Io e Jonathan guardammo insieme il sorgere del sole seduti sul grande terrazzo della sua stanza. Parlammo tutta la notte. Mi raccontò del paese dov'era cresciuto, nella lontana Italia, dei suoi genitori, del suo primo amore perduto.
Mi trovavo a mio agio con lui, sapeva togliermi dalle spalle il grande peso che portavo. Era come parlare con un fratello, a cui potevo dire tutto, era come un fratello sul quale sapevo di poter contare.
Quando andai a sdraiarmi, subito dopo il sorgere del sole Adair irruppe nella stanza, venne verso di me velocemente e mi tirò uno schiaffo in pieno viso. Nemmeno ebbi il tempo di reagire che me lo trovai sopra. Con entrambe le mani sulla gola mi teneva ferma, finchè non ne alzò per la seconda volta un'altra per scontrarla con il mio viso. Cercavo di divincolarmi, senza risultati.
- Adair ti prego lasciami! - Urlai.
I suoi occhi erano immersi nella pazzia più totale, non avevo idea di cosa avesse scatenato in lui una reazione così violenta, ma quello era solo l'inizio.
- Come ti sei permessa di passare la notte con mio fratello Puttana! - Mi diede un pugno sullo zigomo.
Urlai dal dolore, piangevo, mi dimevavo. Volevo morire, volevo che qualcuno mettesse fine a tutta questa sofferenza.
- Ti prego... - Piansi, non avevo più un filo di voce, vedevo tutto appannato. Ma, in quel momento la cosa brutta era la mia forza. Ero troppo forte per arredermi e svenire, continuai a lottare, con pugni e calci.
In qualche modo riuscì a spostarlo dal mio corpo prima che mi prendesse per i capelli. Mi mise in piedi e mi diede uno schiaffo con il dorso della mano, uno schiaffo che mi fece cadere a terra. Sentivo in bocca il gusto del sangue.
- Ora ti insegno io le buone maniere - Ghignò.
Non riuscivo a muovermi, ero completamente innocua, e gonfia di botte.
Mi prese in braccio e camminò velocemente per il lungo corridoio. La vista mi stava giocando bruttissimi scherzi, la faccia era tutta un dolore, sentivo che perdevo sangue da qualche parte.
Arrivammo in un punto della casa a me sconosciuto, Adair aprì la porta di legno. Per quello che potei vedere vista permettendo la camera era abbandonata a se stessa. C'era un tavolo, un letto e diversi oggetti. Si avvicinò al letto e vi posò sopra il mio corpo. Lo guardai armeggiare con quella che a me sembravano un'ago e una china. Intinse l'ago e mi sbottonò la camicia da notte.
- Sentirai male, ed è proprio questo il bello -
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Il Patto. (Amore proibito) { IN REVISIONE}
Romance" Adesso sei mia Lanore, tu, appartieni a me " Avrei fatto di tutto pur di scappare da lì, lo giurai su l'unica cosa che mi era rimasta. La mia vita.