28- Persi

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Ashley

- Anna? - 

- Non sei andata a lavoro stamattina? - Mi domanda lei prendendo una tazza di caffe e sedendosi affianco a me. - Ben mi ha scritto ieri. -

- Oh e come sta? - Chiedo io ingenuamente. - Tutto bene? -

- Tutto bene. Federico invece no. - Risponde gelida. - Non lo sente da settimane. E' come se fosse sparito nel nulla. -

- Sparito? - E' il genere di comportamento che mi aspetterei da lui, ma nonostante ciò non posso fare a meno di risultare sorpresa. 

- Già, Ben dice che ha incontrato un suo vecchio amico, una sera ad un pub penso... e da allora non ha più avuto sue notizie. - Continua a dire Anna come se mi stesse accusando di qualcosa, o come se volesse rinfacciarmi la mia decisione di lasciarlo.

- Non penserai mica che è colpa mia? - Chiedo io allibita. 

- Non ti incolpo di nulla, ma sai bene qual è la causa di questo suo atteggiamento. -

Mi alzo e vado di corsa in salotto. La sento corrermi dietro. - Ashley! Aspetta. -

- Della mia vita non decidi tu ma io. E Federico può fare quello che vuole! E' grande e vaccinato! Non puoi accusarmi di ogni sua colpa. - 

- Ashley tu non capisci quanto ti fai del male. Stando lontana da lui tu non puoi vivere. Pensi che non ti senta piangere ogni sera? O di come rifiuti ogni minimo gesto di affetto da parte mia. -

- Ma di cosa stai parlando Anna? - Le ultime settimane, dopo la rottura con Federico, non erano state di certo facili. Ho il cuore a pezzi, questo è ovvio. Ho allontanato una persona senza la quale non posso vivere. Ma è una cosa che non posso ammettere, una cosa che il mio povero cuore ferito non può accettare. 

- Smettila di incolparti di tutto, porca puttana! Quel piccolo crollo che ho avuto con il bambino non è colpa tua! Non è colpa tua quello che sta succedendo a tua sorella! Non è colpa tua se tuo padre era un pezzo di merda alcolizzato! Non è colpa tua se tua madre è morta! - Anna si sta agitando, e anche in modo allarmante. Detesto quando succede. Mi salgono mille paranoie. 

- Ti rendi conto che la nostra conversazione non ha un minimo di senso. Sono solo sette, cazzo. Se permetti ho ancora mezzo cervello addormentato, figurati pazienza a sufficienza per ascoltare queste assurdità. -

- Allora fai come vuoi Ashley! Io ci ho provato, ma hai ragione è la tua vita dopotutto. Sta a te scegliere se soffrire o meno. - Dice prima di andarsene via.

Federico

- Smettila di perdere tempo con quella scatola arrugginita, Rossi! - Urla Franco, che se ne sta beatamente seduto per terra a bersi una birra. - Almeno che Dio non ci mandi un bel bolide che funzioni o qualche buon samaritano che ci riporti verso la civiltà siamo bloccati qui! In mezzo al nulla più verde! -

- Almeno io ci provo sai! - Sbraitò incazzato, completamente fradicio di sudore. 

- A fare che? A rianimare una vecchia macchina del '81. - Risponde lui ridacchiando. Detesto quando ride in quel modo, ha quell'aria così malefica, così perfida... e sudicia. 

- E quindi che facciamo, vecchio! Ce ne stiamo qui a goderci il bel sole della Puglia in attesa di questo cosi detto miracolo?! - Chiedo ironico.

- Allora non sei completamente stupido come pensavo. - E dopo questa gli lancio una chiave inglese. 

- Stronzo! -

Lui continua a ridacchiare e io comincio seriamente a perdere la pazienza. 

- Rossi! Mi spieghi perchè da cantante ballerina emergente e con un futuro luminoso davanti sei finito con me a vagabondare per l'italia? -

Distolgo lo sguardo e mi giro dall'altra parte, e non posso fare a meno di ricordarmi dei suoi occhi verdi osservando quell'immenso campo in cui siamo persi.

- È forse per colpa di una donna? - Intuisce Franco.

- È sempre colpa di una donna. - Confermo io.

- L'amavi? -

A quella domanda il mio cuore perde un battito ed è come se la nostra vita insieme mi apparisse davanti agli occhi. Ricordo ogni singolo giorno, ogni singolo minuto. E ogni singola emozione.

Prima che possa rispondere una macchina rossa si ferma vicino alla nostra e sento una voce chiamarci.

Da dove comincio?
Allora 1 anno di assenza non si giustifica. E quindi non inventero scuse. Quando ho cominciato a scrivere questa storia avevo circa 13 anni e ora ne ho quasi sedici. Non avevo idea dei doveri che avevo in quanto scrittrice nei confronti di voi lettori e solo ora realizzo il mio imperdonabile comportamento. Insomma ho smesso per pigrizia, per malavoglia per tutti i motivi del mondo che non potranno mai giustificare il mio comportamento.

E quindi ora, con una mente più matura, vi chiedo scusa e ancora una volta siete disposti a concludere questo viaggio con me?

NOTA.
Questa trilogia è scritta come una ragazzina di 13 anni scriverebbe. Ed è per questo che la concludero come l'avrebbe conclusa la me di qualche anno fa. Ma se mai scriverò altre storie non saranno più cosi.

Amami | Federico RossiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora