ferito Samantha. Avevo la certezza della loro colpevolezza sin da subito, ma volevo sentirmelo dire da loro. Ben, in stato di choc, cadde a terra e ci restò per parecchio. Sarebbe stato meglio ucciderlo subito, ma preferì aspettare.

 «Allora? Ti sono mancato?» dissi io, mentre mi trovavo seduto su una panca, subito dopo di lui.

Quando mi vide si alzò di colpo e cominciò ad indietreggiare. Dalla sua bocca non uscì una singola parola. Io ero li, adesso di fronte a lui, ricoperto dal sangue dei suoi compagni. In quel momento la mia espressione cambiò di colpo. Durante le operazioni precedenti la mia espressione, il mio essere, era completamente assente. Ma più guardavo quell'essere, quel tumore rivoltante, di fronte a me, più il mio sangue ribolliva. Accecato dalla rabbia gli lasciai intuire il mio, ormai ovvio, intendo.
Lui indietreggiò ancora e subito dove scappo via. Non avrei mai permesso che scappasse, e tutto quello che dissi fu una frase già usata in precedenza:

«Va tutto bene. Tra poco sarà tutto finito.»

24 - Novembre - 2015

Dopo solo una settimana, a Fort Wayne e in tutto lo stato dell' Indiana si era sparsa la voce dell'apparizione di uno spietato serial killer. Le autorità competenti cercarono di mantenere la calma comunicando che, quando sarebbe stata accertata l'identità dell'omicida, il suo arresto era da definirsi immediato. Ma con ben 125 omicidi, del quale solo 58 confermati, la gente cominciò a temere la situazione e a rinchiudersi in casa.

18 - Dicembre - 2015

L'identità dell'omicida venne comunicata: Joseph Miller, un ragazzo di soli 15anni che, dopo un enorme choc dovuto alla perdita prematura dei genitori, ebbe un grave crollo psicologico e cominciò ad uccidere gente innocente senza alcuna motivazione. Gente innocente? Era quello il modo in cui venivo descritto: un mostro che uccideva senza alcuno scopo. Dopo un mese il numero dei pazienti non accennava a diminuire.

14 - Febbraio - 2017

Dopo anni di ricerca ero ancora in servizio. Il motivo era molto semplice: svolgevo sempre un numero limitato di operazioni a città, spostandomi così più frequentemente. In pochissimo tempo la mia fama di medico aveva fatto il giro dello mondo. La gente cominciò a rivolgersi alla mia persona con lo pseudonimo di "Doctor Corpse".


Doctor Corpse - Le originiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora