11 ✘ 𝐌𝐄𝐋𝐎𝐃𝐑𝐀𝐌𝐀

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「 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐞𝐫 」

"Vieni da me. Ora." il messaggio di Calum mi arriva poco prima che esca di casa. Luke continua a seguirmi come un cagnolino dalla camera al soggiorno. «Vengo con te». Alle sue parole infilo il telefono in tasca e lo guardo fisso negli occhi. «Io non credo proprio. Non sono affari tuoi.»
«Se sono tuoi sono anche miei.»
«No, invece no. Saresti solo un peso.» Spicco la mia giacca in pelle dall'appendiabiti e afferro le chiavi della moto. «Se non torno entro le otto di sta' sera chiama la polizia.»
Luke spalanca le palpebre. «Stai scherzando?! La polizia?»
«Sì, la polizia. Saró a Highland Park tra circa due ore. Ciao.»

Mi chiudo la porta di casa alle spalle. Salgo in moto più in fretta possibile per evitare che lui monti in sella e pretenda di venire a tutti i costi. Luke sa essere davvero una testa dura, a volte. Non mi sta amai ad ascoltare.
Sfreccio per strada e dieci minuti dopo arrivo davanti a casa di Calum, la villa più grande del quartiere. Ad aspettarmi c'è lui fuori dal cancello, con le mani in tasca lo raggiungo dopo aver sistemato la moto contro il muretto. «Cosa c'è?» gli chiedo. Lui mi fa cenno di seguirlo dentro casa, ma non proferisce parola. Credo sia ancora un po' arrabbiato con me per la faccenda di Pryce.
Entriamo dal portone d'ingresso in legno scuro e mi guardo intorno. Le mura bianche della casa la fanno sembrare ancora più grande dell'ultima volta che ci sono entrato. Calum preferisce non farmi venire a casa sua, perché crede che i vasi cinesi e i cristalli dei lampadari possano causarmi qualche complesso di inferiorità come il mese scorso, quando ho iniziato a dire che non meritavo nulla di tutto quello che aveva lui. Poi ha iniziato a prendermi a schiaffi per convincermi del contrario, ma fatto sta che a Calum non piace far entrare le persone in casa di suo padre. Credo che se solo potesse neanche lui ci entrerebbe più.

Sua sorella Kate ci raggiunge nel corridoio spingendosi sulla sedia a rotelle. «Ciao, Blu», mi saluta con un sorriso a trentadue denti e la mano destra che sferza l'aria. Mi chiama Blu perché le piacciono i miei occhi. Dice di aver sempre desiderato gli occhi blu come i miei. «Ciao, K» le lascio un buffetto sulla guancia.
«Devo fare una cosa con tuo fratello, torno subito» Le dico, continuando a seguire Calum che mi aspetta davanti alle scale.
«Cosa dovete fare?» la sua vocina mi costringe a voltarmi.
«Tirare fuori dai casini questo coglione» sono le prime parole che dice Calum da quando mi ha scritto il messaggio. Mi tira su per le scale afferrandomi per il polso ed entriamo nella sua stanza.

«Quanto ti serve?» apre un cassetto del comodino dopo aver mollato la presa.
Corrugo le sopracciglia. «Che cosa?» Sbuffa mentre lo vedo alzare gli occhi al cielo. Afferra una busta da lettere e poi richiude il cassetto. «Soldi. Quanti te ne servono?»
Scuoto il capo. «No, no- Faccio da solo.»
«Quanti.» Serra la mascella. Se c'è qualcuno più testardo di Luke, quello è Calum.

Comincio a mordermi le unghie. Gli rivolgo uno sguardo di scuse quando dico «Quattromila».
Lui non batte ciglio. Apre la busta da lettere e conta quattomila dollari. «Tieni. Sono seimila, non si sa mai. Sapevo che prima o poi avresti combinato qualcosa, li tenevo da parte per riuscirti a pagare la cauzione, un giorno».
Sorrido. «Te li restituirò appena ne avrò l'occasione».
«Sì, come no», ridacchia. Lascia cadere la busta dei risparmi sul materasso mentre infilo i soldi nella tasca dei jeans. «Grazie», dico.
«Sono il tuo ragazzo. Mi sono ritrovato costretto da un'etica morale» mi assesta un pugno sulla spalla. Poi il suo sguardo torna a farsi serio. «Promettimi di non giocare più con i criminali,» punta i suoi occhi scuri nei miei. Distolgo lo sguardo.
«Se c'è una cosa che Carter Hemmings non può promettere, è smettere di cacciarsi nei guai.»
«Provaci.»
«Ci proveró» annuisco, per cercare di convincere non solo lui, ma pure quella parte di me che freme per mettere la mia vita sottosopra.
Mi lascia un bacio sulle labbra prima di dire «Vengo con te».
«Non anche tu, ti prego! Ho dovuto seminare Luke perché aveva intenzione di fare lo stesso. Vado da solo, sul serio, Cal.» Poggio le mani sul suo volto. Mi avvicino. «Ce la faccio, okay? Non mi faranno niente; sono amico del capo del giro.»

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