Sbarrai gli occhi di scatto, ricordandomi che ero svenuta e che prima avevo sentito una voce nella mia testa, melodiosa e bellissima. Mi ricordai, anche, dell'attacco improvviso del Popolo delle Tenebre. Come stava Iuta? Dov'era adesso? E i miei genitori? Stavano bene? Anche se non mi avevano mai considerato, non potei fare a meno di chiedermi dove si trovavano... Insomma, se morivano io avrei dovuto prendere il loro posto e la cosa mi spaventava e non poco. Mi alzai a sedere e notai che ero stata adagiata in una superficie morbida e avvolta con delle coperte. Nere. Mi guardai attorno allarmata, temendo il peggio.
E il peggio arrivó, puntuale.
Ero stata sdraiata su un letto a baldacchino, completamente nero. Le tende del letto erano tirate cosí non riuscivo a vedere che cosa c'era fuori. Ma di una cosa ero certa: ero stata portata nella loro cittá. Ero stata portata dal Popolo delle Tenebre. Una paura folle si fece strada nella mia mente. Dovevo andarmene di lí, e al piú presto. Mettei un piede fuori dal letto e notai che non avevo piú il pigiama di prima, adesso avevo adosso un vestito corto fino alle ginocchia, grigio scuro, semplice. Non osai pensare a chi potrebbe essere stato.
Il mio piede toccó una superficie liscia e fredda. Feci un respiro profondo e scostai le tende alzandomi. Mi prese un giramento di testa appena mi misi in posizione eretta.
La stanza era enorme, di colore blu notte molto moderna, con quadri che ritraevano paesaggi alle pareti e in fondo alla stanza un caminetto accesso crepitava, con due poltrone di fronte. Alle pareti vicino alla porta c'erano due librerie, completamente vuote. Mi avvicinai al fuoco e solo allora notai che vicino alla finestra, nella parete opposta alle librerie, stava dritto in piedi un uomo, un maggiordomo, per la precisione e mi guardava. Era notte, dietro le finestre, ma riuscí a scorgere una parte del suo volto grazie al fuoco. Sobbalzai per lo spavento. Aveva il viso pallido e allungato, i capelli erano lunghi e marrone scuro, ma gli occhi mi spaventarono: erano rossi come il sangue.
A quel punto il maggiordomo sorrise debolmente e parló con voce profonda e rauca:- Salve signorina, mi fa piacere che si sia svegliata-
-Chi sei?- chiesi e intanto mi allontanai di un passo.
-Il mio nome è Sebastian e sono il maggiordomo del Principe-
- E cosí sono addirittura nel castello della famiglia reale- sussurai tra me e me.
-Vado ad avvertire il padrone che vi siete svegliata. Con permesso.- disse e se ne andó chiudendosi la porta alle spalle.
Corsi alla finestra cercando una via d'uscita, o perlomeno, un modo per scappare.
Le finestre non avevano un balcone o un terrazzo, se mettevi il piede fuori cadevi giú. Non sapevo quanto fossimo alti perché era tutto avvolto dalla nebbia. Tipico.
Sentí aprirsi la porta della mia stanza, mi voltai e prima che potessi dire qualsiasi cosa entró.
Lui.
Il ragazzo che avevo incontrato al lago era proprio davanti a me insieme a Sebastian. Ora riuscivo a vederlo bene: aveva i capelli corvini che alla luce emanavano riflessi blu, gli ricadevano sugli occhi, sembravano morbidissimi; gli occhi, come avevo intuito erano turchesi, quasi viola e la pelle chiara e perfetta. I suoi lineamenti erano dolci e delicati, quasi da bambino ma che esprimevano fascino. Era alto di muscolatura asciutta ma forte, indossava una camicia blu notte e jeans chiari con converse nere. Al solo guardalo il mio cuore partiva per la sua strada battendo cosí veloce che temevo che qualcuno mi sentisse.
Lui si avvicinó e parló:- Eccoci qui principessa, potresti almeno ringraziare- la sua voce era la stessa che mi aveva parlato prima di svenire ma ora aveva un tono da...
Brutto stronzo! urlai nella mia testa, quando ci voleva, ci voleva.
Lui, come se mi avesse sentito scoppió a ridere fragorosamente, la sua risata era molto bella. Ma non potevo farmi condizionare da queste cose. Lui era il nemico.
