Capitolo 22.

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Dopo il mio scontro con Adair Jonathan mi convinse a ritornare nella mia stanza per calmarmi un minimo, ma il mio cervello organizzava solamente la fuga. Non avevo in mente nessun' altro pensiero se non quello di andare via da lì.

Ancora non sapevo che sarei rimasta li dentro per molto tempo, ma il mio cuore non si era mai arreso all'idea di provare.

Stesa sul letto con le lenzuola di seta bianca guardavo il baldacchino sopra di me, come se lui potesse darmi le risposte che stavo cercando.

Adair in quelle condizioni erano una fortuna per me, si stava autodistruggendo e una donna normale non avrebbe potuto che essere felice di una situazione simile.

Ma non io...

Nonostante Adair mi avesse fatto del male, dentro mi me continuavo a struggermi per il suo stato d'animo che continuava a mangiarlo dentro lentamente.

Non avevo mai pensato di poter provare dolore per un carnefice così meschino, eppure, Lanore Blacke segregata in quella villa altezzosa e impegnativa stava sdraiata sul letto a pensare alle sofferenze del suo aguzzino.

Forse uno scherzo del destino.

La porta della stanza si aprì.

Adair fece capolino al suo interno e si fermò pochi passi di lontananza dalla porta, che poi chiuse con un gesto deciso.

Teneva il suo feroce sguardo su di me, spostandolo dal mio viso al mio corpo semiscoperto adagiato sul letto.
Sul suo volto si fece spazio un ghigno.

- Che cosa vuoi? - Domandai con un'insolita impertinenza.

Adair in tutta risposta scosse la testa ridendo.

Rimasi a fissare per qualche secondo la sua persona in piedi accanto a me. Il mio corpo aveva smesso di tremare in sua presenza, mi sentivo sicura adesso.

- Mia cara... questa impertinenza non ti porterà da nessuna parte, lo sai no? - Mi sorrise aprendo un cassetto.

Mi tirai su con il busto e mi sedetti.

- Mia cara - Risi. - Come se ci fosse mai stato qualcosa tra me e te che ti abbia potuto far pensare che sono tua Adair... -

- In effetti, si - Mi rispose continuando a darmi le spalle.

Dovevo ammettere però che era un'uomo semplicemente magnifico, spalle larghe, una schiena scolpita e massiccia, persino il fondoschiena non era niente male.

- Vuoi ancora tornare al discorso in cui tu reclami il possesso sul mio corpo? - domandai alzandomi e avvicinandomi  a lui.

-Ti stupirai per quanto ho ragione Lanore - le sue parole sembravano quasi un sussurro.

Quando si girò vidi che teneva in mano una corda, un foulard e un bicchiere contenente quella strana sostanza verde.

Aveva intenzione di drogarmi ancora.

Istintivamente sul mio viso si fece spazio un sorriso.

- Sei patetico, l'unico modo di tenerli a bada è drogarmi? - domandai incrociando le braccia.

Adair sorrise in tutta risposta dando un sorso al bicchiere.

- Finché non ti uccido si, voglio divertirmi ancora un pò - serrò la bocca dopo essersi leccato il labbro per assaporare fino all'ultimo la bevanda verde.

Feci qualche passo indietro.

- Divertirti ad autocommiserarti? -

-Ah, Lanore... - si avvicinò lentamente.

Il Patto. (Amore proibito)  { IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora