Capitolo 4. (pt.1)

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Quando aprì gli occhi mi sembrava per un'attimo di essere tornata a casa mia, di essere nel mio letto, nella mia stanza, nella mia città. Potevo ancora sentire mia madre che trafficava la colazione in cucina. Le gemelle che correvano per il giardino, e mia sorella che mungeva le vacche nella stalla canticchiando. Mi stiracchiai, strinsi tra le mani le lenzuola bianche che mi avvolgevano e sorrisi sentendo nelle narici il profumo di casa mia.

Ma questo fu solo per un momento.

Ero ancora lì in quella stanza semi buia, il corpo di Adair stavaaccanto a me, dormiva ancora. Più guardavo quell'uomo più il mio corpo provava repulsione. Lo stomaco era chiuso, e gli occhi erano bagnati dalle lacrime.

Mi alzai insicura dal letto mettendomi immediatamente una vestaglia e mi avvicinai alla finestra guardando fuori. Diluviava. Posai le mani sul vetro freddo, e successivamente anche la fronte. Le lacrime scendevano esattamente come scendeva la pioggia, ed ero consapevvole che quele lacrime erano un diluvio dietro di me.

Immediatamente tornai a quella notte di pioggia, dove io e Hanry ci riparammo in un vecchio granaio abbandonato. Quel pensiero mi fece sorridere, forse in altre circoostane, forse il altri mondi io e lui avremmo vissuto felici la nostra storia d'amore, assieme a nostro figlio, ma ormai era troppo tardi per voltarsi indietro. Potevo solamente prendere tutti i miei ricordi più preziosi, i miei sogni più grandi e chiuderli in un cassetto per tirarli fuori nel momento in cui tutto sembrava diventare troppo insopportabile.

Mi girai, e guardai la stanza. Forse in altre circostanze quello sarebbe stato il sogno di ogni ragazzina di campagna, un grande psecchio, un'armadio pieno di abiti di alta sartoria, ma no, non era il mio.

- Pensierosa già di mattina Lanore?- Voltai la testa velocemente.

Adair si stava stiracchiando, le mani giunte al cielo.

- Penso sia il minino, voi che cosa ne dite?- Domandai sicura di me stessa.

Non l'avrebbe mai avuta vinta, non da me non da Lanore Blacke.

Si alzò e si avvicinò con passo sensuale fregandosene completamente di essere nudo. Mi imbarazzava vederlo cosi scoperto.

Sorrise e mi prese il viso con una mano per darci un bacio, prima che io lo scostai per impedirglielo.

Rise. - Avanti, fai ancora la preziosa? Ammeti che è piaciuto anche a te - Mi accarezzò la guancia, e ancora una volta avevo la conferma delle mie teorie. Le sue mani sulla mia pelle erano come lame.

- Piaciuto?, che cosa? - lo spintonai. - Sentire il mio corpo violato?!- Alzai di molo il tono di voce.

Venne verso di me velocemente e mi attaccò al muro tenendomi le mani sulla gola. Sentì immediatamente il respiro bloccarsi e d'impulso misi le mani sulle sue per cercare di respingerlo. Come potevo respingerlo? Era un'uomo, due volte me e con il quadruplo della mia forza.

- Ti prego...- Ansiami.

Il suo sguardo trasudava pazzia incontrollabile, sentivo che quell'uomo non avrebbe avuto problemi a strangolarmi, se non fosse che gli servivo per soddisfare i suoi piaceri carnali.

- Non osare, mai più, mettermi le mani addosso Lanore o ti giuro che ti spezzo questo bellissimo collo - Disse stringendo ancora di più la presa. - Hai capito?- Continuò.

- Si! - Gemetti. - Si, tri prego, lasciami andare - Dissi con l'unico filo di voce che possedevo.

Di colpo mi lasciò, cominciai a tossire chinandomi a terra. Era forse uscito di testa?. Alzai lo sguardo, se ne stava li in piedi come se nulla fosse.

Il Patto. (Amore proibito)  { IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora