20 ✘ 𝐈𝐃𝐅𝐊 𝐖𝐇𝐎'𝐒 𝐓𝐇𝐄 𝐃𝐀𝐃

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「 𝐋𝐮𝐤𝐞 」

Appena metto piede nel negozio – dopo quattro lunghi giorni passati a piangermi addosso e marcire sul letto e fare sesso con la sorella del mio migliore amico—  Tyler si mette ad urlare con le braccia all'aria. «Luke Hemmings! Brutto balordo! Volevi farmela pagare per avermi sostituito la scorsa settimana, eh?» Mi lascia una pacca sulla spalla e io tiro un sorriso per non sembrare troppo apatico e attirare troppe domande. Tyler a volte è talmente logorroico e in questo momento non mi va per niente di spicciare parola e fingere di starlo ad ascoltare; non ho chiuso occhio per tutta la notte e ho ancora i postumi di quei miseri tiri di erba che ho fatto con Carter. Devo ancora abituarmici.

«Che mi dici?» Tyler si appoggia al bancone mentre mi sistemo alla cassa. Il negozio è vuoto, ad eccezione fatta di un uomo che se ne sta fermo sulla sezione dei videogiochi a ponderare per bene quale sceglire. Sposto lo sguardo sul ragazzo al mio fianco e «Niente di che», mi limito a dire. In realtà ho da dire molte più cose in questi ultimi giorni che in tutto il resto della mia vita. «E tu? Hai già registrato il tuo primo disco con Josh?» Alla fine vederlo lì davanti a me –dopo aver passato metà del pomeriggio a non parlare con nessuno e passare scontrini— mi fa un po' di tenerezza. Allora decido di stringere i denti almeno fino alla prossima ora, quando poi sarà costretto a staccare e tornarsene a casa.
Ma per ora scuote il capo, un po' afflitto, però alla fine mi sorride lo stesso. «Non ancora, no. Stiamo mettendo da parte i soldi necessari per poterci permettere una nuova sala prove, amico. Il mio salotto comincia a diventare un po' stretto, stretto per gli strumenti e tutto il resto, quindi... sì. Bisogna assicurarsi di avere buone fondamenta, no? Ma ce la faremo. Almeno credo.» Tyler sembra sempre confuso quando parla, devo mettere a posto la testa e seguirlo attentamente per non far morire la conversazione, altrimenti mi chiederebbe di me e io di me non ho proprio voglia di parlare.

«Sí, hai ragione. Suonerete di nuovo da Bora Bora's, questa sera?»
«No, amico, Bora Bora's non ci vuole più dopo la scorsa settimana, quando ho lanciato un drink addosso a quello stronzo che ci ha chiamati stupidi ragazzini solo perché non avevamo cantato il pezzo che ci aveva chiesto. Dico io, ma chi cazzo vuole cantare Willie Nelson il sabato sera? O chi cazzo vuole cantare Willie Nelson in generale? Che poi ci aveva pure lasciato cinque dollari per convincerci a cantarla ma yo, amico, nessuno vuole sentire Willie Nelson mentre si beve birra e attende una bella canzone per ficcare la mano nelle mutande della prima persona che si para davanti, non sei d'accordo? Tipo io avevo programmato una bella cover di quelle che ti gasano un botto e tipo yo, questa è la vita! Ma quello stronzo no, quello stronzo voleva sentire Willie Nelson e gli ho detto che Willie Nelson se lo poteva ficcare pure nel culo e- oh Luke, capisci? Sono stato costretto a lanciargli in faccia quel drink perché cazzo, se vuoi ascoltare davvero quello stronzo vai a casa e non rompere le palle!»

Continuo ad annuire di nuovo e di nuovo, a processare le sue parole e ad arrivare alla conclusione alla quale voleva arrivare. Willie Nelson. Bora Bora's. Certo.
«Sì. Sì Tyler, hai proprio ragione, amico.» Lui fa una faccia soddisfatta come a dire "visto? Ho ragione" e l'unico cliente nel negozio si avvicina alla cassa. Mi porge l'ultima uscita di Call of Duty e passo lo scanner sul codice a barre del videogioco.

«Sono cinquanta dollari. Con soli dieci in più hai pure l'assicurazione in caso di danneggiamento.»
L'uomo dice che vuole pure l'assicurazione e allora mi tocca tirare fuori tutte le scartoffie. Davvero la gente trova il coraggio di spendere sessanta dollari per uno stupido gioco di simulazione?

Quando pure l'unico cliente se ne va rimango solo con Tyler. Ci mettiamo a riordinare tutti i videogiochi per nome, età consigliata, grafica e produzione. Poi ci spostiamo nella sezione dei film e Tyler insiste nel guardare un horror degli anni 90', così mi tocca sopportare un ora e quaranta minuti di ketchup spacciato per sangue e pessime recitazioni, ma almeno non mi tocca spicciare parola e Tyler si tiene impegnato. Lui comincia a fare un sacco di cose folli quando si annoia, tipo parlare da solo, cercare di impiccarsi con i nastri delle cassette o fare finta di essere un cliente, uscire dal negozio per poi rientrare in modo trionfale e chiedere "scusa, ce lo avete quel pezzo di cazzo che me ne frega delle nuove espansioni di The Sims o delle offerte due per tre su quei film incestuosi dove all'improvviso qualcuno si ritrova con un cazzo in culo senza rendersene conto?". Quindi insomma, adesso se ne sta davanti al televisore tra la corsia dei gadget di Minecraft e quella dei manga erotici, in silenzio a contemplare quell'orribile opera cinematografica.
Io nel frattempo mi occupo di quei pochi clienti saltuari che entrano per perdere tempo, e se ne escono con almeno cento dollari in meno nel portafogli.

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