- che c'é da ridere?- chiesi infastidita
-niente,niente- taglió corto. Si andó a sedere ad una delle due poltrone davanti al fuoco e accavalló le gambe. Tutto con un atteggiamento rilassato e da piú stronzo possibile.
-Allora- esordí -piaciuto il nostro attacco a sorpresa?- questo è pazzo.
-se mi è piaciuto?- chiesi fuori di me dalla rabbia - hai quasi distrutto il mio popolo e la mia famiglia! Ora non so neanche se siano vivi o morti!- lui sorrise con lo sguardo rivolto al fuoco, incurante di me che lo guardavo con rabbia.
-Calmati, sono sicuro che sono vivi- Non ne potevo giá piú di lui. Al diavolo il senso di attrazzione che provavo nei suoi confronti e al diavolo la sua bellezza.
-voglio andare via da qui- dissi fredda. Di colpo lui si voltó e mi incenerí con gli occhi color del mare in tempesta.
Ora era arrabbiato.
-Tu non vai da nessuna parte-
- E invece si- feci per avviarmi verso la porta ma si alzó inpiedi e mi si paró davanti:-tu stai ferma qui!- urló con rabbia.
-Mai!-
-Tu non capisci! Io ti ho salvato perche mi hai chiesto aiuto! Io nutrivo delle speranze verso di te!Guardandoti pensavo fossi diversa e invece mi accorgo che sei solo una bambina viziata!- mi abbaió contro. Non ci vidi piú.
- CHE COSA?! TU NON MI CONOSCI NEMMENO!- una furia cieca si abbattè dentro di me come un uragano, la stessa che avevo provato con il mostro nel giardino di casa mia, solo che mooolto piú potente.
Di colpo le finestre si spalancarono, i mobili con un gran fracasso cadderro a terra e i muri si creparono. Io sentí una forza che si irradiava dalla punta delle mie dita a tutto il corpo. Mi face sentire bene. Potente.
Ma non riuscivo a guardarlo un minuto di piú. Lui era distratto, si stava guardando intorno, sbalordito. Gli girai intorno e scappai via. Non sapevo dove andare e cosí percorsi corridoi e stanze tutti con colori freddi e cupi. Ma non riuscivo a trovare la via d'uscita.
Ad un certo punto una mano grande e calda mi fermó, facendomi voltare. Era lui, mi guardava con gli occhi spalancati e sembrava spaventato. Chiaro, dopo la mia scenata, chi non lo era?
-Resta, ti prego- sussurró a voce cosí bassa che quasi non lo sentí, peró la sua voce era dolce e un pó impaurita. Faceva molta tenerezza. Non so, forse per l'attrazzione che mi spingeva a toccarlo, ad accarezzargli la guancia o forse perchè mi guardava in quel modo indifeso, che decisi.
-Va bene resto con te- sussurrai anch'io. Era la scelta piú sconsiderata che potessi fare e non era per niente degna di una principessa ma... Al diavolo!
-okey- rispose lui. Continuava a tenermi la mano, cosí aggiunsi con un mezzo sorriso:- Peró se mi stai prendendo per i fondelli... bè hai visto che cosa sono capace di fare-
lui scoppió a ridere, e non potei fare a meno di ridere anch'io, era talmente contagiosa e bella la sua risata che mi dimenticai dove mi trovavo e che cosa mi era appena capitato
-certo principessa!- Rispose e aggiunse:- e, a proposito, io sono Ciel-
-Io Aranel- risposi sorridendo.
Spazio autrice:
Salve salvino!!!
Eccomi qui con il 5° capitolo. Adesso, volevo farvi sapere che i nomi Ciel e Sebastian li ho presi da due particolari personaggi che io amo profondamente e solo le mie amiche piú strette sanno quali sono! Quale importanza credete che avrá Ciel nella storia?
Mi scuso in anticipo per possibili orrori grammaticali e cavolate del genere
Baci
Salla
P.S: Ciel si legge "Siel" é in inglese.
STAI LEGGENDO
Light and Dark
RomanceLa terra divisa tra due mondi: Luce e Buio. Una maledizione che grava su due innamorati. Un Principe ed una Principessa con poteri oltre l'umana comprensione. Se amate il genere Romance/Fantasy leggetelo perche è per voi!!