Capitolo 2 - Riflessioni

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Harry era finalmente seduto sulla sponda del Lago Nero, tranquillo e pacato.

Era riuscito a scrollarsi di dosso Hermione e Ron, ma aveva dovuto inventarsi uno stratagemma:

"Hey Harry! Dove vai?", gli aveva detto la ragazza.

"Voglio riflettere."

Ron aveva fatto una smorfia scocciata:

"Dai, siamo praticamente tuoi fratelli! Pensi che sia qualcosa di così grave da poterci dividere? No, perché noi non ti lasceremo mai, capito?"

Al ché Harry prese seriamente in considerazione l'idea di portarli con sé, ma concluse che in quel momento non aveva bisogno di sostegno: aveva solo bisogno di capire.

E non poteva riuscirci se non da solo.

"Ragazzi, siete troppo gentili, ma ho davvero bisogno di stare per conto mio e riflettere.", disse, ma vedendo i loro visi confusi, frettolosamente aggiunse che gli avrebbe parlato appena possibile.

Hermione aveva fatto un sorriso comprensivo, mentre Ron faceva una smorfia annoiata:

"Ok, non ti forziamo. Però sappi che ci siamo, per qualsiasi evenienza.", disse quest'ultimo, sconfitto.

Harry gli aveva sorriso a sua volta, poi era scappato verso il Lago.

Nella sua testa era tutto così confuso.

Non gli era mai successo nulla del genere: nulla che potesse mandarlo in tilt così.

C'era della paura e dell'ansia,
ovviamente dovuta all'imminente Torneo - e comunque pensava fosse normale -, ma c'era anche altro.

Aveva paura di quello che stava provando in quel momento: qualche tempo prima aveva preso una cotta spaventosa per una Corvonero del quinto anno di nome Cho Chang.

L'aveva vista sull'Hogwarts Express per la prima volta.

Si ricordava benissimo cos'era successo: lei aveva chiesto alla signora del carrello "due Brioches di Zucca" e poi l'aveva guardato sorridendo.
Inutile dire che, da quel momento, tutte le volte in cui era capitato uno sguardo condiviso, Harry si era sentito come se si stesse per sciogliere.

Ma in quel momento non c'era nulla.

Quando Cho lo guardava, era come se lo
facesse Hermione: era una sua amica, ma niente di più.
Niente sensazioni come ansia, nervosismo, paura di fare una brutta figura.

Harry continuava a guardare il lago, sperando che potesse venirne fuori una sirena o qualcosa di fatato che potesse guidarlo dicendogli esattamente cosa gli stesse succedendo e rimediare.

La sua mano distrattamente si posò sul muschio brinato di cui era ricoperto il tronco su cui era seduto.

"Però... è morbido...", iniziò a pensare involontariamente, "Chissà se sono morbidi anche i capelli di Dean!"

Cosa?

Dean?!

DEAN THOMAS?!

La prima reazione di Harry fu quella di togliere i polpastrelli dal muschio umido come se tutt'a un tratto questi fosse diventato bollente.
La seconda fu quella di sbarrare gli occhi davanti alla vista meravigliosa del lago, senza tuttavia ammirarla.

Si era veramente chiesto se Dean Thomas avesse i capelli morbidi?

Sì, se lo era veramente domandato.

Harry fu assalito da una strana quanto inquietante consapevolezza: non era la prima volta che pensava al suo compagno di Casa in questi termini.
Molte cose glielo ricordavano: i suoi occhi scuri gli ricordavano i chicchi di caffè che beveva dai Dursley, la sua pelle era del color della cioccolata che continuamente gli dava il professor Lupin per riprendersi dai Dissennatori l'anno precedente.

L'ho fatto per te ~ DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora