Capitolo 14.

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Pov's Lanore.

L'ultima litigata con Adair fu davvero insopportabile, ma mi diede l'opportunità di capire qualcosa di più su di lui.

In fin di vita non avevo molto da fare, così passai l'interna notte a pensare a lui.
Aveva una moglie, e un figlio...?

Dov'erano? Perché ne parlava con tanto dolore?

Non avrei mai immaginato Adair come un marito, e nemmeno come un padre, ma forse era perché io avevo conosciuto il peggio di lui, magari quella donna invece ne aveva conosciuto il meglio.

Il dottore mi faceva visita la mattina e la sera portandomi uno strano infuso marrone.

Non mi sentivo meglio, per niente, ma nemmeno peggio, e dubitavo di poter stare peggio di così.

Jonathan non l'avevo visto, non era ancora venuto da me, Dorotea mi disse che non riusciva a vedermi in quelle condizioni.

Erano giorni che non mi alzavo dal letto e di conseguenza non mi guardavo allo specchio, le mie condizioni erano così pessime?.

Adair invece stava seduto nella poltrona rossa che aveva sistemato accanto al mio letto, stava ogni secondo con me, e raramente andava nella sua stanza a riposare lasciando il cambio a Dorotea.

- È venuto il dottore, ti ha dato l'infuso? - Domandó a tono basso sedendosi sulla poltrona.

Annuì.

- Quell'infuso ha un sapore sempre più orribile ogni giorno che passa - Risi, e questo provocó una risata anche a lui.

Accavalló le gambe e si appoggió alla schiena della sedia.

- Mi ricordo che da bambino mi inventavo ogni scusa per non prendere l'infusi del medico - Sorrise.

Lo guardai stranita per quella sua confessione, io e Adair non avevamo mai intrattenuto una conversazione, e di certo non sarei stata io a interromperla.

- Mia madre mi minacciava in ogni modo, ed io andavo a nascondermi nella serra, febbricitante - Rise. - Mio padre dava di matto a sentire urlare mia madre -

Sentirlo parlare della sua infanzia mi faceva stare meglio, sentivo che potevo penetrare quella corazza che rivestiva la sua anima.

- Si amavano? - Domandai d'un tratto.

Adair alzó la testa.

- Umh? Cosa? - Domandó.

- I tuoi genitori... - Balbettai.

- Beh, penso di sì. Insomma... stavano insieme da molto, il matrimonio fu combinato, penso che alla fine si fossero adattati - Alzó le spalle con non curanza.

Sorrisi.

- I miei genitori fuggirono per sposarsi. Mia madre era promessa ad un'uomo nobile, ma mio padre le aveva rubato il cuore -

Adair sembrava assente mentre parlavo, fissava un punto indefinito della stanza davanti a lui, avrei tanto voluto essere nella sua testa per vedere le stesse immagini che stava guardando in quel momento.

Pov's Adair.

Erano anni che non parlavo dei miei genitori, li avevo quasi completamente rimossi. A stento ricordavo il loro viso.

Era buffo come Lanore riuscisse a coinvolgermi nelle conversazioni estrapolando da essi ricordi così repressi.

Vedevo un piccolo me, da bambino, vispo e dispettoso che correva per la casa con in testa l'idea di creare qualcosa di grande, con l'idea di diventare qualcuno.

Mi piaceva scrivere. Amavo scrivere storie di fantasia immaginando posti non ancora scoperti, avventure da vivere. Ogni sera quando mio padre tornava a casa dal lavoro tentavo di mostrargli le mie opere, tentavo in qualche modo di stabilire con lui un contatto... che non ebbi mai.

I miei genitori erano infelici, e la loro infelicita ricadde su me e Jonathan. Mi promisi di proteggerlo, mi promisi che nessuno ci avrebbe fatto del male, che nessuno in alcun modo possibile avrebbe potuto scalfirci.

- Adair...? -

La piccola voce di Lanore spazzó via quelle immagini dalla mia mente.

Ero tornato al presente, in quella stanza buia, seduto accanto al letto dell'esile ragazza di fuoco.

- A cosa stai pensando? - Domandó Lanore cercando il mio sguardo.

Alzai le spalle.

- A tutto e a niente. A stento le persone ricordano i propri pensieri Lanore - accarezzai il tessuto rosso che ricopriva la poltrona.

Stavamo intrattenendo una conversazione e questo non era da me.
Decidi esattamente in quell'istante che avrei fatto in modo di rendere gradevoli gli ultimi attimi della sua vita, non volevo che morisse accanto ad un mostro, ma accanto ad un'essere umano.

- Quando ero bambina Io passavo la maggior parte delle mie giornate fuori, nella radura, passeggiavo tra i fiori, li coglievo e me li mettevo tra i capelli - Rise, è quella risata mi provocó un sorriso.

- Oh si, anche io - Risi a mia volta.

Lei si giró di scatto alzando un sopracciglio.

- Che...? - chiese confusa.

Mi stiracchiai ridendo.

- Sto scherzando, i fiori tra i capelli non li mettevo, li coglievo e li portavo a mia madre - Mi chiami di poco verso di lei.

- È la donna del ritratto appeso in salone? - chiese cautamente, come se avesse paura di essere picchiata dopo quella domanda.

- Si - Le presi la mano. - Quella con il vestito rosso -

- È molto bella - Sorrise.

Alzai le spalle. - Beh, guardami, che ti aspettavi? - le feci l'occhiolino.

Lei rabbrividì, ma nonostante ciò Provó a sorridere.

- Adair...? - Domandó ancora.

- Si? -

- Quando... quando arriverà il mio momento... puoi fare una cosa per me? -

Il mio cuore fu pervaso da una fitta, sapevo benissimo a che momento si riferisse e immediatamente spostai lo sguardo.

- Cosa Lanore? -

- Puoi restituire il mio corpo ai miei genitori? Te ne prego, da morta non ti servirò più, e voglio stare vicino alla mia famiglia -

Mi alzai e camminai a passo lento verso la porta, per la prima volta nella mia vita avrei voluto scappare lontano da lì.

- Rispondimi. Ho bisogno della tua parola Adair. - Disse mentre poggiai la mano sulla maniglia.

Mi bloccai.

Non potevo permettere che morisse senza combattere.

Fissai la porta di legno marrone e presi una decisione che non avrei mai nemmeno immaginato di prendere.

Mi girai e mi avvicinai a lei.

- No, perché tu andrai dai tuoi genitori sana e salva. Combatti, e quando starai bene potrai andartene via -

Lei si bloccó.

- Che cosa? -

Annuì.

- Hai capito Lanore, combatti e potrai andartene via da qui, per sempre -

Vidi nel suo viso farsi largo un'enorme sorriso, non l'avevo mai vista sorridere così, e aveva un sorriso che toglieva il fiato, ma io ero Adair.

Il Patto. (Amore proibito)  { IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora