Capitolo 3 - Paura

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Buon compleanno Vanessa. 😘



Claudio

Ciao cervello, sono Claudio.
Ti faccio una domanda diretta.
A CHE CAZZO DI GIOCO STIAMO GIOCANDO ESATTAMENTE?
No perché io francamente non ci sto capendo più niente.
O forse...dovrei chiedere...al cuore?
O forse ancora...dovrei semplicemente dirigermi a fare il mio lavoro come ho sempre fatto e smetterla di sparare cazzate?
Si probabilmente è questa l'opzione migliore.
PERÒ.
Però quegli occhi neri e impauriti, non riesco a togliermeli dalla testa.
Ma chi sei Mario??? Che cosa vuoi??? Io stavo così bene nel mio dolore, nella mia apatia....mi ero abituato al mio buco nero. Stava quasi diventando confortevole.
"Talmente bene da volerti strappare un dito".
Si ok forse sto un tantino di merda a volte....però ormai a questa merda ci sono abituato...quando arriva la prendo. Fa parte della mia vita.
PERÒ.
Però quei due pozzi neri che continuavano a implorare il mio aiuto, mi hanno perforato l'anima.
Ho sentito lo stomaco sottosopra.
Questo senso di protezione da dove viene?
Perché ti conosco da tre giorni e vorrei solo vederti ridere e stare bene?
Perché l'unica cosa a cui riesco a pensare quando ti vedo, è quella di portarti via da lì?
Portarti ovunque. Basta che stai bene.
Portarti dove c'è musica, dove c'è il sole, dove si vive. Così magari torno a vivere anche io. Per me, per te, con te, di te.
Ma che diamine...da dove esce tutto questo?
Io non ho un cuore, non più.
Ci ho messo tempo e fatica per congelarlo, per non sentire più niente, per riuscire a non soffrire più. Ed è vero che insieme alle emozioni brutte si congela anche quelle belle, ma è lo scotto da pagare se si vuole andare avanti.
E io credevo di esserci riuscito fino a...fino a quando ti ho visto cazzo.
Me lo dovevo immaginare che l'altra notte stava per succedere qualcosa. Già il fatto di aver avuto una ricaduta del genere dopo tanto che non mi accadeva...di essere andato di nuovo col pensiero a quel maledetto giorno. Sembrava quasi un presagio: "Pensa ancora una volta e magari l'ultima, a chi ti ha fatto del male, perché d'ora in poi, ci sarà solo il bene".

Ok è deciso. Sono fuori di testa.
Del tutto.

E sarà sicuramente etero.

Oh bene. Ora si che sono da Tso.
Ma cosa me ne importa se è etero o no?
Per me può andare anche con gli alieni se a lui va! Dai Claudio basta adess...

Biiippp!!!! Biiiippppp!!!! Biiiiiippppp!!!!

"Chi è?"
"Si salve, sono l'ispettore Serra. Può aprirmi? Sono stato convocato per parlare con il Signor Serpa. "
"Ah si l'ho chiamata io. Prego entri. "

Zaaac.

Porte che si aprono, pensieri che si chiudono. Emozioni che si fermano...per ora.

"Salve ispettore, mi chiamo Claudio. Sono uno degli infermieri di turno al momento ed ero qui anche la notte del ricovero. L'ho chiamata io sotto richiesta del Signor Serpa. Si è svegliato del tutto stamattina. Qualche ora dopo aver parlato col medico di turno, si è improvvisamente agitato ed ha chiesto di parlare con la polizia. L'avremmo comunque chiamata in serata per avvertirla del risveglio del paziente.
Vado ad avvertirlo del suo arrivo, la faccio entrare tra poco"
"Va bene grazie".

Ci sono momenti nella vita, in cui non si riesce a smettere di fare determinate cose. Anche se queste sono sbagliate, senza senso, senza una ragione logica apparente.
Non si riesce a tirarsi indietro.
Perché ci attirano, ci portano in un universo strano. Ci sentiamo attratti da queste sensazioni. Non le capiamo, ma sentiamo il bisogno di provarle. Anche se ci spaventano.
E per Claudio, questo, è uno di quei momenti.
Si affaccia alla porta della camera di Mario.
È una stanza senza numero.
Sono camere speciali, adibite al post-operatorio di traumi gravi.
Dove il paziente non ha compagni di stanza, in modo da garantire la ripresa nella massima tranquillità.
Ce ne sono due in questo reparto, una all'inizio e una alla fine del corridoio.
E sono di diversi colori.
Una blu e l'altra verde.
Mario è in quella in fondo al reparto, la stanza blu.
Claudio è lì. Fermo sulla porta. Non entra e non esce. È lì. E lo guarda.
E pensa di nuovo che vorrebbe portarlo via di lì. Lontano. E si perde nelle immagini che la sua testa produce, immagini di Mario che ride, di Mario felice. Ha la strana sensazione, che anche prima dell'incidente, per Mario non fosse una buona vita. Ma non se lo spiega, non capisce il perché è attirato da quell'uomo che è praticamente un estraneo. E mentre è perso nel suo girovagare per questi mondi sconosciuti, all'improvviso una voce lo riporta alla realtà.

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