「 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐞𝐫 」
«Carter».
Mamma entra in camera senza neanche bussare, quindi chiudo di fretta il quaderno scassato e alzo gli occhi al cielo.
«Ma', devi bussare.» In questa casa nessuno sa farlo. Si sentono tutti in dovere di farsi i cazzi degli altri. Cristo santo.«Sì, scusa. Senti... Volevo parlarti.»
Tendo le orecchie e mi affretto a chiudere il portatile e poggiarlo sul comodino. Lei se ne sta davanti al mio letto, quasi a disagio, a guardarsi intorno forse chiedendosi da quanti anni non entrava in questa stanza. Indica lo scotch rosso sul pavimento, tirato da una parte all'altra della camera. «E questo?»
«Io e Luke abbiamo diviso la stanza in due parti.» Mi scosto le coperte di dosso alzandomi a prendere una maglia da indossare. «In realtá lo ha deciso lui perchè dice che faccio sempre troppo disordine» accenno al mucchio di cianfrusaglie sul pavimento della mia parte di stanza. Lei sembra comunque confusa, ma scuote una mano in aria quasi a dire che non ne vuole sapere niente.
Infilo la prima t-shirt che mi capita sotto gli occhi e scosto una ciocca di ricci dietro l'orecchio. «Allora, di che volevi parlarmi?»
Quasi mi fa piacere sentire che ha da dirmi qualcosa. Non parliamo seriamente da quando ho avuto la prima crisi, e lei mi ha quasi fatto pesare il fatto di essere stata costretta a chiamare l'ambulanza per la quale non avevamo neanche i soldi. Attualmente potrebbe trattarsi di una filippica per qualche errore che ho commesso, un semplice consiglio su qualsiasi cosa o una di quelle domande che fanno i genitori ai figli tipo che fai?, come va a scuola?, o cose del genere. Me lo farei bastare, sul serio, andrebbe bene.Mamma si passa una mano tra i capelli crespi, dei ciuffi scomposti le ricadono dalla coda di cavallo fatta alla bell'e meglio. Si siede sul materasso di mio fratello, ancora scomposto da quando ci si è alzato ieri pomeriggio. Dopo essersene andato mandandomi a fare un culo non è più tornato, ma alla fine non me ne preoccupo. Sa cavarsela da solo, è intelligente, probabilmente adesso sarà da Michael a guardare uno di quei film da Michael e Luke tipo "Il Signore degli Anelli" e cose così.
«Volevo parlarti di Luke.» Dice mamma.
Oh. Di Luke. Vuole parlarmi di Luke. Certo, c'era da aspettarselo.
Non dico nulla, lascio che sia lei a parlare per prima. Va bene lo stesso.«È cambiato, sembra più... triste. Sono preoccupata per lui. È stato a letto per giorni interi, e ora non torna a casa neanche per dormire.» Generalizza a tal punto da farlo sembrare un depresso asociale di massimi livelli, come se non si fosse alzato dal letto per anni e adesso non torni a casa da mesi. È stato via solo venti ore, e lei si preoccupa per lui come se fosse stato dato per disperso. Quando ero io ad andarmene per giorni non se ne accorgeva neanche, rientravo a casa la sera e la trovavo sul divano a ridere con Dave su uno stupido programma televisivo, e quando li salutavo faceva solo "Oh, ciao tesoro" senza neanche distogliere lo sguardo dallo schermo della televisione. Vederla così apprensiva nei confronti di Luke mi fa uscire di testa.
«Il professor Johnson ha chiamato stamattina. Dice che l'ultima verifica di matematica è andata molto, molto male e questo è davvero strano per Luke. Lui ha sempre amato la matematica.»
Luke odia la matematica. Luke ha sempre odiato la matematica, peró non si sa perché riesce ad eccellere pure in quella. Non mi sono mai spiegato come ci riesca, a farsi piacere le cose che non gli piacciono, e quando gliel'ho chiesto non sapeva neanche lui come rispondere.
Ma forse il problema più grande per mamma non è neanche Luke. Il suo problema forse è non avere più belle pagelle da attaccare al frigorifero. È logico; tenta di auto-dimostrarsi di essere una brava madre osservando ogni giorno i bei voti che Luke ha sempre portato a casa. L'orgoglio della famiglia. Un fottuto prodigio in qualsiasi cosa. Lei ha fatto un talmente buon lavoro nel crescere un figlio di queste proporzioni.
Le mie pagelle, invece, sono in mezzo a qualche plico di fogli chiusi in qualche armadio. Forse insieme ai documenti del divorzio, quelli che mamma non vuole vedere nemmeno per sbaglio.
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BORED
FanfictionSiamo i sognatori, gli eterni annoiati, quelli che sognano in grande ma vivono in piccolo. E che hanno un sogno nel cassetto, o forse sono vuoti di personalità. Ma sanno rendere l'ordinario straordinario, e tanto basta per sopravvivere in questa cit...