Capitolo 19.

1.1K 24 4
                                    

______
" Dovevo colpire. Il coltello stretto nella mia mano destra era tutto impregnato di sangue, schizzi mi macchiavano la faccia mentre conficcavo la lama sempre più a fondo, più e più volte. Avevo bisogno di colpire. Il mio cervello era scollegato, assente, come se in quel corpo non ci fosse più la mia anima, ma un diavolo assetato di sangue. In quel momento provavo emozioni talmente forti che invecedi provare repulsione, provavo piacere. Piacere nel infilare un coltello dentro quella carne,piacere nel sentirla lacerarsi, piacerenel sentire il sangue scorrere. Ero immobile mentre fissavo me stesso colpire con forza e violenza quel corpo steso a terra davanti a me.Tentavo di chiudere gli occhi, non volevo vedere, quello non ero io,non potevo aver fatto una cosa del genere. Per quanto ci provassi a chiudere gli occhi le immagini erano sempre li, azione dopo azione siripetevano mentre quel corpo emetteva gemiti di dolore. L'unica cosa che riuscì a sentire chiaramente era il mio nome pronunciato più e più volte da una voce distolta e per me irriconoscibile. Avevo davanti a me un'omicida, e quell'omicida ero io. "
______

Lanore era ferma immobile, io sovrastavo l'uomo che aveva osato toccarla. Sovrastavo quel corpo ormai senza vita.

Che cosa era successo?

Per un attimo avevo visto nero, il vuoto. Nemmeno mi ricordavo di essermi messo a correre verso di lui.

Quelle immagini erano raccapriccianti persino per me, che di raccapriciante avevo tutto.

Mi faceva male vedere il suo viso così tirato dalla paura, mentre le mani le tremavano all'altezza del viso.

Voleva parlare, ma non riusciva a dire niente, ne ero convinto.

Spostai il mio peso su una gamba per poi allontanarmi dal cadavere dell'uomo, mi guardai intorno per assicurarmi che io e Lanore fossimo soli e poi con calma mi avvicinai a lei.

Oh, ero scioccato quanto lei, ma non sapevo bene il perché, avevo ucciso tante persone, però, non lo avrei mai fatto davanti a lei.

Dovevo solamente aspettare di arrivare in villa per disperarmi, dovevo prima pensare alla sua sicurezza.

- Lanore andiamo - Le tesi la mano.

Lei abbassó lo sguardo su di essa, e la guardó come se fosse la cosa più orrenda di questo mondo.

- Lanore ti prego... - La guardai. - Non ti farò del male -

Mi guardó con quegli occhi verdi, che avevano preso un'ombreggiatura tanto scura da sembrare quasi neri, e poi mi afferró la mano, e tremando cominciammo a camminare a passo svelto.

Lanore's Pov.

Stavo stringendo la sua mano mentre tornavamo a casa.

Avevo ancora in mente quella scena.

Quando ero piccola mio padre uccideva gli animali della fattoria, io cercavo sempre di impedirlo perché per me erano anche loro esseri viventi, e parte della famiglia.
Ora, ho assistito all'assassinio di un'uomo.

Avevo dentro una sensazione orribile, di peccato.

Adair era in silenzio mentre stringeva la mia mano. Percepivo in qualche strano modo che aveva bisogno di me.

D'impulso strinsi la sua mano nella mia, facendo così che lui girasse immediatamente la testa verso di me.

Lo vidi guardami con la coda dell'occhio ma non mi girai per rispondere al suo sguardo, ancora non ci riuscivo.

Adair strinse a sua volta.

Ci voleva la morte di un'uomo per farci stare assieme più di cinque minuti senza litigi, botte o sesso.

Presi infine una decisione, se lui avesse aiutato me, io l'avrei aiutato a mia volta.

____

Arrivati a casa Adair mi fece preparare un bagno caldo, e sparì immediatamente nella sua camera da notte lasciandomi ai servizi della governante.

In tutto quel trambusto non gli avevo nemmeno proferito parola riguardo il mio gesto di qualche ora prima. In realtà ero già stata abbastanza punita per quello.

- Venga signorina - Dorotea mi parlava dolcemente, cose se già sapesse tutto.

Sorrisi e la seguì.

- Il bagno è pronto, la lascio sola? - Domandó sistemandosi accanto alla porta.

- Si, grazie Dorotea, ti chiamo se ho bisogno - cominciai a slacciarmi il vestito fradicio.

- Non esiti, oh, date a me - Rientró prendendo il vestito. - Con permesso - Uscì.

Rimasi nuda davanti allo specchio.
Spesi un paio di minuti a guardare il mio riflesso nello specchio, accorgendomi di quanto era cambiato.

Quella A nera spiccava sulla mia pelle chiara, come se tutti dovessero guardare solamente lei.
Alla fine l'intento di Adair era proprio quello.

Mi guardai intensamente, tenevo lo sguardo fisso sul mio, e per un'attimo infondo ai miei occhi vidi un filo di follia.

Una parte di me aveva bisogno di dimenticare tutto, ma l'altra parte provava piacere in quelle nuove sensazioni.

Stavo forse diventando come Adair?

Avevo paura della risposta a quella domanda, ma per un attimo ebbi una sensazione magnifica, come se io fossi la regina di tutto quel dolore.

Spostai lo sguardo, e guardai la porta.

Furtivamente presi uno scendiletto e me lo infilai allacciandolo in vita, poi uscì silenziosamente dal bagno della mia stanza, camminando furtivamente per il corridoio.

Mi avvicinai alla porta dell'ufficio di Adair e la apr intenta a trovare ciò che stavo cercando, una via d'uscita momentanea.

Cominciai a rovistare ovunque, cassetti, vetrinette, armadietti, quando trovai una piccola scatola.

Eccolo lì.
Molto accuratamente staccai un pezzo di oppio e lo riposai nel Mio sottogonna, stando molto attenta a rimettere tutto in perfetto ordine, com'era in precedenza.

Uscì dall'ufficio e mi chiusi a chiave in camera.
Di sicuro Adair non sarebbe venuto da me adesso.

Mi sedetti a terra, e presi quello strano aggeggio che Adair mi portó la prima volta, assieme ad un bicchiere.
Eseguì i suoi stessi passaggi, e dopo aver bevuto, e fumato riposai tutto.

Velocemente mi infilai nella vasca dove l'acqua era ancora calda, e lì l'effetto cominció.

La testa cominció a girarmi, tutto intorno a me si stava muovendo senza sosta, mentre i muscoli del mio corpo si rilassavano.

Sentivo l'acqua cullarmi dolcemente ad ogni mio movimento mentre la droga scorreva nel mio corpo.

Mi sembrava impossibile mettere insieme una frase compiuta che avesse un senso logico, così scoppiai a ridere.

Risi, perché avevo pianto per troppo tempo.

Il Patto. (Amore proibito)  { IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora