18 ✘ 𝐀𝐍𝐎𝐓𝐇𝐄𝐑 𝐋𝐎𝐕𝐄𝐑

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「 𝐋𝐮𝐤𝐞 」

«Eddai Luke, alza quel culo. È da quattro giorni che stai così. Ma almeno ci vai a pisciare?»
Quando Carter entra in camera, dopo il suo turno da Jimmy John's, neanche ho voglia di annuire in risposta alla sua domanda. Mi osserva dall'entrata della camera, la luce ancora spenta. La sua figura è completamente oscurata dalla contrapposizione con la luce proveniente dal corridoio.
Non sentendo alcuna risposta allunga la mano verso l'interruttore, e chiudo gli occhi pretendendo di fingere di star dormendo. Malgrado il mio tentativo, la mia capacità di recitazione è pessima e Carter mi conosce troppo bene per poter cascarci. Infatti accende la luce e si lascia andare in una risatina mentre con uno spiraglio tra le palpebre lo vedo togliersi il cappellino di Jimmy John's e slacciarsi il grembiule con il logo del locale. «So che sei sveglio, idiota. Dove hai ficcato Lily? Non è nella sua culla. Non dirmi che l'hai fatta portare al lavoro da mamma solo perché la ragazza ti ha lasciato, Cristo Santo.»

Biascico un «È con Taylor» senza sforzarmi neanche di farmi sentire da lui. Infatti si volta e «Che?», chiede. Sbuffo e costringo gli arti a tirarmi su, perché ho la vescica che scoppia e non mangio niente da quasi due giorni. «È con Taylor Cruz. È venuta qui per controllare come stessi, dato che qualcuno tipo Carter Hemmings le ha chiesto di tenermi d'occhio. Tenermi d'occhio per chissà cosa, poi, solo lui deve saperlo.»

«Non si sa mai con te. Specialmente ora che sei di nuovo single.» Si sfila la maglia e arraffa una di quelle ammucchiate sulla sua parte di scrivania. La annusa e storce il naso, lasciandola cadere a terra poco dopo. Lo fa con almeno altre due magliette prima di trovarne una che ancora non puzza abbastanza di morto.
«Almeno stamattina hai fatto colazione?» mi chiede.
Annuisco «Sì».
«Orsetti gommosi e birra non valgono» mi scocca un'occhiata delle sue.
«Allora no». Come se lui sia nella posizione giusta per rompermi le palle.

Poi tira fuori un sacchetto dalla tasca della divisa e me lo lancia. Lo afferro per un pelo. Ho i muscoli addormentati e i riflessi di un bradipo.
Carter si siede sul materasso e comincia a slacciarsi le scarpe. «È un panino. Immaginavo non avresti cucinato un cazzo. Ma tranquillo, adesso scenderò io a fare la cena per mamma e Dave, per la bambina, e poi farò la lavatrice, laverò i piatti e faró tutto ciò che non hai fatto tu oggi, anche se sono appena tornato da cinque ore di sorrisi tirati e puzza di fritto, e hanno bucato le ruote della moto. E sai perché?» Comincia a tirare con forza i lacci delle scarpe, per cercare di sgrovigliarli dal nodo che lui stesso ha creato. «Perché sono un-fottuto-perdente, e la mia vita è un-totale-fallimento.» Ha la premura di enfatizzare tutto ad ogni strattone che riserva ai lacci di quelle povere scarpe.

«Hanno bucato le ruote?» Arrotolo su se stessa la carta del sacchetto, richiudendolo, per poi puntare lo sguardo su mio fratello.
«Sì, Luke, grazie per l'attenzione.»
«E perché?»
«Che cazzo ne so io del perché»
«Chi è stato?»
«Che cazzo ne so chi è stato!» È un fascio di nervi. Appena riesce a togliersi quelle dannate scarpe le lancia dall'altra parte della stanza accompagnandosi da dei versi affranti. «Vaffanculo», sibila dopo.
«E adesso come facciamo?»
«Non lo so, Luke, sei tu il cervellone. Risveglia quel tuo cervello dal coma, andiamo, e trova una soluzione.» Si alza in piedi con uno scatto.

«Dio, Carter, datti una calmata. Io quando ritorno dal lavoro non sono così adirato.»
«Adirato, io? Sono una camomilla Luke, una cazzo di camomilla.» Fa avanti e indietro per la stanza con le mani tra i capelli, mentre cerca di legarsi i ricci in un codino. Finisce che non ci riesce, a legarseli, e butta a terra l'elastico saltandoci sopra un paio di volte.
Una camomilla all'LSD. Carter è proprio una camomilla all'LSD.

Dopo gli avvenimenti recenti, mi preoccupo di alzarmi in piedi e raggiungerlo al centro della stanza prima che dia definitivamente di matto e gli venga un'altra crisi. «Respira. Fai dei respiri profondi, andiamo» li faccio anche io per ricordargli come si fa, dato che lui dimentica sempre tutto. Punta lo sguardo su di me con le sopracciglia corrugate in un'espressione preoccupata, poi inala ed ed esala a ritmi regolari.

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