3°Capitolo

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Uscita dal passaggio mi ritrovai immersa nell'aria frizzantina della notte.

Inspirai a pieni polmoni.

Libertà.

Mi trovavo nel giardino sul retro, scavalcai la siepe che circonda il palazzo attenta a non rovinarmi il vestito o i capelli. Ero abituata a quel genere di cose. Da piccola mi avevano insegnato a fare tutto quanto con un vestito lunghissimo che ti impacciava i movimenti, riuscivo a correre,combattere,saltare e ballare... E ora anche scavalcare siepi.

Mi diressi verso la villa di Iuta a pochi prati piú in lá.

L'orchestra si sentiva da lontano. Ma perchè non aveva messo le canzoni che piacevano a lei? Di solito ascoltava pop,house, heavy metal e rock. Arrivai di fronte al portone. La sua era la tipica casa in stile greco: le colonne corinzie creavano un portico spazioso e ai lati i muri bianchi con enormi finestre contornate da motivi in calcesteuzzo.

Varcai la soglia insieme ad altri invitati che conoscevo solo di vista, attenta bene che il cappuccio mi coprisse gli occhi.

Una guardia del corpo mi fermó:- si identifichi prego- abbaiò severo

-Sono io Jhon- mi abbassai leggermentr il cappuccio in modo da scoprire una metà del viso. Spesso aveva fatto da guardia del corpo a mio padre.

Lui sgranó gli occhi scuri, e con uno scatto si inchinò:- mi perdoni per il mio comportamento inadeguato Principessa!- urló

-Shhhh...- bisbigliai agitata. Mi guardai intorno, per fortuna nessuno stava passando di là

- Non devono sapere che sono qui-

Un sorrisino li increspó gli angoli della bocca.

Mi fece cenno di passare, ed io entrai.

Passai in nezzo a due colonne di marmo bianco ed entrai. La sala era gremita di gente vestita elegantemente che saliva l'ampia scala che mi trovai di fronte. In marmo bianco ovviamente.

Salì le scale per andare nella sala ricevimenti. Conoscevo come le mie tasche quella casa, da piccola venivo a giocare qui, la consideravo una seconda casa e Iuta era come una sorella. Al mio passaggio molti invitati si girarono a guardarmi con curiositá. Non mi ero ancora tolta il mantello e mai l'avrei fatto. Potevano solo vedermi la bocca e il mento.

Passai attraverso varie sale color oro, verde e rosa con festoni colorati appessi al soffitto, al pavimento c'erano enormi tavoli pieni di cibo di ogni genere. La gente parlava con voce sommessa come se non volesse disturbare il sonno di qualcuno. Era tutto così freddo. Non da Iuta. Lei era tipa da feste scatenate con luci al led e bevande che andavano dai super alcolici all'acqua.

Passai varie sale in quelle condizioni. Finalmente arrivai alla sala da ballo.

C'era moltissima gente stipata a cerchio vicino a le colinne che delimitavano l'area dove i ballerini ballavano.

E proprio al centro con un bellissimo vestito rosa, volteggiava Iuta.

Guardai il suo partner, probabilmente era il suo fidanzato visto che per tradizione, nelle "feste degli innamorati" la donna doveva ballare solo con il suo amato, per una prova di fiducia i cose del genere.

Non andavo pazza per questo genere di cose.

Aspettai che l'orchestra smise di suonare una melodia di Bach e che Iuta si diregesse ai margini della pista, per lasciare spazio, agli altri per andare da lei.

Le andai incontro e mano mano che mi avvicinavo riuscii ad ammirare il suo vestito: senza spalline e appena sotto il seno partiva subito la gonna a campana, dietro, attaccato al collo con una collana partiva un mantello di tulle tempestato di diamanti. I capelli biondi li aveva raccolti in uno chignon leggero che lasciava cadere alcuni ciuffi di capelli. Era bellissima. Mentre le andai incontro lei si voltó verso di me e un sorriso le illuminó il viso.

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