Ero felice, molto felice.
Insomma, la mia idea originaria di felicità era completamente diversa, mi immaginavo LakeWood, il paesino dove sono cresciuta, mi immaginavo di vivere una vita umile coltivando e allevando come avevano fatto i miei genitori. Di alzarmi all'alba stanca morta e di andare a dormire soddisfatta per la giornata, mentre mio marito tagliava fuori la legna e mio figlio giocava spensierato con gli altri bambini del villaggio.
Ma il destino non aveva scritto questo per me. Il mio destino voleva che mi sposassi con l'uomo che mi aveva causato tanto dolore da voler morire ogni giorno, anche se adesso le cose erano cambiate, anche se adesso aspettavo suo figlio... sarebbe cambiato per sempre? Oppure dopo la nascita del bambino sarebbe tornato tutto come prima?
Nella mia mente c'era troppa confusione, così mentre Adair era intento ad organizzare gli ultimi preparativi io decisi di dare un'occhiata in giro. Uscì dall'immensa radura con il cavallo che Adair mi aveva fatto preparare e finalmente svuotai la mente con il vento tra i capelli. Calvalcare mi donava un senso di pace, ed era così tanto tempo che non lo facevo.
Quasi caddi da cavallo quando una carrozza compare davanti a me.
-Chi è là? Identificatevi in nome dei nostri sovrani! -Urlò il cavaliere accannto alla carozza.
- Mi dispiace - Risposi cauta ma sicura. - Mi chiamo Lanore Blacke, alloggio non poco lontano da qui, mi dispiace aver sbarrato la strada - Tirai le briglie del cavallo indietreggiando.
La porta della carrozza si aprì improvvisamente rivelando il volto di una donna ben pettinata e ben vestita, non impiegai nemmeno troppi secondi a capire chi fosse.
-Quindi sei tu la famosa Lanore Blscke di cui chiacchierano tutti - La sua voce usciva dalla sua gola con una nota calda e soave, ma si notava un leggero velo di durezza.
-Sua maestà non dovreste uscire dalla carrozza - Le consiglió la guardia accanto a lei.
-Si sua maestà - mi chinai lievemente - Mio figlio ha sempre avuto buon gusto, non c'è che dire, dimmi, posso invitarti a passeggiare verso la tenuta di mio figlio? - domandó in modo composto.Quasi la sua proposta mi destabilizzó, non ero assolutamente pronta ad una situazione del genere, se mi avesse chiesto l'origine della storia tra me e Adair? Lei sapeva chi era realmente suo figlio?
-Io... Non vorrei farle rischiare di avere problemi futuri - Incalzai.
-Sciocchezze! - Si avvicinó a me - Su! Scendi da cavallo -Non avevo scelta, ancora una volta.
Dunque scesi da cavallo, e dopo un'altro leggero inchino cominciammo a camminare fianco a fianco.
- Ho saputo che mio figlio ha chiesto la tua mano - Cominció, e già quella conversazione mi sembrava andata fin troppo oltre.
- Si - mi affrettati cordialmente.
-Io so chi sei Lanore Balcke, tu vieni da un paesello povero e dimenticato da dio e dagli uomini, se le tue intenzioni sono quelle di sedere al mio posto nel trono di Danimarca sei completamente fuori strada - Mi ammonì acida immediatamente - Ho speso tutto per questo trono - Si fermó davanti a me guardandomi negli occhi - Ho perso i figli, il mio matrimonio, la mia felicità, e non butterò tutto per una sciacquetta affezionata agli averi di famiglia -Ero bloccata, le sue parole mi stavano scavando nel petto, lei pensava che io sposavo suo figlio per mia volontà, senza sapere che se avessi anche solo potuto scegliere una volta, tutto sarebbe andato diversamente.
-No. - Mi affrettai - Quando Adair chiese la mia mano io non sapevo nemmeno che fosse l'erede al trono di Danimarca, l'ultima cosa che voglio è prendere il vostro posto, io non ho nessun interesse al trono di Danimarca, glielo assicuro - Conclusi con tutta gentilezza.
Il suo viso si fece subito più morbido, e quasi spuntó un sorriso sulle sue labbra.
- Benissimo - Ricominció a camminare verso la tenuta - In questo caso possiamo anche definire chiusa la conversazione -___
-Mamma...? Che cosa ci fai qui? - domandó Adair uscendo dal suo studio.
-Figliolo, ti sposi e lo vengo a sapere da dicerie di Corte? - Domandó adirata.
Adair mi lanció immediatamente uno sguardo terrorizzato e poi rigusrdó sua madre.
-Tuo padre è in collera! Sta arrivando con la nostra diligenza - Disse sedendosi sul divanetto nel salotto.
-E tu? - Chiede frettoloso.
-Ho approfittato dell'incontro con Lanore per fare due chiacchiere con lei, è una ragazzina deliziosa - Sorrise vispa.- Allora? - Continuó - Ti sposi? -
Non avevo mai visto Adair così in difficoltà, eppure quella donna era in grado di far tremare Adair al suo cospetto.
-Si, mi sposo, e nessuno di voi si metterà in mezzo - Concluse acido.
La regina, seduta sul divano si indispettì.
- Putroppo è impossibile, il nostro regno è un gioco Adair - Si prese la mani - Non possiamo permettere scelte sbagliate -
Adair colpì il tavolino da pranzo accanto a lui.
- IO NON DIVENTERÒ RE! - urló.
Victorya saltó al colpo di Adair e poi alzó anche lei la voce.-Sei sempre il solito! Basta con questi capricci Adair! TU SEI UN RE! - Urló ancora.
-NO! - Si avvicinó pericolosamente a lei.
-Mio padre mi ha tolto la corona, e voi lo avete aiutato. - Esordì.-Basta- Una voce maschile molto profonda echeggió dietro di me.
Quello era il padre di Adair.
In piedi davanti alle porte d'entrata si ergeva possente accamopagnato da due guardie armate.
-Abbiamo dato abbastanza spettacolo - Disse guardando moglie e figlio, poi spostó lo sguardo su di me.
-Puoi scusarci mia cara? - disse con tono sensuale, era uguale identico a suo figlio, e questa cosa mi impressionava.
-Padre... - Incalzó - Silenzio! - Ringhió.Non appena ebbi di nuovo il controllo sul mio corpo emisi un leggero - Si - e poi uscì dalla stanza, scossa.
Avevano impedito ad Adair di diventare Re? Ciò che c'era di certo era che i loro rapporti non erano proprio dei migliori...
Come sarebbe potuta essere la vita a corte con i suoi genitori? Tutto stava andando a complicarsi sempre di più.
Mentre il mio bambino cresceva sapevo che dovevo assicurarmi per lui un futuro dignitoso, e se quello di soffrire era l'unico modo di farlo, lo avrei fatto anche ad occhi chiusi.
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Il Patto. (Amore proibito) { IN REVISIONE}
Romance" Adesso sei mia Lanore, tu, appartieni a me " Avrei fatto di tutto pur di scappare da lì, lo giurai su l'unica cosa che mi era rimasta. La mia vita.